Polemica: se continua a farmi attaccare parlo di certi traffici con l'Urss.
Per un "sardus pater" di temperamento come Francesco Cossiga è sempre stato leggere per due settimane di seguito gli attacchi personali riservati a lui dal settimanale "L'Espresso", e ripresi con clamore dal quotidiano "La Repubblica", entrambi posseduti da Carlo De Benedetti, è cosa da far venire il sangue agli occhi. E le reazioni mediatiche sono in diretta proporzione. Così se la prima volta quando si era parlato della casa venduta da un ente a suo figlio a prezzo agevolato si era limitato a scrivere una piccata lettera al "Giornale", ieri, dopo l'ennesimo affondo della stampa scalfarian-debenedettiana alla sua figura, è passato direttamente all'insulto e alla minaccia. L'imprecazione è tipicamente romana: "Adesso Carlo De Benedetti mi ha rotto i co......!”. La minaccia però è di quelle da far paura a chiunque perchè chiama in causa la pregressa e presunta infedeltà atlantica dell'allora capo della Olivetti.
“Spero che non vi siano altri attacchi dell’Espresso e Repubblica, noti ‘avvelenatori di pozzi’ - dice infatti Cossiga al "Velino" - perchè sarei fortemente tentato di aprire una cassaforte elettronica datami dal governo per custodire documenti top secret di cui mi è stata autorizzata la detenzione tra cui, ma forse ricordo male, alcuni appunti del Dipartimento di Stato Usa e della Cia americana che tratterebbero traffici di materiale strategico proibito da precise norme della Nato tra l’Olivetti, allora di sua proprietà, e l’Unione Sovietica in tempo di guerra fredda. E pensare che il ministro degli Affari esteri di allora, l’amico Gianni De Michelis, e io che ero presidente della Repubblica, durante il nostro viaggio a Washington lo difendemmo a spada tratta pur sapendo di mentire". La vicenda dell'insider industriale a favore dell'Urss, sempre smentita dall'interessato, era venuta fuori anche nella Commissione Stragi e poi in quella Mitrokhin. E se Cossiga decidesse di attuare le proprie minacce, il rischio per l'Ingegnere è quello di passare alla storia come la quinta colonna dello spionaggio sovietico nella borghesia industriale italiana. Cosa che potrebbe comportare non poco imbarazzo anche ai giornalisti di "Repubblica" visto che un paio di loro sono stati recentemente epurati per avere passato articoli del duo Bonini-D'Avanzo a quello strano personaggio del Sismi che era Pio Pompa.(l'Opinione)
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