sabato 1 dicembre 2007

Da oggi non vado più in ufficio. Deborah Bergamini


Dal sito http://www.deborahbergamini.it/

Da oggi non vado più in ufficio, dopo cinque anni di lavoro per la Rai. Solo per la Rai. Ciò che mi si è scatenato addosso in questi giorni è basato sul nulla. Sintesi di brogliacci interpretati e decontestualizzati da alcuni giornali. E’ bastato questo per ritrovarmi al centro di un frettoloso linciaggio mediatico. Perchè ho aperto un blog, mi hanno chiesto. I commenti che leggete in questo blog sono solo una parte della marea di quelli che sono stati postati in questi giorni. Molti sono di solidarietà. Moltissimi di insulti. Per me è stato molto istruttivo leggerli. Credo, oggi, che molto del livore che si è scatenato sia anche il frutto di un modo malato di fare informazione. E’ il caso di fermarsi a riflettere. Tutti quanti.
Ai tanti che mi domandano conto degli attacchi che mi sono stati rivolti, posso solo dire di andare a vedere i dati di ascolto della Rai negli ultimi cinque anni e le registrazioni di cosa è andato veramente in onda nei giorni della morte di Papa Giovanni Paolo II e delle elezioni amministrative del 2005. Ma quale collusione? Ma quali “inciuci”? La cosa che mi dispiace di più è che si sia detto che non ho voluto “collaborare” con l’Azienda sull’intera vicenda. E’ vero proprio il contrario. Ho solo chiesto di entrare nel merito non sulla base di articoli di giornale ma degli atti ufficiali che starebbero all’origine di quegli articoli. Infatti ho chiesto alla Procura di Milano di poter acquisire questi documenti. Li porterò a Viale Mazzini, non solo per fare chiarezza sulla mia posizione, ma anche per difendere la Rai dai teoremi inventati. Deborah
P.S. Lo devo confessare, sento un po’ la nostalgia del mio blog di Cartimandua. Forse anche io sono stata frettolosa.
Pubblicato in I miei commenti 105 Commenti »

7 commenti:

Anonimo ha detto...

ROMA— “Rai e Mediaset sono diventate un unico giocatore”. “Il primo ministro Berlusconi ha in mano un virtuale monopolio”. “L’Italia è un grande cartello nelle mani del capo di tutti i capi”. No, non sono slogan girotondini. Sono le mail che si scambiano nel 2002, subito dopo l’occupazione berlusconiana della Rai, i dirigenti americani delle major di Hollywood che fanno la spola tra Los Angeles e Roma per vendere film, telefilm e relativi diritti e licenze a Rai e Mediaset. E sono i primi a capire che ormai, in Italia, il libero mercato della tv non c’è più: da quando, in febbraio, il neopremier Silvio Berlusconi occupa Viale Mazzini col Cda presieduto da Antonio Baldassarre e col direttore generale Agostino Saccà, è nata la Televisione Unica Raiset. Che si mette d’accordo su tutto in vista di un solo obiettivo: spendere il meno possibile in programmi, abbassando qualità e costi. A tutto vantaggio di Mediaset che, senza più concorrenza, può abbattere gl’investimenti e massimizzare i profitti.

Il 22 febbraio 2002 Giovanni Pedde, capo della Paramount a Roma, scrive una mail a Gary Marenzi, presidente del settore tv della major. La mail, come molte altre, viene “intercettata” dalla Procura di Milano, che indaga sui presunti fondi neri accumulati dal Biscione sulla compravendita dei diritti e la allegherà agli atti del processo a Berlusconi & C. Pedde spiega subito a Marenzi chi sono Baldassarre e Saccà: “Entrambi sono espressione della coalizione di Berlusconi, questo potrebbe confermare che molto presto il mercato delle trasmissioni Rai si trasformerà in un monopolio”.

Previsione azzeccata. Il 13 agosto Pedde racconta attonito al big boss di Los Angeles quel che ha appena saputo in un pranzo di lavoro con i rappresentanti italiani di Warner e Columbia: “La Warner, ma anche la Columbia, hanno enormi difficoltà nel garantire l’approvazione dei loro contratti in Italia e, sia dalla Rai che da Mediaset, colgono chiari segnali di come i network si coordinino nei loro sforzi per abbassare il costo delle licenze e sostanzialmente diminuire il volume degli acquisti. I rappresentanti di ciascuna delle reti sono arrivati al punto di dire, a Rosario (Ponzio, della Warner, ndr) e Marco (Cingoli, della Columbia, ndr), che avrebbero fatto meglio ad accettare la nuova politica delle licenze perché la loro controparte (quella che una volta era il loro “concorrente”) aveva già scartato il prodotto in vendita”.

