L’economia spagnola scavalca quella italiana e quella greca, da fanalino di coda dei paesi europei, si appresta a fare altrettanto. Gli esperti sono già pronti a tirare in ballo una serie di ragioni per spiegare il perché il nostro paese stia segnando il passo. Ma chiunque mastichi un minimo di politica sa bene che la causa principale della paralisi che condanna l’Italia ad un inesorabile declino non dipende da fattori economici o finanziari ma dalla incapacità della classe e del sistema politico ad esprimere un esecutivo capace di governare. Come una nave senza timone va considerata persa, un paese senza guida va considerato allo sbando. Il nostro paese è in questa condizione . E la conferma più clamorosa ed emblematica viene dalla storia del decreto sicurezza. Quello nato sull’onda della commozione e preoccupazione per l’assassinio di una signora romana ad opera di uno sbandato rumeno, successivamente svuotato di qualsiasi misura incisiva per ragioni legati ai difficili equilibri interni della maggioranza, in seguito imbastardito dall’inserimento sbagliato e strumentale della famosa norma anti-omofobia ed ora lasciato decadere per il rifiuto del Presidente della Repubblica di controfirmare un obbrobrio del genere.
La vicenda, che fa il paio con l’indecisione cronica sulla sorte dell’Alitalia, con la sequela di errori commessi nel caso Speciale, con le traversie di una finanziaria che aumenta la spesa pubblica, con gli errori che immobilizzano la Rai ormai da mesi, mette perfettamente in luce i diversi fattori che caratterizzano la diabolica capacità dell’esecutivo guidato da Romano Prodi di “sgovernare” il paese. C’è il dilettantismo di chi si lascia trascinare dall’emozione per vicende contingenti senza compiere valutazioni di sorta sulle conseguenze dei propri comportamenti improvvisati. C’è l’arroganza di chi è convinto che l’esercizio del potere possa prescindere dal rispetto delle regole, delle forme, della prassi democratica. C’è l’incapacità di spingere le diverse componenti della maggioranza a trovare mediazioni positive piuttosto che i soliti compromessi paralizzanti. E, peggio di ogni altra circostanza, c’è la tendenza inguaribile, nella impossibilità di affrontare e risolvere le questioni concrete, a compiere fughe nei problemi astratti condizionati dai pregiudizi ideologici. Da quest’ultimo punto di vista è emblematico che un provvedimento sulla sicurezza finisca nel nulla per una questione di principio astratto legato ad un tema diverso come quello della omofobia. Ci vuole altro per spiegare perché la Spagna ci supera e la Grecia è pronta a farlo? (l'Opinione)
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