La sinistra purtroppo seguita a far polpette delle regole della democrazia, sostituendole con il proprio bricolage: la scatola di smontaggio della Costituzione. Mentre si appresta a varare una legge incostituzionale totalmente «ad personam» per sbarrare a Silvio Berlusconi il portone di Palazzo Chigi, Bertinotti fa propaganda politica alla radio dimenticando di essere il presidente della Camera. La legge sul conflitto di interessi che si apprestano a presentare è una vera mascalzonata perché crea una discriminazione in base al reddito: se sei un ladruncolo di strada puoi anche guidare un governo o fare il ministro, ma se sei un imprenditore di successo ti devi mettere una stella gialla e chiuderti in casa. Si tratta del più impudente scippo di democrazia che si sia mai visto ed uno scippo non soltanto a Berlusconi ma a quella dozzina di milioni di italiani che lo vorrebbero votare come presidente del Consiglio. La semplice presentazione di un tale progetto configura a parer nostro un colpo di Stato strisciante contro cui è bene che si sollevi subito quell’opinione pubblica che si dichiara libera e liberale, di destra come di sinistra, perché una tale legge di proscrizione non metterebbe al bando Berlusconi, ma gli elettori italiani.
Intanto, il primo bricoleur della democrazia nonché presidente della Camera, Fausto Bertinotti, finge di non capire che un conto è dirigere il partito e un conto è prestare la propria faccia all’istituzione, nel suo caso quella di terza autorità dello Stato. A Bertinotti non piace il referendum elettorale e lo va a dire alla radio. Non ci sarebbe niente di male per un segretario di partito, ma Bertinotti non è più un capo-partito e quindi c’è di male, eccome. Il presidente della Camera, con un contorto giro di parole, sostiene che il referendum elettorale costituirebbe «un colpo inferto» alla democrazia.
Visto il colpo alla democrazia inferto dal progetto di legge elettorale sul conflitto di interessi, bisogna dire che già occorre una buona faccia tosta per fare affermazioni del genere se a farle fosse un segretario politico, ma che sia un presidente della Camera a svolgere tali ragionamenti è inaudito nel senso che finora non si era udito mai nulla di simile. Il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi si è rivolto a Bertinotti in termini civilissimi e anzi affettuosi chiedendogli di fare un passo indietro: se vuoi dire quello che vuoi, lascia il tuo posto a qualcun altro. Ed è la richiesta che ci sentiamo di sottoscrivere con altrettanta fermezza. Ma non senza notare che la sinistra seguita a rendere l’Italia figlia di un Dio minore: abbiamo appena assistito al travolgente dibattito senza esclusione di colpi fra Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy, che si sono affrontati in modo aperto davanti agli elettori francesi e ci è tornato in mente con rossore quel groviglio di false regole salva-Prodi con cui Berlusconi fu imbavagliato durante i dibattiti elettorali con l’uomo che ora siede a Palazzo Chigi. Già allora avemmo un bel «colpo inferto» alla democrazia grazie al quale si imbavagliò lo stesso presidente di Forza Italia che ora si vorrebbe rendere meno uguale degli altri introducendo per legge l’apartheid politico. Questi, insomma, vanno avanti come un rullo compressore minacciando ormai sfacciatamente la stessa democrazia che sostengono di voler proteggere.
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2 commenti:
Per favore, Maurom, capisco che vuoi pubblicare articoli del Giornale o Libero, ma evita almeno di pubblicare quelli di quest'idiota di Guzzanti
Paoloooooooooooooo a cazzaroooooooooooooooooooooooooooooo
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