martedì 31 luglio 2007

Al direttore - Arnaldo Forlani, l’ultimo segretario della Dc, ordinò ai parlamentari del suo partito di votare a favore dell’autorizzazione a far processare per mafia Giulio Andreotti, consenziente al suicidio l’interessato, e subito dopo a favore della soppressione dell’immunità parlamentare. Lo fece, così disse, per salvare la Dc dal lancio delle monetine, quelle che il segretario del Pci Achille Occhetto aveva lanciato e fatto lanciare contro Craxi. In effetti, del lancio delle monetine non ci fu più bisogno perché nel frattempo la Dc si disciolse e sparì. L’ultimo segretario dei Ds, appena discioltosi per fondare il Partito democratico, Piero Fassino, si accinge a votare e a far votare i parlamentari del suo partito a favore dell’utilizzazione giudiziaria contro se stesso e contro i suoi compagni Massimo D’Alema e Nicola Latorre delle intercettazioni telefoniche fatte a loro danno e contro la legge, rinunciando così all’ultima parvenza di guarantige di cui gode il Parlamento, dopo l’autorinuncia all’immunità e dopo che la Corte costituzionale ha dissolto nel ridicolo l’effimero istituto della insindacabilità. Ci sono serie ragioni per prevedere che finirà come l’altra volta e che il partito di Fassino, sotto l’urto della magistratura, si discioglierà e sparirà prima ancora di avere la possibilità di reincarnarsi nel Partito democratico. E con il partito di Fassino si dissolverà e sparirà la seconda Repubblica, come con la Dc si dissolse e sparì la prima. Il paradosso della situazione è questo, che l’unica possibilità che ciò non avvenga, che non si dissolvano i partiti della seconda Repubblica come si dissolsero quelli della prima, è affidata a Silvio Berlusconi, che è rimasto l’unico a dire no. Berlusconi, il trionfatore dell’antipolitica, è rimasto l’unico a difendere la politica. La difende contro l’urto della magistratura anche contro i suoi alleati, e persino contro le sue televisioni e i suoi giornali e una buona parte dei suoi parlamentari e dei suoi stessi elettori. Perché questo ha di singolare, e l’ha avuto dal primo momento, l’antipolitica di Berlusconi, questo nocciolo duro del garantismo che la contrappone inesorabilmente al giustizialismo, che è la vera madre di tutte le antipolitiche, ma non della sua. Ce la farà?
Lino Iannuzzi, senatore di Forza Italia

1 commento:

Anonimo ha detto...

Per far riflettere...

Se è vero che con la presa di posizione Berlusconi dimostra essere la personificazione dell'antipolitica è anche vero che la differenza di vedute sul tema all'interno dell'opposizione lascia perplessi.

Ciò che più temo, caro Mauro, non è il comportamento adottato sulla specifica vicenda quanto le divergenze esistenti nella ex CdL.
Questo prova che gli equilibri sono più che precari e se a ciò si somma la ripetuta indulgenza del Cavaliere allora monta la preoccupazione...

Per ora godiamoci Iannuzzi, va...

Salutoni