Se si prende sul serio Oliviero Diliberto allora si fa fatica a capirlo. Ogni volta che un incidente funesta la missione italiana in Afghanistan lui è lì pronto a dichiarare: “ritiriamoci!”. Seguono un paio di interviste e qualche secondo nei tiggì dello stesso tenore. Un magro bottino messo a confronto con l’isolamento a cui si è ormai condannato anche nella sinistra.
Diliberto sa benissimo infatti che l’Italia ha inviato le sue truppe a Kabul in virtù di un mandato congiunto Onu, Nato, Ue. Un en plein senza precendenti. Ritirare le truppe sull’onda di un pur tragico incidente vorrebbe dire denunciare quel mandato e di conseguenza quelle alleanze, mettendo l’Italia su un diverso asse internazionale.
Neppure il governo Prodi, che pure di follie in politica estera ne ha collezionate tante, potrebbe permettersi una scelta del genere e Diliberto sa bene anche questo.
Ciò nonostante non perde occasione per chiedere un ritiro che – allo stato – non può avvenire. Diliberto dovrebbe in realtà trarre le conseguenze di questa situazione e uscire da un governo che in politica internazionale – stando alle sue stesse dichiarazioni - si pone agli antipodi delle posizioni sue e del suo partito.
Questo, dicevamo, se lo si prende sul serio.
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