mercoledì 19 settembre 2007

Nel Paese dei furbi il premier è re. Giordano Bruno Guerri

«Gli italiani non sono meglio della classe politica che li rappresenta», ha detto Romano Prodi a Porta a porta. Anche se fosse vero, è inaccettabile l'assunto del capo del governo per cui, siccome la classe politica è fatta da italiani e eletta da italiani, deve per forza condividere pecche e vizi nazionali. «Io mi giro intorno», ha detto ancora, «e vedo concorsi truccati, figli che fanno lo stesso mestiere dei genitori...». E poi, via via, chi può evadere evade, i furbi la fanno sempre franca ecc.. D'accordo, ma questo non autorizza i politici a fare altrettanto e la classe politica deve essere migliore di chi l'ha eletta. Se per Prodi è normale che i suoi colleghi di governo e di Parlamento siano arruffoni e cialtroni, avidi voltagabbana, mediocri se non nel mangiare a ufo, di conseguenza immagino, per fare un esempio concreto, che Prodi giudichi normale, lecito, giusto, che i politici approfittino della loro posizione per acquistare o affittare case a prezzi di favore, visto che - se potesse - farebbe altrettanto la totalità degli italiani. Sono dichiarazioni da far venire i brividi, perché giustificano tutto e assolvono tutti indicando nel popolo l'unico colpevole. Se è come ha detto Prodi, non si capisce più perché la sinistra si sia sdegnata e si sdegni tanto con Berlusconi, che sarebbe in politica esclusivamente per fare i propri interessi personali. Non lo farebbe «qualsiasi italiano»?

Con le sue dichiarazioni spericolate, Prodi ci dice che non vale più, o non è mai esistito, il patto non scritto ma inviolabile sul quale si basa il sistema democratico-rappresentativo: i cittadini eleggono i loro rappresentanti perché legiferino e amministrino la cosa pubblica al meglio delle loro possibilità, nell'interesse di tutti e accantonando gli interessi personali. Ci si aspetta insomma che chi viene eletto, se non è migliore degli elettori, lo diventi per senso di responsabilità verso il ruolo che occupa; per un senso di dirittura etica e morale, di intima onestà che la carica dovrebbe accrescere e non annullare. Tanto più con l'attuale, e sciagurata, legge elettorale che non permette più ai cittadini di esprimere una preferenza per questo o quel candidato.

Se quel patto tacito non viene rispettato, i cittadini sono gli ingannati, non i responsabili della disonestà e dell'inefficienza della classe politica. Proprio mentre Prodi se la prende con Grillo e con gli italiani (colpevoli anche di non donare abbastanza sangue: quando se ne dona in Parlamento?), non fa che giustificare l'iniziativa populista del primo e l'ira dei malgovernati. Gli italiani, già di per sé individualisti e anarchicheggianti, hanno bisogno di avere un minimo di fiducia in chi li governa. Le dichiarazioni di Prodi suonano a morto, per questa fiducia.

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