La situazione nella quale versa il governo di centrosinistra è diventata davvero insostenibile. Ai tanti e più disparati fronti interni che quotidianamente creano grattacapi a Romano Prodi, negli ultimi giorni si è aggiunto anche uno esterno. Il premier e il suo fidato ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, hanno subìto una pesante doppia bocciatura: la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale, infatti, hanno senza mezzi termini dichiarato la loro profonda insoddisfazione e preoccupazione rispetto alle ultime decisioni di politica economica e sociale che il governo italiano ha adottato attraverso il varo del Dpef.
Secondo i due autorevoli organismi internazionali, le scelte dell'Esecutivo italiano non sono in linea con gli impegni assunti dall'Italia in sede internazionale e, soprattutto, rischiano di mettere seriamente a rischio la già fragilissima tenuta dei conti pubblici. Questa sonora tirata d'orecchi non è la prima e non sarà l'ultima, rappresenta una vera e propria disfatta per il duo Prodi-Padoa Schioppa; i due, negli ultimi anni, hanno sempre posto l'accento sulla loro presunta maggiore credibilità internazionale, specie in sede europea, non mancando di presentarsi come i massimi tutori del rigore economico e del rispetto delle regole sopranazionali. Ora, alla luce di quanto detto sopra, anche questo falso mito è definitivamente caduto. Nel frattempo, tornando alla politica interna, il centrosinistra è sempre più spaccato e in balia delle onde: dalle pensioni alla riforma della giustizia, senza dimenticare la legge elettorale, l'allegra compagnia dell'Unione non perde occasione per mostrarsi in tutta la sua disastrosa situazione.
Di conseguenza, il Presidente del consiglio è sempre più isolato e messo nell'angolo. Dopo essere stato di fatto scaricato da suoi alleati per mezzo della discesa in campo di Walter Veltroni, e dopo essere stato abbandonato dai cosiddetti salotti buoni dell'industria e della finanza italiana, il Professore in futuro dovrà fare a meno anche dell'ultima ciambella di salvataggio incarnata dalla burocrazia europea. Sempre per restare in argomento, il leader bolognese, insieme al suo gabinetto e alla sua allegra e variegata maggioranza di governo, da qualche tempo è nel mirino anche della stampa progressista e confindustriale. A parte Eugenio Scalari, il Professore sempre più spesso è costretto a subire veri e propri processi a mezzo stampa al suo operato: Repubblica e Corriere della Sera, entrambi sponsor dell'Unione in occasione delle ultime elezioni politiche, non stanno facendo troppi sconti. Sembra strano, ma è così.
E' la politica economica del governo ad essere messa sul banco d'accusa. I due giornaloni, anche se con colpevole ritardo e non senza qualche responsabilità, stanno bombardando le scelte del centrosinistra in tema di pensioni: entrambi i quotidiani stanno soprattutto stigmatizzando l'arrendevolezza del premier e delle componenti riformiste dell'alleanza davanti alle richieste e alle pressioni provenienti da sindacati e sinistra radicale. Il vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini, ha parlato di debolezza della politica, riferendosi all'atteggiamento dell'Esecutivo, mentre dalle colonne del quotidiano di Via Solferino l'autorevole economista Francesco Giavazzi ha posto l'accento sulla totale incapacità da parte di questa maggioranza di portare avanti una politica riformista e liberale. Inoltre, sempre l'editorialista del Corsera, ha riconosciuto la maggiore affidabilità del centrodestra in tema di riforme specie perché non succube dei sindacati; inoltre Giavazzi ha rimarcato la bontà delle riforme previdenziali e del mercato del lavoro (legge Biagi) approvate dal centrodestra nella passata legislatura. Questi riconoscimenti al governo Berlusconi, anche questi tardivi, non fanno altro che confermare la bontà delle scelte, in alcuni casi anche impopolari, adottate dal centrodestra nei suoi cinque anni alla guida del Paese. Sempre dalle colonne del quotidiano milanese, due firme di punta come Sergio Romano e il vicedirettore Di Vico hanno duramente criticato il Professore e il suo gabinetto: mancazza di una linea politica chiara e condivisa da tutti i membri della coalizione, litigiosità e poca autorevolezza rispetto alla controparte sindacale sono le vere pecche del centrosinistra a detta dei due autorevoli osservatori.
Prodi e i suoi compagni, nei fatti, stanno mettendo fortemente a rischio il futuro delle giovani generazioni, dimostrandosi come i custodi dello status quo e delle rendite di posizione. Il centrosinistra, conscio della sua diffusa impopolarità, non trova di meglio che stare fermo, immobile, consegnando l'economia del Paese ad una morte lenta e sicura. Piuttosto che occuparsi delle cose davvero importanti, il Professore, Fassino, Veltroni e compagnia bella, pensano al loro personale futuro. Infine, la ciliegina sulla torta è rappresentata dal polverone che si sta montando intorno alla vicenda che ha come protagonista il Sismi: distrarre l'attenzione della pubblica opinione dallo stato di collasso e paralisi del governo è l'unico vero intento di coloro i quali soffiando su questo nuovo fronte. Gli italiani, però, non ci cascheranno. I cittadini che lavorano e pagano le tante tasse di Visco e soci, pensano alle cose più serie e che hanno riflessi concreti sulla vita quotidiana. Le chiacchere, a tutti questi italiani, non interessano.
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