Lor signori, pretendono che Augusto Minzolini la pianti con gli editoriali. Predicano la libertà di stampa, ma poi se la pratica chi non è dei loro, vorrebbero impalarlo. Lor signori sono scandalizzati che il suddetto Minzo abbia parlato qualche volta al telefono con Berlusconi: e allora, via, «dimissioni!», strillano a più non posso. E poco vale l’osservazione del direttore del Tg1 che sostiene di aver dedicato al Cavaliere lo stesso numero di chiamate che vedeva Pier Ferdinando Casini dall’altro lato del filo.
Sarebbero facezie se non fosse tragedia vera. Si strappano i capelli quelli dell’Idv e del Pd con annessi e connessi. Urlano irati sulla fine della democrazia prossima ventura e addirittura, sul web, ipotizzano il ricorso alle armi, cosa che dovrebbe portarli non tanto ad esser riveriti e/o santificati, ma nelle patrie galere. E il bello è che lo fanno mettendo da parte senza impudicizia tutte le volte che proprio lor signori piazzavano la loro gente sullo scranno dei Tg.
Perché a esser un pizzico precisini, delle ultime 12 direzioni del Tg1 - e cioè dal ’94, quando irruppe la cosiddetta seconda Repubblica, ad oggi - dal centrodestra son stati nominati in tutto in 3, mentre dal centrosinistra ben 9.
E non è mica tutto qui. Perché se a Minzolini fanno vedere i sorci verdi e a Mimun chiedevano poco elegantemente di andare da Berlusconi a spiegargli chi fosse Goebbels (ma mica si scandalizzarono Di Pietro e compagni nel 2004 per quell’invito di Fassino al direttore ebreo...), si fa finta di nulla se i loro direttori facevano qualcosa che andava un po’ oltre gli editoriali e qualche telefonata. Roba da nulla che Rodolfo Brancoli passasse direttamente dal soglio del Tg1 all’ufficio stampa di Romano Prodi. O che - parlando di altri volti noti della Rai - Lilli Gruber e Michele Santoro si candidassero per il Pds alle europee, salvo chiedere di far ritorno da mamma Rai quando loro garbasse. David Sassoli, vicedirettore del tiggì prodiano, ha fatto lo stesso percorso: Saxa Rubra-Bruxelles-Strasburgo, in quota Ds. Pensate l’avesse fatto Emilio Fede con il Pdl... ma non è volata una mosca. L’Usigrai ha taciuto. La Federazione della stampa ha evocato le classiche tre scimmiette. L’Ordine ha brillato per la sua assenza. Come sempre.
E invece sempre a tuonare, la sinistra, contro la pagliuzza negli occhi degli altri. Mai a recitare un mea culpa per le sue travi. Ripercorriamo la storia del Tg1: Demetrio Volcic sarà stato un eccellente giornalista, tanto da esser direttore proprio nel ’94, ma ha finito poi per trovare un seggio al Senato con D’Alema e compagni. Un caso? Silenzio di tomba anche qui. Dopo un breve passaggio di Carlo Rossella, ecco Nuccio Fava la cui lunga militanza nella sinistra dc era stranota a tutti i frequentatori di Montecitorio e dintorni. Poi il succitato Brancoli, e Sorgi che - pur non avendo etichette - non mostrava certo alcuna propensione per Berlusconi & Fini, tantomeno per Bossi. E ancora Giulio Borrelli che della rossa cupola sindacale Usigrai è stato a lungo partecipe e Gad Lerner la cui simpatia per il centrodestra era pari a quella di un orso quando nell’Artico incontra una foca. E poi Albino Longhi, anche lui di casa nella sinistra dc e - dopo la parentesi Mimun - ecco Gianni Riotta la cui passione per l’America non tracimava al punto di riconoscere in Berlusconi un interlocutore importante oltre Atlantico.
Insomma, accanto a direttori di parte (inevitabile visto che a sceglierli sono le forze politiche che prevalgono alle elezioni) a sinistra ci sono stati anche veri e propri sponsali come si è visto, culminati con una candidatura e una elezione. Ma per la sinistra, sono nozze che non dovrebbero contare. Si meravigliano, anzi, se qualcuno fa notare loro che un giornalista americano ha il divieto esplicito di partecipare a marce, manifestazioni e quant’altro perché correrebbe il rischio d’esser di parte o visto come tale. Da noi invece c’è la gara a chi si arruola sotto le insegne di questo o di quello.
Ma questo fa scandalo solo se avviene nel centrodestra. Che vergogna quell’Emilio Fede! Che sfrontato quel Bruno Vespa! E adesso pure Minzolini. Quello che addirittura ha importato sul video l’editoriale. E mica si ricordano - o fanno finta di non averlo tenuto a mente - di quando il Minzo, da giovane cronista era portato in palmo di mano proprio dalla sinistra perché faceva la posta a Craxi e a De Mita svelandone gli arcana (ed era lodato persino perché compariva in un cammeo di Ecce Bombo del sinistrissimo Nanni Moretti)... Nessuna pietà. Si vuole passare per le armi perché pretende di fare un tiggì così come lo vuole lui. Difficile credere che si voglia effettivamente la libertà di stampa se poi non si perde occasione per mettersela sotto i piedi a seconda delle convenienze.
Ma c’è un’altra cosa che va tenuta di conto: possibile non esistano intercettazioni telefoniche di Santoro e Travaglio, Gruber e Sassoli, Lerner e Sposini, Busi e Borrelli? Delle due, l’una: o preparavano candidature e trasmissioni servendosi dello Spirito Santo, o il piatto piange. E mica di poco. (il Giornale)
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