Forse in Italia non si è colto appieno il senso di ciò che è accaduto in Francia nella vicenda del 'contratto di primo impiego', il famigerato Cpe.
Il presidente della Repubblica, Jaques Chirac aveva il problema di dare il via libera alla legge per impedire che il primo ministro De Villepin perdesse del tutto la faccia e insieme di tenere aperta una porta per la trattativa con i sindacati e il movimento studentesco. La soluzione trovata è a dir poco creativa: la legge è stata promulgata e pubblicata sul Journal Officiel (la gazzetta ufficiale) del 2 aprile, ma il presidente ha invitato a non applicarla. Nel frattempo il ministro dell'interno Sarkozy potrà riaprire le trattative e introdurre le modifiche richieste dai manifestanti.
Per essere sicuro che a nessuno venisse in mente di disobbedire, Chirac ha dato disposizioni al poligrafico di Stato di non stampare i moduli necessari a sottoscrivere il nuovo contratto. C'è insomma una legge dello Stato, approvata dal Parlamento e pubblicata sugli atti ufficiali ma è una legge che non va applicata fin quando non piacerà ai sindacati.
Forse rischiamo anche noi essere definiti degli 'asini', come Chirac ha fatto durante lo scorso Consiglio Europeo con chi lo accusava (Berlusconi) di essere protezionista. Ma certo non vorremmo prendere lezioni da Chirac su cosa sia lo Stato di diritto.
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