martedì 23 marzo 2010

Che fine ha fatto la superiorità antropologica della sinistra? Annalena Benini

I berlusconiani si sono molto imbelliti. Brave persone che hanno manifestato piene di speranza: “Le facce erano pulite, allegre, serene”, ha scritto Eugenio Scalfari nell’editoriale di domenica sulla Repubblica (intitolato: “Una bella piazza un pessimo discorso”). “Bella gente un po’ frastornata”, non più malvagi imprenditori, leghisti deliranti, ex fascisti violenti, evasori fiscali, bruti illetterati, avidi commercianti, ignoranti plagiati dalla tivù commerciale, cafoni arricchiti, troiette ambiziose, figuranti incravattati, giovanotti incazzosi, signore plastificate, crudeli faccendieri, cattivoni che abbandonano i cani in autostrada, trucidi che usano lo stuzzicadenti a tavola e buttano le cartacce per terra.

La superiorità antropologica della sinistra teorizzata da Michele Serra è superata e allora forse la difesa della razza non è più necessaria: gli elettori di centrodestra sono diventate persone in fondo normali, “come ce ne sono in tutte le piazze democratiche di questo mondo”, ha scritto Scalfari. E sull’Unità di ieri Francesco Piccolo ha confermato, dopo essere andato di persona in piazza San Giovanni a controllare: “Ho osservato a lungo chi c’era. A parte pochi fascisti, quelli veri, che se non li vedi dal vivo non ci credi che esistono ancora e sono così, per il resto la piazza era piena di brava gente arrivata da molte parti d’Italia, pochi giovani e tanti anziani (come del resto nelle piazze di sinistra)”. Dunque il ribrezzo sociale è finito (anche se “ho molti amici gay, sono deliziosi” è stato sostituito da “Conosco persone di destra davvero carine”). Un po’ di anni fa, nel 2001, Umberto Eco scriveva sulla Repubblica che non aveva senso fare appello agli elettori del Polo: “Che senso ha parlare a questi elettori di off shore, quando al massimo su quelle spiagge esotiche desiderano poter fare una settimana di vacanza con volo charter? Che senso ha parlare a questi elettori dell’Economist, quando ignorano anche il titolo di molti giornali italiani e non sanno di che tendenza siano, e salendo in treno comperano indifferentemente una rivista di destra o di sinistra purché ci sia un sedere in copertina?”.

Qualcosa è cambiato da allora, nonostante l’immutabile, sincero disprezzo di Lidia Ravera (“balle, anche uno di destra che non sia lobotomizzato se ne accorge”, è stato il suo commento al comizio di Berlusconi): i manifestanti, i simpatizzanti, gli elettori berlusconiani si sono guadagnati la dignità di essere umano, il rispetto estetico e morale da parte degli avversari, a volte anche la simpatia. “Ho perfino applaudito una volta, quando La Russa ha detto che se applaudivamo aiutavamo la Gelmini a partorire oggi; se serve per aiutare, ho pensato”, ha scritto Francesco Piccolo. E’ un successo storico da incassare con orgoglio. Berlusconi era il mostro e il suo popolo coincideva mostruosamente con lui. Adesso Berlusconi è ancora mostruoso, ma il suo popolo è meglio, e soffiarglielo non sarebbe male. (il Foglio)

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