Poi fa i nomi dei due dirigenti Rai e Mediaset che, a suo dire, concordano il “cartello” contro il libero mercato: Guido Barbieri, capodivisione diritti e fiction di Mediaset, e Giancarlo Leone direttore di Raicinema: “In altre parole Guido Barbieri e Giancarlo Leone prima parlano tra di loro e decidono che cosa prendere da ciascuno Studio, poi stabiliscono percentuali uniformi (e più basse) da applicare nella loro trattativa e si coordinano nella strategia delle licenze così da metter lo Studio in un angolo”. Concorrenza all’italiana, appunto. Prosegue Pedde: “La situazione che Rosario e Marco stanno segnalando ai più alti vertici delle loro società ha già avuto effetti negativi sui piani di concessione delle licenze della Warner e della Columbia. Per loro lo scopo del nostro incontro a pranzo era di proporre che tu, Jeff Schlesinger (presidente di Warner Bros InternationalTv, ndr) e Michael Grindon (presidente di Sony Pictures Television International, ndr) vi incontriate e discutiate di una possibile contro-strategia. Ovviamente, in questo contesto, l’aiuto di Tom Rosenberg (produttore molto legato alla Rai, ndr) potrebbe essere essenziale se lui usa la leva di una negoziazione complessiva di tutti i diritti con la Rai per spingere i nostri pacchetti tv al costo che proponiamo. Al contrario, se lui non ci riesce o rinuncia al nostro pacchetto di offerte (in favore di altre opportunità con la Rai), la Rai potrebbe non solo farci delle controfferte ridicole per le licenze di The Dead Zone e Haunted, ma addirittura arrivare al punto di non prendere del tutto la serie, avendo preconcordato con Mediaset che anche Mediaset non è interessata all’offerta”. Devastanti le conseguenze che Pedde pronostica per gli studios ”Io non mi stancherò di dire quanto sia seria la situazione e quale impatto profondo può avere sulle nostre strategie di mercato. Il controllo esercitato da Berlusconi sul mercato televisivo è così pervasivo che senza qualche tipo di leva Rai e Mediaset avranno tutti i vantaggi e faranno danni che sarà impossibile recuperare”.

Gli studios hollywoodiani sono in allarme. Nella “budget analysis” della Paramount per 2003, si legge: “Con l’elezione di Silvio Berlusconi a primo ministro, l’aspetto politico ed economico del mondo dei media italiano è cambiato completamente. Da allora il Cda Rai e i top manager sono un’espressione delle forze politiche dominanti in Parlamento e del governo (e Berlusconi è il proprietario di Mediaset), questo sta a dimostrare che Berlusconi ora controlla tutto il panorama televisivo. I recenti effetti di questo monopolio si sono già manifestati visto che Rai e Mediaset stanno coordinando le loro azioni per ridurre i costi di licenza e il volume degli acquisti con un diretto impatto economico sulla capacità degli Studios di piazzare il loro prodotto attraverso pacchetti (...)“. Anche le altre corporation, nei messaggi tra produttori e distributori agli atti del processo milanese, affermano che “non esistono alterative in ltalia all’attuale monopolio”; “Rai e Mediaset in questo periodo sono sostanzialmente un unico giocatore”. Messaggi che si faranno sempre più preoccupati con l’avanzare in Parlamento della legge Gasparri, poi approvata nel dicembre 2004. Marenzi capisce al volo: “Il primo ministro Berlusconi ha in mano un virtuale monopolio”. Il 6 dicembre 2002 scrive a Mark Zachary, capo dell’ufficio americano di Mediatrade e Medusa Film (gruppo Fininvest), un messaggio carico di sarcasmo: “Il lavoro sta diventando molto più duro, e a quanto posso vedere l’Italia è proprio un grande cartello. I miei ringraziamenti al tuo ‘capo di tutti i capi’…» Cioè a Silvio Berlusconi.

giusto per dare un pò di dati in più!!

Anonimo ha detto...

I dirigenti americani delle major di Hollywood non sono nient'altro che dei comunisti.

maurom ha detto...

Vale per tutti gli "anonimi" che lasciano messaggi tratti da giornali o pubblicazioni: sarebbe opportuno citare, se non la fonte, almeno l'autore.
La credibilità delle affermazioni di un articolo dipende molto anche dalla persona che lo ha scritto.

Anonimo ha detto...

"La credibilità delle affermazioni di un articolo dipende molto anche dalla persona che lo ha scritto."

...se trovi inesattezze in quello che viene riportato controbatti altrimenti taci e non sparare le solite opinioni perchè di opinionisti come di ct in Italia siamo a quota 58milioni

Anonimo ha detto...

Chi è un Opinionista? chi ha un opinione? se è cosi, piu o meno , tutti abbiamo un opinione, giusta o sbagliata che sia.

(un vecchio (ne) mico)

maurom ha detto...

Come si può controbattere ad affermazioni che non si sa da chi vengano fatte?

Per chi era abituato a leggere la Pravda ed oggi legge il Manifesto o Liberazione, tutte le notizie pubblicate sono oro colato.

Tizio dice, Caio ha fatto e Sempronio ha sentito...e i riscontri?
Se mi invento una favola perdo credibilità, ma io sono solo un piccolo blogger; se la favola l'inventa un grande giornale, la caduta d'immagine è enorme ed il rischio di querele altissimo.
Ecco perché sono importanti le fonti e il nome di chi scrive: è una questione di reputazione.

Anonimo ha detto...

chi era abituato a leggere la pravda e oggi legge il manifesto e liberazione rappresenta lo 0,1 % della popolazione italiana.
sai cosa significa maurom?che sei ossesionato da cose che non esistono.
forse dovresti accorgerti che la pravda odierna sono le reti mediaset....