lunedì 1 marzo 2010

Il "cilindro" del potere giudiziario. Biagio Marzo

Magistrati inquirenti e giudicanti di lunga esperienza giudiziaria possono mai commettere un errore macroscopico, se non ci fosse stato il fumus persecutionis? Non c’è da stupirsi il rito giudiziario ambrosiano ci ha abituato fin dai tempi di Mani pulite a questo e ad altro. Però, in tempi ex post Tangentopoli, non si pensava che sarebbero potuti arrivare a tanto: il Tribunale di Milano ha emesso, in primo e in secondo grado, delle sentenze che hanno ignorato, volutamente e non in buona fede, la legge allo scopo di svolgere dei processi per reati ormai prescritti. Se questo non è fumus persecutionis dicessero allora che cosa sia. E poi, non venissero a dire che Berlusconi non si debba difendere con leggi ad personam, per evitare i processi. Secondo la vulgata li evita per non farsi processare da chi vorrebbe farlo fuori dalla vita politica.

Alla prova dei fatti, la Procura di Milano si inventò un inghippo giuridico, per riuscire a dimostrare il proprio teorema senza incappare nel limite invalicabile della prescrizione, sostenendo che il reato di corruzione non avvenne nel momento in cui l’avvocato inglese, David Mills, ricevette il denaro, ma, per l’esattezza, nel momento in cui lui stesso lo girò su di un altro conto per cominciare a spenderlo. Non pare vero. E non finisce qui. Nella fattispecie, il potere giudiziario, nelle vesti di un prestigiatore, ha fatto uscire dal cilindro di tutto e di più, compresa la “corruzione susseguente in atti giudiziari” architettata nel processo di appello e reato non previsto dal Codice penale. Di più. All’avvocato Mills gli fu attribuito lo status di “pubblico ufficiale” senza il quale non sarebbe stato incolpato del reato di corruzione. E, comunque, non si sono mai trovare le prove del pagamento incriminato da parte del gruppo Fininvest. Adesso, i giudici delle Sezioni unite penali della Cassazione hanno deciso la prescrizione per l’avvocato inglese David Mills. Per la cronaca, la prescrizione di un reato scatta quando non permette ai giudici di intervenire nel merito, nel senso che non sono in grado di stabilire se è stato commesso un reato e da chi. Tuttavia, il presunto reato del caso Mills fu commesso l’11 novembre del ’99 e non il 29 febbraio dell’anno dopo, il 2000. Entrando nello specifico, ci fu il presunto versamento di 600 mila dollari di Silvio Berlusconi a David Mills, purché questi rilasciasse dichiarazioni false o reticenti in due processi: All Iberian e quello che chiama in causa per corruzione la Gdf. I 600 mila dollari sarebbe la pistola fumante. Fuor di metafora, sarebbe la prova del prezzo della presunta corruzione. In definitiva, per la giustizia milanese: il corrotto è Mills e il corruttore Silvio Berlusconi. Menomale che l’ultima parola è spettata alla Cassazione che ha fatto tabula rasa e ha messo il caso giudiziario nel binario giusto della prescrizione. Un caso che non avrebbe dovuto avere storia, invece, è diventato un affare di Stato che stava per mettere in crisi, nel contempo, gli equilibri istituzionali e la stessa vita del governo. Grazie alla sentenza della Corte, il clima tra i poteri si è rasserenato e altrettanto tra la maggioranza e l’opposizione, salvo per i giustizialisti che sono sempre in guerra, in special modo, contro Berlusconi. E, guarda caso, il Di Pietro furioso insiste che dovrebbe dimettersi. (L'Opinione)

3 commenti:

Acchiappabufale ha detto...

Destabilizzare il nostro Paese? Una tentazione mai archiviata

Solo un paranoico può pensare che la storia, globale o nazionale che sia, proceda per complotti. Ma solo chi tiene tenacemente chiusi gli occhi non si rende conto come nel mondo Stati, gruppi economico-finanziari, singole personalità agiscano costantemente sulla realtà, su «tutta» la realtà. Sarebbe da deficienti pensare che le accuse a Guido Bertolaso siano state promosse dal Dipartimento di Stato americano. Ma è evidente come gli inquirenti, in azione dal 2008, cercassero un contesto in cui superare l’attenzione a non ledere l’immagine nazionale, invocata da ambienti della Procura di Roma, per questo motivo definiti dai vari Giuseppe D’Avanzo e Peter Gomez aspiranti a un nuovo «porto delle nebbie». E il battibecco con Hillary Clinton ha fornito l’occasione per far scattare la scenografia di un’operazione che porta alla luce molto malcostume, poca - al momento - corruzione e nessuna accusa credibile (neanche tra quelle pecorecce) nei confronti del capo della Protezione civile.
Naturalmente, quando si apre una crepa nella credibilità nazionale, quando questa viene considerata puramente un’invenzione fastidiosa a protezione dei corrotti, i varchi che si aprono sono via via più larghi. Non è un caso che, subito dopo l’attacco a Bertolaso, sia partita, da ambienti internazionali attenti agli equilibri che si definivano nella Banca centrale europea, una campagna contro Mario Draghi, perché vicepresidente per l’Europa di una Goldman Sachs che avrebbe aiutato la Grecia a truccare i conti. Il governatore di Bankitalia, in realtà, ha svolto il suo incarico «dopo» l’episodio di contraffazione dei conti, ma si è comunque lanciato il ritornello sul non poteva non sapere.
Interessante è la notizia raccolta dalla Stampa, il quotidiano più informato di vicende americane, sul fatto che nella connection di truffatori che utilizzò prodotti di Fastweb e Telecom Italia, coinvolgendone - secondo l’accusa - alcuni manager, per gigantesche evasioni fiscali, appaia anche un esponente di una mafia russa, Eugene Gurevitch, fornito di passaporto americano dall’Fbi. Tutte le vicende di Mani pulite sono percorse di «amici americani» con particolari entrature nell’establishment anche economico-finanziario italiano. Basti ricordare la presenza dello «spione di Wall Street», al recentemente molto ricordato festino natalizio di Antonio Di Pietro.
La fase internazionale che viviamo è delicata, l’Europa è divisa tra chi vuole rilanciare una sorta di Fortezza Europa (rinunciando per esempio all’aiuto del Fmi per la Grecia o, addirittura, come ha fatto il governo belga - sembra d’intesa con quelli tedesco, olandese e lussemburghese -, chiedendo agli americani di ritirare i loro armamenti «nucleari» dal Vecchio Continente) e chi cerca di tenere fermi i contatti oltreatlantici.

