mercoledì 29 ottobre 2008
Un discorso severo ai ragazzi. Valerio Fioravanti
Le proteste contro la povera ministra Gelmini sembrano sgonfiarsi rapidamente, e i tempi rapidi dei passaggi parlamentari stanno certamente aiutando in questo senso. Vedremo se l’ennesima riforma parziale funzionerà, o se tutto si impantanerà come al solito. Lo scossone sembra di rilievo, ma l’Italia ha una lunga tradizione di leggi varate e inganni subito dopo varati, e non è detto che il taglio di fondi porti automaticamente i migliori ad emergere. Vedremo. Intanto nella discussione un elemento è mancato: nessuno sembra aver avuto il coraggio di fare agli studenti un discorso severo ma ineluttabile. Ai ragazzi qualcuno avrebbe dovuto dire: “Nessuno vi vuole male, nessuno ce l’ha con voi, ma ci sono delle cose importanti che vanno aggiustate. Ad esempio non abbiamo bisogno di diverse decine di migliaia di laureati l’anno in Lettere, Scienze della Comunicazione, Sociologia o Scienze Politiche. Non perché questo governo sia cattivo o disinteressato. Ma perché è l’Europa a non aver bisogno di titoli del genere, è perché nel mondo intero queste qualifiche servono a molto poco. Nessuno vuole togliervi il diritto di laurearvi in Lettere e cose simili, ma se lo fate, poi non abbiate subito dopo la pretesa che lo Stato vi assegni un impiego a tempo indeterminato. Laureatevi in quello che volete, ma se poi sarete precari, sappiate che non abbiamo risorse per trovarvi il famoso posto fisso. Il paese, che deve competere con il resto del mondo, ha più bisogno di altre specializzazioni. Su quelle sposteremo le risorse, e nessuno consideri questo necessario aggiornamento una cattiveria o un complotto”. A dire il vero molti studenti questo discorso sembrano averlo capito da soli, ma un ripasso per i più ideologicamente illusi non farebbe male. (l'Opinione)
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11 commenti:
parole sante
di Vittorio Macioce
da il Giornale
È questo il problema. Il decreto Gelmini non è neppure una riforma. Sono interventi, considerati urgenti, per coprire alcune falle. È legittimo dire: non basta, non mi piace, sono perplesso. È legittimo anche scendere in piazza. Anche se piove. Anche se c’è la crisi. Quello che fa paura è il resto. È trasformare il decreto Gelmini in un totem. È sussurrare, come una litania, la parola regime. È questa voglia di abbattere i governi nel nome di un’etica superiore, che si appoggia sul nulla. È parlare di fascismo e antifascismo. È strizzare l’occhio alle ideologie. Questa Italia non è una dittatura e gridarlo offende tutte le vittime delle vere dittature. È un’offesa ai martiri del fascismo e del comunismo, del Cile di Pinochet e dell’Argentina desaparecida. È una bestemmia contro i morti della Cina e della Cambogia. È uno sputo in faccia a chi, in nome della libertà, ha perso la vita. È troppo facile, e vile, fare gli antifascisti senza fascismo. Non fate questo gioco. È stupido, pericoloso, anacronistico. Avvelena. E disegna nel cielo una macchia di piombo.
L’opposizione a questi ragazzi non può dare alcuna alternativa. È rancore e frustrazione. Non offre idee, ma solo il guscio vuoto di un’ideologia andata a male. Questi ragazzi dovrebbero dire a Veltroni e Di Pietro: cambiamo il welfare, adeguiamolo alle esigenze del nostro tempo. Sapete, il vostro stato sociale, i vostri sindacati, proteggono solo gente di 50-60 anni. A noi non ci vedono. Noi precari, noi flessibili, noi con il futuro da disegnare passo dopo passo non abbiamo uno straccio di paracadute. Se cadiamo ci facciamo male. Questo dovrebbero chiedere, ma non lo fanno. Non chiedono a Veltroni e Di Pietro: ma noi avremo mai una pensione? E perché in Italia ci sono due repubbliche del lavoro? Una di gente ipergarantita e un’altra, la nostra, senza tutele, senza diritti. Né ferie, né malattia. Questi ragazzi non chiedono al governo, a Berlusconi o alla Gelmini, di buttare giù quel pezzo di Medioevo che è l’università, terra di baroni e vassalli. Terra di sprechi e nepotismi. E in questo feudo di intoccabili i servi della gleba sono sempre loro, gli studenti.
