mercoledì 17 ottobre 2012

La rottamazione dei politici non serve a niente.

Scritto da Gianni Pardo
  

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È mai possibile che si sia costretti a parlare a favore di D’Alema, della Finocchiaro, e – Dio ci perdoni – di Rosy Bindi? È possibile che, per fare questo, si sia costretti a superare la simpatia istintiva che ispira Matteo Renzi?
In politica il popolo ha la tendenza a riassumere brutalmente. La Democrazia Cristiana era “il governo dei preti”, il Partito Comunista prometteva la “spartizione dei beni dei ricchi”. Non sarà stato così ma così molti percepivano i loro programmi. Nello stesso modo, per molti oggi la politica di Renzi è: “rottamiamo i vecchi del partito”. Anche qui il riassunto è ovviamente tanto sommario da essere ingiusto ma è opportuno capire perché esso può avere successo.

Gli italiani sono scontenti della situazione attuale. Lo sono dal punto di vista economico – la recessione morde e il fisco è predatorio – e lo sono dal punto di vista morale dal momento che gli scandali impazzano. Sono più o meno convinti che peggio non potrebbe andare e che la colpa sia di chi ha guidato lo Stato sino ad oggi. Naturalmente, visto che in Italia si tende alla gerontocrazia, i colpevoli sono identificati nei vecchi politici. Dunque si crede che tutto potrebbe andar meglio se il timone fosse affidato a politici nuovi, con idee nuove, capaci di fare cose nuove. E di governare in modo nuovo e diverso. Come suonano bene, queste parole!

Se si vuole lasciare da parte la retorica, si può fare un paragone col campionato di Formula 1. La vittoria nei Grand Prix dipende da due fattori: dall’automobile e dal pilota. Se l’automobile continua a perdere anche cambiando il pilota, è chiaro che la colpa è dell’automobile. Se invece un pilota continua a perdere anche cambiando automobile, è segno che la colpa è sua e non del mezzo meccanico. E l’idea di cambiare pilota è ragionevole. Sta a vedere se vale anche per l’Italia.

Il nostro è un Paese democratico. Ciò significa che, anche se la gente non se ne accorge, la legislazione va nella direzione voluta dalla maggioranza. Ecco un esempio. Un liberista sa che il prezzo della locazione di un appartamento dipende dalla domanda e dall’offerta. Se il canone appare alto i casi sono due: o non è vero che è alto (è solo commisurato al mercato) oppure bisogna aumentare l’offerta di appartamenti, in modo che il canone cali naturalmente. Ma la mentalità del popolo italiano non è liberista. Nel 1978 l’idea di tutti fu di stabilire un equo canone per legge e il risultato fu che nessuno costruì per locare. Chi poteva locare preferì vendere e chi cercava una casa, non potendola comprare, non la trovò. Né a canone equo né a canone iniquo. Una casa l’ebbe chi poteva acquistarla: e infatti oggi in Italia gli italiani che vivono in casa propria sono l’ottanta per cento.

Ma ciò che qui interessa sottolineare è che questo errore non è mai stato corretto. Dal 1978 ad oggi sono passati quarantaquattro anni e la legge ha solo subito ritocchi, fino a non essere più necessaria, perché il mercato delle locazioni è praticamente defunto. Ora si può chiedere agli italiani, e in particolare agli elettori di Renzi: è colpa dell’automobile o è colpa del pilota?

La colpa dell’enorme debito pubblico non è solo dei vecchi politici. È colpa degli italiani che hanno voluto – e purtroppo ottenuto – ciò che lo Stato non poteva dare ed ha dato “a credito”. Né diversamente vanno le cose per il fisco. Se gli italiani reputano che lo Stato ha il dovere di dare tutto a tutti, come si crede che possa tentare di farlo, se non con tasse e imposte, che infine lievitano a livelli stratosferici? La colpa dell’attuale crisi nasce proprio da questo: gli italiani hanno creduto che si potesse avere tutto “gratis”, “tanto paga lo Stato”. Come se poi lo Stato non lo pagassimo noi.

Se tutto ciò è vero, bisognerebbe che chi è di sinistra voti per Renzi non perché è giovane, ma perché appare migliore, per ipotesi, di D’Alema. E non perché Prodi, o Berlusconi, o chiunque altro, siano responsabili della situazione attuale. Loro sono stati soltanto i piloti. Poi, certo, meglio avere un pilota bravo che uno incapace: ma se l’automobile non va, nessun pilota è in grado di farla vincere. Anzi, nel dubbio, è meglio avere un pilota che ha esperienza che un comico riverniciato da Masaniello o un brillante omosessuale farfugliante.

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