La mattina del 26 febbraio uscì su Repubblica un articolo di Giuseppe D’Avanzo, intitolato come da tradizione “La prova delle menzogne”. Terminava così: “Non lascerà l’Italia, ma l’affliggerà con nuove leggi ad personam (processo breve, legittimo impedimento), utili forse a metterlo al sicuro da una sentenza, ma non dal giudizio degli italiani che da oggi potranno giudicarlo corruttore, bugiardo, spergiuro anche quando fa voto della ‘testa dei suoi figli’”. Il soggetto era sempre lo stesso. Da allora, il nulla. Dopo tre mesi di “assordante silenzio” e di “incolmabile vuoto”, come scriverebbero i colleghi di D’Avanzo, è giunto il momento di porre fine al mistero sul grande cronista e vicedirettore ad personam di Repubblica. I lettori e i cittadini hanno il diritto di sapere. Ecco perché abbiamo deciso di pubblicare queste dieci domande, che in altre circostanze avrebbe potuto rivolgersi lo stesso D’Avanzo.
1) Qual è la ragione che la tiene lontana dalla corruzione, dalla legge bavaglio, dalle liste di Anemone, dalle ultime dichiarazioni del presidente del Consiglio?
2) Corrisponde al vero che, dopo una vacanza a Sharm el Sheikh, stava per consegnare un’inchiesta in sette puntate che avrebbe cambiato il destino del paese ma si è rifiutato di pubblicare articoli che rechino accanto al titolo un post-it giallo?
3) E’ mai stato a feste di compleanno a Casoria?
4) Ha mai visto “La pupa e il secchione”? Se sì, in base alla sua esperienza investigativa, ritiene che le ragazze siano davvero così ignoranti o siano invece molto bugiarde?
5) Comprerebbe un’auto usata da Carlo Bonini? E uno skateboard dal direttore Ezio Mauro?
6) Può dirsi certo che, nonostante i recenti dissapori a mezzo stampa con Marco Travaglio, i botta e risposta, le vacanze e la querela di Travaglio nei suoi confronti, lei non è al momento in trattative per passare alla concorrenza, cioè al Fatto Quotidiano?
7) Alla luce di quanto non è emerso in questi mesi, è forse in cura in una clinica specializzata perché soffre di sexual addiction?
8) Può escludere di essere stato in qualche modo influenzato dal finale di “Lost”?
9) Le hanno proposto un offensivo prepensionamento e lei ha chiesto la liquidazione di Michele Santoro?
10) Ritiene che ci sia un “progetto eversivo” che la minaccia? Può garantire di non aver usato né di volere usare intelligence e talpe in redazione per scoprire cosa dicono di lei in sua assenza? (sappia che ogni giornalista viene dileggiato dai colleghi, non se la deve prendere, nemmeno se le fanno l’imitazione appena si gira).
P.S. Nel caso in cui le risposte non siano soddisfacenti, o vengano superate dagli eventi, il Foglio si riserva di pubblicare le nuove dieci domande da allegare ogni giorno al giornale in dieci comodi post-it. (il Foglio)
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1 commento:
Prendo il post per quello che è, vale a dire una provocazione divertente, perché non è null'altro.
Niente di nuovo dal fronte occidentale.
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