mercoledì 6 aprile 2011

Coriandoli costituzionali. Davide Giacalone

Che Paese è quello in cui i guardiani della Costituzione se ne fanno un baffo? L’Italia. E’ grave non solo che accada, ma che non sia avvertito come un problema, come se il frullato misto di furbizia, megalomania e tornaconto personale consenta qualsiasi cosa a chiunque, come se 150 anni non siano serviti a correggere le tare genetiche di uno Stato che non crede alle proprie leggi. Costituzione compresa.

Ugo De Siervo è solo l’ultimo presidente della Corte Costituzionale che se ne va dopo appena cinque mesi di lavoro, festività di fine anno comprese. Per forza che non è mai stato un minuto zitto, come altri prima di lui: con così poco tempo a disposizione e la smania di farsi ricordare c’era poco d’andar per il sottile. Ma non è una cosa divertente, anzi: è uno scandalo, una vergogna. E c’è un dettaglio che rende la cosa ancora più inaccettabile: tanti professoroni, sempre pronti pontificare, tanti politicastri, sempre pronti a piangere gli attentati alla Costituzione (che non leggono e non conoscono), se ne stanno zitti zitti. Fedeli alla tradizionale viltà degli intellettuali italici e alla consolidata approssimazione dei comizianti senza pubblico. Ieri se n’è accorto Sergio Rizzo, sul Corriere della Sera, che ha così rotto (meno male) la nostra pluriennale solitudine. Solo che gli è sfuggito il punto focale: la Costituzione ridotta in coriandoli.

L’articolo 135 della Costituzione dice che il presidente “rimane in carica per un triennio”. Non per qualche settimana. Lo scrivo ogni volta che ne eleggono uno nuovo, tanto, oramai, sono tutti figli dell’anzianità, si sono messi d’accordo per farlo tutti, a turno, quindi non sbaglio. Lo fanno per la carica e per l’incarico, ovvero per la possibilità d’andare a insegnare dove pare loro. Non tanto per i soldi, di cui sono comunque pieni. L’unico che ebbe l’ardire di rispondere fu Giovanni Maria Flick: è vero, la Carta prevede tre anni, ma la prassi è diversa. La prassi? Ma allora smettiamola di pagare il costo del sinedrio, se anche quello si regola non affidandosi alla lettera, ma alla prassi, sia pure consolidata. Il che, poi, non è neanche vero. Questi signori credono che si sia tutti ignoranti, invece c’è anche qualche matto che studia. Ecco, qui trovate la lista dei presidenti e la loro durata in carica. Si deve sapere, però, che nel testo originario della Costituzione, entrato in vigore il primo gennaio 1948, c’era scritto solo: “La Corte elegge il presidente fra i suoi membri”. Quell’articolo fu modificato con una legge costituzionale del 22 novembre 1967, introducendo la durata di tre anni e la possibile rieleggibilità, salva la scadenza del mandato. Tradotto: il presidente dura tre anni, può essere rieletto, ma, in questo caso, non prolunga la durata del suo mandato di giudice (originariamente di dodici anni, poi portati a nove). Sfido chiunque a sostenere il contrario. Con o senza cattedra.

Ora guardate l’elenco e ditemi voi se è tollerabile che chi è preposto a difendere la Costituzione possa così impunemente calpestarla. E per tornaconto personale. Ettore Gallo, nel 1991, fu il primo a scadere lo stesso anno dell’insediamento. Nel 1995 si fissa il record: quattro presidenti. Cosa succederà, adesso? Si può imboccare la strada che porta dallo scandaloso al ridicolo, oppure scegliere quella della dignità. La cosa è politicamente rilevante.

Seguendo l’andazzo fin qui adottato, la consolidata prassi dell’approfittare, il prossimo presidente sarà Paolo Maddalena, che resterà in carica fino a luglio. Gli succederà Alfio Finocchiaro, che non riuscirà ad arrivare nemmeno a Natale. Altri due emeriti, da unirsi ai circolanti. A quel punto sarebbero tutti delle mezze cartucce, di cui si può solo ridere. L’alternativa potrebbe essere Alfonso Quaranta, cui già la volta scorsa mancò un solo voto per soffiare il posto a De Siervo. Resterebbe presidente fino al gennaio del 2013. Che non sono comunque tre anni, ma sempre meglio di tre settimane. Il fatto è che la composizione della Corte è concepita in modo tale che fra membri eletti dal Parlamento e membri nominati dal Presidente della Repubblica, per come si sono distribuiti i poteri nella nostra storia recente, porta ad avere una maggioranza vicina alla sinistra, mentre Quaranta, nominato dal Consiglio di Stato, non è omogeneo a questa matrice.

