martedì 12 aprile 2011

Il salotto della sola. Davide Giacalone

Si ha il diritto d’essere superficiali, fino a praticare l’arte della stupidità, non quello di volere far passare gli altri per fessi. Seguiremo gli svolgimenti processuali dell’inchiesta che ha portato alcuni in carcere, fra i quali Gianfranco Lande, oramai noto come il “Madoff dei Parioli”, ma è già commovente il fatto che alcuni suoi clienti, a cominciare da David Riondino, preferiscano farsi passare come allocchi alla Pinocchio, piuttosto che ammettere la loro avidità. Quello che questa vicenda mostra, al di là della questione penale, che dovrà essere affrontata in tribunale, è lo spaccato di una società civile che sarà meglio eviti di dar lezioni. Sia di trasparenza che di coerenza morale.

Molti italiani, e prevalentemente quelli che si sentono “bene” e si considerano migliori di altri, suppongono che ogni spericolatezza sia loro consentita, ogni scorciatoia possa essere imboccata, ogni affare inseguito, salvo, una volta buggerati e impantananti, prendersela con lo Stato, reo di non avere vigilato a sufficienza. Allora, punto numero uno: se lo Stato vigilasse in modo efficace, se l’attenzione occhiuta del fisco fosse meno saltuaria e vessatoria, ho l’impressione che una buona fetta di quei capitali sarebbero già stati acquisiti al pubblico erario. Con un doppio beneficio: i loro possessori non sarebbero rimasti evasori e i quattrini non si sarebbero volatilizzati del tutto.

Perché una cosa pare evidente: se i soldi li hai guadagnati onestamente, se sono fiscalizzati, incassati dopo transazioni registrate o fatture onorate, quindi giacenti su un conto bancario, posto che si è inseguiti da proposte d’investimento, più o meno vantaggiose, ci pensi due volte prima di toglierli da lì e darli all’amico dell’amico, che ti promette mari e monti. Per carità, si può effettivamente essere cretini. Non è una bella cosa, ma neanche un crimine. Ma se consegni soldi in Italia, a uno che dice d’investirli e moltiplicarli, e poi quello ti chiede di firmare uno scudo fiscale, per farli rientrare dall’estero, o tu sei consapevole, quindi complice, oppure è bene che i parenti ti facciano interdire, prima che sia venduta anche la casa avita.

Con i quattrini propri, intendiamoci, ci si fa quel che si vuole. Compresa la vita dissoluta, che non è priva di lati attraenti. Quel che non si può fare è rimpiattarli al fisco. E quel che non si può fare è la morale agli altri, non avendo le carte in regola. Il desiderio d’arricchirsi è lecito e anche ammirevole. E’ il desiderio d’impoverirsi ad essere sospetto. Ma se storci il naso quando vedi un arricchito, se pensi che la globalizzazione sia un maleficio, se ritieni immorali le sanatorie per evasori, se disprezzi i profittatori e pensi che tutti si debba vivere in una sorta di missione a favore dei deboli, degli ultimi e del bene collettivo, salvo poi prendere i milioncini a darli a uno che ti hanno detto fa robe da mago, per riaverli indietro più numerosi e senza aver fatto, nel frattempo, una cippa, deve essere chiaro che sei solo un ipocrita. Devoto alla più antica immorale: i cavoli miei, prima d’ogni altra cosa.

Vedremo quali reati potranno essere dimostrati, in capo agli organizzatori di questi giri in bigliettoni, intanto osserviamo il volto non truccato e non artefatto di questa meravigliosa “società civile”. Direi che si tratta di un soggetto formidabile per un film dei Vanzina: nobili trafficoni in anticamera, star televisive che rivogliono li sordi, calciatori imbufaliti e driblati, sinistri sinistrati e destri distratti, tutti a versare nelle casse di un pifferaio magico travestito da finanziere, che racconta loro fregnacce esilaranti (i soldi vanno su e giù, l’importante è fermarli al momento giusto) e tutti, poi, a frignare d’esser stati alleggeriti. Titolo: “Il salotto della sola”. Se lo faranno (ma non credo) potranno comparire in pellicola. Non al modo di Hitchcock, ma del film verità: Sotto l’investito, niente.

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