Sono le 16 di un giovedì drammatico: mentre Atene è in lutto per i tre morti della banca, nel resto d’Europa le Borse scendono a picco, le cancellerie sono in apprensione, i parlamenti rigurgitano di deputati e di interrogazioni. In America Wall Street apre in ribasso, investitori e risparmiatori sono con il fiato sospeso, Moody’s sembra voler declassare l’Italia. Che fanno intanto i 630 deputati italiani? Mah, di sicuro non sono in Aula quando il ministro dell’Economia Giulio Tremonti prende la parola per illustrare il punto di vista del governo. Deserti i banchi della maggioranza: due soli leghisti e tre del Pdl; su quelli dell’opposizione una quarantina del Pd, dieci dell’Udc, due dell’Idv.
Che cos’era successo? Nulla, se non che alle 12,30 erano finite le votazioni e come ogni giovedì i deputati avevano finito la settimana di lavoro cominciata martedì. La seduta pomeridiana, per quanto dedicata alla più drammatica crisi vissuta dall’Unione Europea da quando è nato l’euro, per i deputati italiani della maggioranza di governo non valeva il ritardo del ritorno a casa.
Tremonti non ha voluto commentare. A noi verrebbe da fare dell’ironia, ma non è il caso: non è una farsa, è una tragedia.
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