Fra qualche giorno avremo la risposta, sapremo se la guerra per bande politiche ha definitivamente scassato la Corte Costituzionale (dando ragione a Palmiro Togliatti, che non la voleva), oppure se c’è un limite alla dissoluzione istituzionale.


1. Enrico De Nicola 23 gennaio 1956 – 26 marzo 1957

2. Gaetano Azzariti 6 aprile 1957 – 5 gennaio 1961

3. Giuseppe Cappi 4 marzo 1961 – 10 ottobre 1962 (giudice fino al 12 luglio 1963)

4. Gaspare Ambrosini 20 ottobre 1962 – 15 dicembre 1967

5. Aldo Sandulli 16 gennaio 1968 – 4 aprile 1969

6. Giuseppe Branca 22 novembre 1971 – 16 febbraio 1973

7. Francesco P. Bonifacio 23 febbraio 1973 – 25 ottobre 1975

8. Paolo Rossi 18 dicembre 1975 – 9 maggio 1978 (giudice fino al 2 agosto 1979)

9. Leonetto Amadei 5 marzo 1979 – 28 giugno 1981

10. Leopoldo Elia 21 settembre 1981 – 7 maggio 1985 (rieletto)

11. Livio Paladin 3 luglio 1985 – 1 luglio 1986

12. Antonio La Pergola 2 luglio 1986 – 14 giugno 1987

13. Francesco Saja 15 giugno 1987 – 22 ottobre 1990 (rieletto)

14. Giovanni Conso 23 ottobre 1987 – 3 febbraio 1991

15. Ettore Gallo 4 febbraio 1991 – 14 luglio 1991

16. Aldo Corasaniti 15 luglio 1991 – 14 novembre 1992

17. Francesco P. Casavola 15 novembre 1992 – 25 febbraio 1995

18. Antonio Baldassarre 26 febbraio 1995 – 8 settembre 1995

19. Vincenzo Caianiello 9 settembre 1995 – 23 ottobre 1995

20. Mauro Ferri 24 ottobre 1995 – 3 novembre 1996

21. Renato Granata 4 novembre 1996 – 7 novembre 1999

22. Giuliano Vassalli 11 novembre 1999 – 13 febbraio 2000

23. Cesare Mirabelli 23 febbraio 2000 – 21 novembre 2000

24. Cesare Ruperto 5 gennaio 2001 – 2 dicembre 2002

25. Riccardo Chieppa 5 dicembre 2002 – 23 gennaio 2004

26. Gustavo Zagrebelsky 28 gennaio 2004 – 13 settembre 2004

27. Valerio Onida 22 settembre 2004 – 30 gennaio 2005

28. Piero A. Capotosti 10 marzo 2005 – 6 novembre 2005

29. Annibale Marini 10 novembre 2005 – 9 luglio 2006

30. Franco Bile 11 luglio 2006 – 8 novembre 2008

31. Giovanni M. Flick 14 novembre 2008 – 18 febbraio 2009

32. Francesco Amirante 25 febbraio 2009 – 7 dicembre 2010

33. Ugo De Siervo 10 dicembre 2010

2 commenti:

Chiara ha detto...

Proprio ieri ho avuto il "privilegio" (a volerlo chiamare così) di assistere a una lezione del professore Gianmario Demuro sulle regole non scritte. Premettendo che è un gran costituzionalista e tanto di cappello, ci ha spiegato come le consuetudini siano un presupposto per l'interpretazione delle regole scritte (detto terra terra), precisando che secondo il suo punto di vista le consuetudini contra legem non possono essere in alcun modo accettabili in quanto "illegali"...
...Ma come sempre, questi ragionamenti non valgono per tutti!!

maurom ha detto...

Grazie Chiara del tuo commento e delle osservazioni di Demuro.

Seguici,se vuoi,e facci avere i tuoi commenti sempre graditi.

Alla prossima.