Acchiappabufale ha detto...

Come in ogni fase di crisi, poi, si cerca di ridisegnare i rapporti di potere nei vari comparti economici: a partire dalle operazioni di speculazione sull’euro che tanto invogliano finanzieri come George Soros (e i suoi amichetti italiani) fino alle manovre nel campo delle telecomunicazioni, dell’energia, del petrolio. La tanto vituperata Italia ha un suo ruolo non secondario in tanti campi. La tentazione di destabilizzarla (il ministro allo Sviluppo economico Claudio Scajola lo ha sottolineato, ieri), anche se non c’è al momento una forte volontà soggettiva in azione, è permanente: soprattutto se ci si fa male da soli. Da dopo il ’92 non solo non si sono risolti alcuni fattori che spingono alla corruzione (la pura repressione, per di più unilaterale, produce nel medio periodo nuova corruzione), ma si è soprattutto disgregato un ceto politico, una parte massacrato da inchieste «mirate», una parte (sinistra Dc ed eredi del Pci) per viltà. Il che tra l’altro ci ha reso permanentemente vulnerabili sul piano globale, come insegna la storia delle privatizzazioni fatte dai più eccelsi moralizzatori. Oggi siamo a una nuova fase delicata, il suicidio sarebbe certo se ci si affidasse solo a quei settori militanti-corporativi della magistratura che cercano un potere che non sono peraltro in grado di esercitare.

di lodovico festa

Acchiappabufale ha detto...

Di Pietro, non solo dietrologie.

Caro Giordano : mi dica seramente : lei crede al complotto? Cioè : lei ha preso in esame che Di Pietro si muovesse davvero su impulso degli americani ?Che esistesse un piano per destabilizzare l Italia? A me che si metta sempre in cattiva luce Di Pietro va bene , per carità.
Ma non è che qui si sta cedendo a uno dei vizi più diffusi in Italia , cioè la dietrologia.
Manlio Possa

A me le dietrologie non sono mai piaciute, e i complottismi neppure.
Però forse ora sarebbe ora di riscrivere davvero la storia di tangentopoli , andando oltre le apologie di Travaglio e e dei bollettini delle procure.
In questi giorni , per esempio, non ho potuto fare a meno di andare a riprendere quello che il nostro Geronimo aveva scritto prima della pubblicazione delle foto di Di Pietro con Contrada (e conseguente dibattito).
In particolare nel suo ultimo libro "La Politica nel Cuore" c è un capitolo che si intitola propio cosi "Un piano per destabilizzare l Italia ?".
L ex ministro della repubblica riferisce di una chiaccherata con Luca Josi , che a inizio anni 90 era segretario dei giovani socialisti e rimase vicino a Craxi mentre tutti scappavano.
In quel capoitolo vengono messe in fila una serie di circostanze :

A Il capo della Cia Woolsey parlando agli studenti della California spiegò che i suoi 007 avevano spiato gli europei perchè erano corrotti e corrutori "E quando li prendevamo con le mani nel sacco-continua Woolsey-andavamo dai governi che cercavamo di corrompere e scoppiava lo scandalo";

B Il 15 marzo 1992 l allora ministro degli interni Vincenzo Scotti e il capo della polizia Parisi lanciarono l allarme per un piano di destabilizazzione delle nostre istituzioni; Parisi parlò anche di un intrusione notturna negli uffici del senato;

C in effetti tra il 90 e il 93 vengono visitati da intrusi notturni uffici e abitazioni di 30 uomini politici , tra cui molti di governo (Martelli , De Michelis , Formica, Mannino , Carli e Mastella) oltre che Forlani e Craxi ,senza che venisse mai asportato nulla;

D Parisi dichiarò "La nostra azione disturba disturba certi settori che vorrebbero fare dell italia terra di nessuno";ancora oggi quella deposizione è secretata nella cassaforte delle commissione stragi;

E agli inizi degli anni 90 vennero aperti a Milano gli uffici dell agenzia investigativa kroll , funzionale allo spionaggio americano e collegata alla Cia;

F nel 1995 Antonio Di Pietro ritornò negli Stati Uniti su invito del noto Micheal Leeden che all epoca lavorava per la società Bear Stearns di Park Avenue a New York, interessata alle privatizzazioni ;

Tutte coincidenze?
Può darsi.Ma per sgombrare il campo dalle dietrologie non c è arma migliore della chiarezza.
E allora ci chiediamo per esempio : perchè gli atti della commissione stragi, come la deposizione di Parisi , sono ancora secretati?
Non potrebbero aiutarci a capire come andò davvero?

Mario Giordano