E' interessante studiare con freddezza la deriva che Gianfranco Fini ha intrapreso da quando ha scoperto di non potere più applicare l'unica strategia che conosce. Per 14 anni, dal 1993 a ieri, Fini, infatti, si è abituato a fare o dire ''più uno'' o ''meno uno'', rispetto a quanto diceva Berlusconi. Il massimo dello sforzo lo ha fatto quando ha tentato di sviluppare la politica del cuculo e di soffiare con la lista dell'Asinello la leadership a Berlusconi stesso (con esiti disastrosi). Per il resto... nulla. Non uno straccio di strategia, non uno straccio di idea nuova, tanto che il progetto coraggioso di Alleanza Nazionale (che era di Tatarella, non di Fini) è morto sul nascere e oggi An è saldamente nelle mani del gruppo dirigente del Secolo d'Italia, senza nessun apporto esterno.
Questa situazione anomala della leadership della destra italiana era sottotraccia, ed è esplosa con violenza non appena Fini si è scoperto in mare aperto, da solo. Quando Berlusconi -e proprio da San Babila!!!- ha spiegato che non ne voleva più sapere delle coalizioni obbligate, il leader di An ha scoperto -finalmente- di non avere uno straccio di strategia, di essere sbandato di quà e di là, anche verso l'estrema sinistra (ricordate il sì alla fecondazione assistita? ricordate il voto agli immigrati?) e di non sapere cosa fare.
Passati i giorni, nonostante la solidarietà attiva di Casini (che almeno ha una sua strategia di Cosa Bianca) Fini non è riuscito a dotarsi di una strategia e si è messo a insultare. Da qui l'accusa a Berlusconi di essere ''alla comica finale'', i toni stizzosi, la fine della sua immagine di politico fredddo e posato.
Un disastro. Pericolosissimo per lui e per il suo partito. Ha perso i nervi, e si vede. Questo, in politica, costa tantissimo.
Pure, Fini ha una strada lastricata davanti a sé: deve entrare nel Ppe e fare esattamente quello che ha fatto Aznar. Ma per farlo, deve sbarazzarsi delle incrostazioni ''sociali'' di diretta derivazione Rsi, che ancora appesantiscono lui stesso, il suo partito e soprattutto il suo nuovo, indispensabile alleato interno: Gianni Alemanno.
Durante l'intero governo Berlusconi ultimo, Alemanno ha fatto e imposto politiche ''alla Bertinotti'', è stato un ultraconservatore sul paino sindacale, (vedi il disastro Alitalia), ha detto di tutto -e a sproposito- contro gli Ogm, e ha sviluppato idee di ''socialità'' direttamente discese dalla ''rivoluzione fascista''.
Un bailamme antistorico.
Fini, questo nodo non sa e non vuole scioglierlo dentro il suo partito e quindi va alla deriva.
Un problema serio per tutto il centrodestra.
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