idem come sopra
Il decreto Gelmini è appena diventato legge. I senatori dell’opposizione lasciano Palazzo Madama e come tribuni parlano agli studenti. La svolta è compiuta. Veltroni e Di Pietro si affidano completamente alla piazza. È la politica che straborda e non è più confronto, alternativa, dibattito duro di idee e programmi. È delegittimazione. Questo governo non deve governare. Punto. Basta. Non contano i voti. Non conta la democrazia. Non conta nulla. È la piazza, la volontà extrapolitica della piazza, che fa sentire la sua voce. E la piazza è quasi sempre una minoranza, rumorosa. Veltroni e Di Pietro ci avevano provato prima con gli operai, sognando un autunno caldo metalmeccanico. Ci hanno provato con il «popolo del no», i reduci del no global, no tav e vaffa vari. Ma questi ormai viaggiano dispersi nella blogosfera. Restavano gli studenti. Eccoli, con le loro ragioni e le loro paure. Le vittime di una scuola che non funziona, malandata e prigioniera del passato, che sfilano in piazza per difendere lo status quo. Questa società li ha già condannati e loro ballano sulle macerie. È questo che preoccupa.
idem come sopra
Questi ragazzi non chiedono al governo, a Berlusconi o alla Gelmini, di buttare giù quel pezzo di Medioevo che è l’università, terra di baroni e vassalli. Terra di sprechi e nepotismi. E in questo feudo di intoccabili i servi della gleba sono sempre loro, gli studenti.
mi dimostri qualcuno che con i tagli all'università i feudi e le baronie finiranno...per rimpiazzare i tagli delle università verranno aumentate le uniche cose che fanno cassa:le tasse degli iscritti e i baroni finirebbero per stare seduti al loro posto
o mi sbaglio?
qui la politica non c'entra alcunchè, qui si parla di futuro per i giovani
Persino durante il tanto vituperato medioevo esistevano delle apposite magistrature di revisori contabili esterni, inviati dall'autorità centrale, per cercare di scongiurare e sanzionare episodi di malversazione.
Perché in Italia si continua a far finta di non vedere che da decenni nelle Università italiane si ruba e si spreca denaro pubblico? perché si continuano a tollerare gli odiosi atteggiamenti e i privilegi dei docenti ordinari, che hanno sovente l'atteggiamento di veri e propri baroni?
Il problema non sono i tagli, che sarebbero anche giusti, a fronte della pessima gestione dei fondi pubblici da parte delle Università. Il vero problema è la totale assenza di controllo contabile sull'operato dell'amministrazione dell'Università, che dovrebbe essere la necessaria premessa di qualsivolgia riforma seria. Altrimenti è tutto inutile.
saluti,
Irene
Il vero problema è la totale assenza di controllo contabile sull'operato dell'amministrazione dell'Università, che dovrebbe essere la necessaria premessa di qualsivolgia riforma seria.
E' vero quello che dici ma non è il male principale.Secondo me Brunetta ha dato il la al controllo di gestione che il privato attua da decenni e il pubblico non lo vuole applicare:anche perchè mazzette e tangenti e favori agli amici degli amici finirebbero ;)capisci a me!!
IO PENSO
Penso che, dato che esistono migliaia di corsi di laurea con frequenza zero, altri con frequenza irrisoria, sarebbe bene porre un limite alla fantasia e dimostrare, conti alla mano, le necessità di certe spese.
Il '68 ha moltiplicato le cattedre e i tipi di laurea in maniera impressionante.
Non dico di ritornare ai tempi in cui l'Università aveva solo tre facoltà, come Siena (tanto per fare un esempio: medicina, legge, e dopo, ma molto dopo, scienze politiche. Stop.).
Ma un freno è necessario.
In mezzo a tutta questa bolgia, penso che la scuola non c'entri: è solo un pretesto per andare a capo basso contro il governo, tramite istigazione alla ribellione. Fare opposizione in questo modo è molto facile. Non so però, se alla fine, sia produttivo per chi soffia sul fuoco o accende le micce.
Ieri ho seguito, per un po', su Matrix, la polemica sulla scuola.
Quelli che spalleggiavano le tesi della sx, col pollice verso, hanno bocciato tutto.
A partire dal grembiule.
... è mai possibile che tutto vada male? Che non ci sia una cosa fatta a dovere?
NO!
Questa è polemica di parte e basta.
Il confronto? tre contro uno.
E quell'uno, mentre aveva la parola veniva continuamente interrotto, contrastato, ammutolito dal chiasso degli avversari, che non gli hanno fatto aprire bocca.
Ohibò!!!
Questi ragazzi, è evidente, sono dei semplici "ripetitori" di parole, frasi e slogan. Di genuino in loro, v'è solo la chiassosità, che li contraddistingue. Se potessero, scenderebbero per le strade ad urlare, cantare, fischiare e darsi a tutte quelle manifestazioni comportamentali e sonore che l'età impone. Tutto sommato si divertono. In una società che chiaramente obbliga a fare, comprare, avere, rinnovare, desiderare, l'illusione di possedere un pensiero proprio ed indipendente li fa sentire maturi, evoluti e rivoluzionari. Li si lasci fare. Qualcuno, prima o poi, si accorgerà della trappola che li avviluppa, ne parlerà con gli altri e lasceranno perdere.
NostraDomus ha detto...
Parole sante! OK
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