venerdì 15 aprile 2011

Sindaco in manette. Davide Giacalone

Il nome di Vincent Gray dice poco, in Italia, ma potrebbe insegnare molto. Potrebbe indurre, quanto meno, alla riflessione, sia sulle faccende di giustizia che di bilancio. Il sindaco di Washington, difatti, è stato arrestato. Sia le cause che le modalità sono istruttive. Vale la pena passarle in rassegna.

1. La ragione dell’arresto, sua e d’altre quaranta persone, in gran parte consiglieri comunali e politici locali, consiste nel fatto che hanno bloccato il traffico, arrecando disturbo ai cittadini. Hanno indetto una manifestazione, per protestare contro un accordo fra il Presidente degli Stati Uniti e il Congresso (un’ala del locale Parlamento), hanno invaso la Costitutional Avenue e, con la loro presenza, impedito agli automobilisti di passare. Passava, invece, la polizia, che li ha ammanettati e portati in cella.

Prima lezione: chi disturba la libera circolazione, senza essere regolarmente autorizzato, finisce in carcere, quale che sia il motivo per cui è sceso in strada. Da noi chiunque ferma il traffico, fa impazzire i cittadini, ai quali neanche si comunica chi e perché sta protestando. In alcune giornate le manifestazioni sono più di una, così è garantita sia la paralisi che l’ignoranza. Ma non basta, perché se le forze dell’ordine intervengono, se i manifestanti si rifiutano di porgere i polsi (come hanno fatto il sindaco e i suoi amici) e resistono, quindi si passa dalle parole ai fatti, c’è il rischio che siano processati gli uomini in divisa, non quelli che violano la legge.

2. Una volta arrestati, sia il sindaco che gli altri sono stati subito liberati, a seguito del versamento di una cauzione simbolica, ammontante a 50 dollari. Seconda lezione: una volta rimosso il problema immediato, non c’è ragione di tenere in carcere chi deve essere giudicato. Da noi, fra i tempi dell’indagine, l’arrivo del giudice e il ricorso delle parti, bene che vada passano dei giorni. Lì erano liberi dopo sette ore.

3. Giungiamo alle questioni succose. Se gli arrestati ammetteranno la colpa e pagheranno la multa la cosa finirà lì, con gran risparmio di tempo e denari della giustizia. Ma è probabile che non lo facciano, visto che reclamano d’avere ragione. Quindi dovrà essere l’attorney general del district of Colunbia a decidere se incriminarli. Perché l’azione penale non è obbligatoria e al pubblico ministero (che negli Usa è, giustamente e ovviamente, l’avvocato dell’accusa) spetta stabilire se vale la pena o meno innescare un processo. La valutazione è relativa sia alle ragioni per cui il presunto reato è stato commesso, sia al rapporto fra costi e benefici dell’intera faccenda. In altre parole: perché i cittadini di Washington DC dovrebbero finanziare, con le loro tasse, un processo al sindaco da loro eletto, reo di avere chiesto più soldi per l’amministrazione cittadina?

4. Ma non è finita, perché il signor Irving Nathan, pubblico ministero (per dirla in italiano) della capitale statunitense, è stato nominato proprio dal sindaco. Il posto, difatti, si rese vacante e, in attesa delle elezioni, perché il capo della procura lo eleggono i cittadini, è il sindaco a nominare il facente funzioni. Pensate se una roba del genere succedesse in Italia! Il fatto è, però, che il sistema statunitense ha il pregio della chiarezza e della linearità: è in nome dei cittadini, nonché a loro spese, che si sollevano le accuse, sicché essi hanno il diritto di stabilire chi è responsabile di tali scelte. La fortuna degli Usa è che, da quelle parti, non sono numerosi, come da noi, gli analfabeti del latinorum, modello: ad personam.

5. Gray protestava non contro un voto del Congresso, che, a quel punto, c’è poco da pestare i piedi, ma contro un accordo fra il Presidente e i leaders del congresso. Sarebbe a dire, in italiano, fra il presidente del Consiglio e i capigruppo della maggioranza (nel caso statunitense anche dei repubblicani, per la semplice ragione che Obama ha perso la maggioranza al Congresso). Da noi si sarebbe gridato contro il sequestro delle prerogative parlamentari. Quando, però, quelle prerogative si salavano e i singoli parlamentari presentano emendamenti non graditi dall’opposizione, allora si grida contro i colpi di mano. Insomma, si grida per principio, in modo da coprire il tacere del pensiero.

6. Che cosa stabilisce l’accordo contestato dal sindaco? Che si devono tagliare le spese a Washington e che non si devono più pagare le spese per gli aborti delle donne che non possono pagarselo. Se succedesse da noi si urlerebbe al colpo di stato papalino. In realtà, più semplicemente, quello è il primato della politica: se ai cittadini non sta bene, non resta loro che cambiare voto.

Per gran parte dei democratici quei tagli sono troppi e Obama un traditore, mentre per gran parte dei repubblicani sono troppo pochi e Obama un nemico del bilancio sano. Come la pensano gli americani lo si saprà contando il loro voti, l’anno prossimo. Come la pensano gli italiani, invece, lo sappiamo per sentito dire, mentre il loro voto è costantemente lo stesso, con poche oscillazioni, da molti anni a questa parte. Non per stabilità, ma per mancanza d’alternative credibili e praticabili.

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