La scorsa settimana, ad esempio, in base ad una interpretazione dubbia del regolamento (che il presidente Fini ha avallato) le opposizioni, intervenendo in sede di approvazione del processo verbale della seduta precedente, sono riuscite a ripetere – con limiti di tempo più ampi – la medesima discussione svolta il giorno precedente sul testo già licenziato. Si è creato, così, un precedente gravissimo che potrebbe, se usato abitualmente, portare alla paralisi dei lavori. Tutto ciò premesso – e senza volerci scandalizzare più di tanto – il dibattito delle scorse settimane sul
Quali sono gli argomenti che le opposizioni adoperano nei loro interventi? A parte l’accusa di predisporre norme ad personam (a cui fanno da inevitabile corollario altri consueti improperi rivolti al Cavaliere), le critiche si concentrano su di una specie di teorema: riconoscendo termini di prescrizione più brevi per i cittadini incensurati si viola il principio di uguaglianza sancito dall’artico 3 della Costituzione. E’ questa una ben strana teoria che contrasta con la cultura ultracentenaria della procedura penale in base alla quale si è sempre tenuto conto del profilo personale di chi commette un reato, sia nel riconoscere la sospensione condizionale della pena, sia nel consentire la detenzione domiciliare e quant’altro.
L’idea di un principio di eguaglianza
Assistendo forzatamente all’ostruzionismo, mi ha stupito la rappresentazione che gli oratori dell’opposizione hanno dell’incensurato. L’accanimento contro questa figura ha dato prova di una cultura da Stato di polizia. Per i deputati del Pd, succubi delle
In sostanza, emerge una concezione della organizzazione della giustizia degna di Pol Pot, dove i magistrati non si limitano a perseguire i reati, ma indicano gli stili di vita corretti in tutti i campi dell’azione umana. E che dire del diritto alla difesa, che viene rafforzato da un emendamento presentato al Senato? Tale complesso di garanzie è un caposaldo di quella idea di Stato di diritto che si invera nel processo. Secondo i forcaioli di casa nostra, invece, gli avvocati sono dei mariuoli, complici dei delinquenti, tanto che è colpa loro – proprio perché esercitano le prerogative della difesa nel processo – se la dea-giustizia non arriva subito, con lo spadone, a tagliare la testa dei sottoposti a giudizio.
Per loro è meglio associare alle patrie galere 100 innocenti piuttosto che lasciar libero un solo colpevole. Quanto a Silvio Berlusconi, al suo posto andrei in tv a pronunciare un semplice discorso:
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