lunedì 17 settembre 2007

Ferrero si vergogna. Anche noi (di lui). Maria Giovanna Maglie

Ci stiamo abituando a tutto, ma al fondo c'è la fine di una democrazia, per imperfetta che sia, c'è Itabia, perdonate l'ossessione da Cassandra sul nostro futuro di consegnati agli islamici che fomentano l'odio. Se così non fosse, Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, sarebbe costretto immediatamente alle dimissioni, e qualche prestigioso giudice togato starebbe valutando come e quanto il ministro dei clandestini, rifondarolo, cassintegrato, obiettore, abbia violato il patto assunto con il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e nelle mani del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Invece il Consiglio dei ministri gli ha scodinzolato dietro, a partire dal ministro dell'Interno, e tra poco saremo invasi da clandestini che nessuno saprà come piazzare né come mantenere.
Mi sentirei di citare l'articolo 93 e il 95 della Costituzione, solitamente tanto cara alla sinistra italiana, forse perché nel suo articolo numero 1 ne perpetua un arcaico leninista potere: «L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro», quando, se solo dicesse «fondata sull'individuo», ci libererebbe tutti dal male. L'articolo 93 recita che il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica.
Il 95 aggiunge che il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e coordinando l'attività dei ministri. I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri. Non sarà certo la prima volta che il governo Prodi dimostra il contrario, un gallinaio di indecenti beccate, e personaggi che non ritengono di rispondere al patto sottoscritto ma Ferrero ha fatto di più e di peggio, ha tradito il patto con la nazione.
Veniamo alle pubbliche dichiarazioni del ministro, Paolo Ferrero, che era ospite della Camera del Lavoro di Milano. «È ora che gli immigrati facciano sentire la loro voce e diano vita ad una manifestazione per spiegare fortemente le loro ragioni». «È giusto che siano incazzati come delle bestie». Rifondarolo, cassintegrato, obiettore, raffinato nell'eloquio.
Agli immigrati che abbiano problemi speciali dei quali lamentarsi contro le istituzioni italiane, fa una bella propostina autogestita: «Verranno pubblicate a mie spese sui maggiori organi di informazione. Inoltre li invito a denunciare alla magistratura chi, come ambasciate o consolati, mette dei vincoli al rinnovo dei permessi di soggiorno». Meglio del capo dell'Ucoii.
«In realtà il problema dei permessi di soggiorno - aggiunge Ferrero - è di competenza del ministero degli Interni e non mia, ma la situazione è così assurda perché da una parte c'è la destra che pianta casino, e dall'altra l'Unione che ha paura di essere sconfitta. A volte mi vergogno di far parte di questo governo, ma anche se me ne andassi la situazione non sarebbe di facile soluzione ed è per questo che rimango e continuerà la mia battaglia all'interno. Ci sarà chi parlerà di un conflitto, ma non vedo altra strada che questa». Un ministro che si vergogna del governo del quale fa parte, ma decide di restarci come infiltrato della controparte, voi come lo definite?
«Per il ruolo che ricopro non posso commentare le proposte di un ministro», così il presidente della Camera Fausto Bertinotti, a Parigi per la festa del Pcf, una specie di cadaverino del comunismo, ha risposto a chi gli chiedeva commenti sulle esternazioni di Ferrero. Le ha chiamate proposte.
La verità, come la pensano gli immigrati, è che Ferrero sta cercando di attirarli alla manifestazione del 20 ottobre, così avrà un po' di disperati da manipolare, coloro che non ha regolarizzato, quelli che attendono una sanatoria da quando questo governo è salito al potere. Forse il ministro ha dimenticato che il centrodestra ha avuto il coraggio di regolarizzare 800mila immigrati, dando loro una dignità nel nostro Paese? Lui preferisce far entrare chiunque e non garantire nulla a centinaia di migliaia di clandestini, per poi portarli in piazza contro l'Italia. Io dico che andrebbe fermato.(il Giornale)

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