venerdì 29 aprile 2011

Il miracolo di san Gianni De Gennaro. Mauro Mellini

Miracolo! Miracolo! Un collaboratore di giustizia in servizio, Massimo Ciancimino, è stato arrestato per calunnia per dichiarazioni rese nell'esercizio delle sue funzioni. Miracolo! Non c'è che dire.Massimo Ciancimino è, in verità, un collaboratore di giustizia sui generis. Non è un assassino e non è mai stato accusato di esserlo. È stato condannato ad una pena insignificante (insignificante per un pentito o aspirante tale) per un reato nemmeno proprio di mafia. Non è stato reclutato, non proviene dal carcere. Ma, soprattutto, non si è pentito. Cioè, si è pentito ma delle malefatte del padre, il ben più noto Vito Ciancimino.Inoltre, Massimo Ciancimino non è un pentito propriamente loquace. Ha una forma di balbuzie del discorso, anzi, del pensiero. Non è, come i più normali suoi colleghi, netto e deciso nelle sue affermazioni. Negli interrogatori quasi balbetta, ritorna sul già detto per dubitarne. Soprattutto annuisce. Annuisce al p.m. a cui rimette le maggiori fatiche del suo discorso, se così può chiamarsi. Ma scrive. E legge documenti paterni. Li «integra», a quanto pare, e neppure troppo abilmente. È esibito (non sappiamo se ora dovremo limitarci a dire «è stato esibito»), come la voce dall'aldilà del padre, Vito Ciancimino, l'uomo del sacco di Palermo. «Il famoso Ciancimino» come si definì una volta presentandosi inopinatamente nel mio studio per chiedermi di essere inserito nelle liste del Partito Radicale.Ma, anomalo o no, loquace o grafomane, esercente in proprio o in nome del «dante causa» don Vito, buonanima, Massimo Ciancimino era un collaboratore d'alto bordo. La sua effige è apparsa su giornali e schermi televisivi, nonché sulla copertina di un libro «Nel nome del Padre» di una certa Casa Editrice Novantacento – Via Libertà 34 – Palermo -2010 tre edizioni. «Ventitrè interrogatori e una valanga di pizzini che riscrivono la storia dei misteri d'Italia». Strano libro. L'indice dei nomi che solitamente, quando c'è, negli altri libri, è alla fine, è invece in apertura, per meglio sottolineare che il succo dell'opera sono i nomi che fa. Berlusconi risulta citato 14 volte, Dell'Utri 29, Mori (il generale) 35, e così via.Massimo Ciancimino era (ma, non è escluso che ancora possa considerarsi tale: mi è capitato il caso di un pentito, tale Salemi, condannato per calunnia e tuttavia ritenuto «ancor più attendibile» perché ciò gli aveva dato modo di pentirsi due volte con riscontri del secondo pentimento che avvalorava quanto dichiarato nell'esercizio del primo!) era, dunque, una delle colonne dell'inchiesta per «le trattative dello Stato con la Mafia». Su questo argomento i p.m. Ingroia, Di Matteo, Messineo, «torchiano» Ciancimino Junior. Cioè torchiano soprattutto sé stessi, perché Ciancimino, per lo più, annuisce. Ed era una delle colonne delle «bocche della verità» delle trasmissioni di Santoro, l'equanime. Sulle «trattative» ed altro. Inchiesta, dunque, sulle trattative tra lo Stato e la mafia. Già, perché in Italia ad essere inquisito può essere anche lo Stato e non per autentici «delitti di Stato», ma per «trattative», una sorta, credo, di «concorso esterno precontrattuale in associazione di stampo mafioso». Per aver trattato con la mafia, cioè all'ingrosso, come i magistrati, anche quando la legge sui «benefici premiali ancora non c'era» trattavano e trattano con i singoli mafiosi. Ma ciò che lo Stato può fare o non può fare con le leggi e con l'attività dell'Esecutivo sono i magistrati, in Italia, a stabilirlo. Con la collaborazione di Massimo Ciancimino, magari. Lo Stato può essere indagato per «tentata amnistia».Se qualcuno ancora dubitasse che il potere giudiziario si pone oramai come «superpotere», al di sopra di tutti gli altri, Governo, Parlamento compresi (anzi soprattutto nei confronti di essi) e nei confronti dello stesso Stato, come una volta la Santa Inquisizione aveva potere su ogni potentato e feudatario e, in qualche modo, pure sul Re, non ha che da fare attenzione a questa storia dell'inchiesta sulla «Trattativa dello Stato con la Mafia», denominazione che non fa batter ciglio a giornalisti, commentatori, mezzibusti televisivi, mezzi giuristi e mezze cartucce della politica, che disinvoltamente l'adoperano. E tanto meno fa batter ciglio ai magistrati che «indagano».Questa è la devianza istituzionale della giustizia italiana, la sua inavvertita (?) eversione.L'utilizzo di un Ciancimino, chiamato a collaborare a così elevata funzione, in fondo, è il meno che ci si possa aspettare. Quando imputato è lo Stato.Ma quando un Massimo Ciancimino, interrogato al dibattimento 23 volte e chi sa quante altre in istruttoria, sui suoi pasticci di collaboratore grafomane impunito di giustizia, tira in ballo De Gennaro, intramontabile «servitore dello Stato», e conoscitore sopraffino dei padroni reali del suo padrone che quelli che se ne intendono sostengono essere stato così «longevo» professionalmente per aver sempre capito che, se lo Stato è da servire, è la magistratura a comandare, allora accade il miracolo. Succede l'impossibile.Anche un collaboratore di giustizia fino ad allora attendibile e «prezioso» (23 volte prezioso!), diventa un calunniatore. Vedremo se gli sarà dato modo di pentirsi di tale calunnia con regolare «chiamata» di correi insospettabili dando luogo, come scrivono certi giudici di mia conoscenza, ad un «circuito virtuoso» che ancor meglio avvalori le sue precedenti dichiarazioni. Intanto, però, per aver tirato in ballo De Gennaro è finito in cella. E poi c'è chi dice che i pentiti sono intoccabili.San De Gennaro continua a far miracoli! (Italia Oggi)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per la pubblicazione.
Precisiamo che Italia Oggi ha tratto l'articolo dalla testata www.giustiziagiusta.info
Cordiali saluti
La redazione di GG

Anonimo ha detto...

piace leggere fregnacce su qyuesto vomito di giornale filoberlusconiano

Anonimo ha detto...

come ad esempio Ciancimino pentito? si, e quando mai?

Anonimo ha detto...

Ciancimino è un dichiarante e come tale le cose che dice vanno valutate.Indovinate un pò chi l'hamesso al fresco

lo stesso Ingroia Di Matteo e Paolo Guidi, i tre PM di Palermo

raccontate la verita' cari miei lecchini

Anonimo ha detto...

Ciancimino è un dichiarante.
bella questa!!

e tu cosa sei , uno scrivente ??

Per Ingroia poi il pattacaro è, dichiarazioni sue, ancora attendibile , come no...