mercoledì 30 settembre 2009

Beyond. Christian Rocca

Oggi il Fatto – il quotidiano diretto da Bracardi, quello di "in galera, in galera" – apre con un incredibile scoop. Mara Carfagna ha comprato un appartamento a Roma di 160 metri a un prezzo eccezionale: 930 mila euro. Un'inezia, per milionari come Travaglio. Il punto meraviglioso è che Carfagna non ha acquistato l'appartamento da un ente pubblico, ma da un privato. Ma per i manettari è lo stesso un oltraggio. E sapete perché? "Un magistrato e un giornalista offrivano 300 mila euro in più" (tre anni prima, prima della crisi, ma vabbé). Come si sono permessi di negare l'appartamento a un magistrato? Vergogna. Regime. In galera. (Camillo)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

L unico che evade le tasse e paga le case in nero è il signor Ezio Mauro.
Bi.M.

Ezio Mauro è un evasore fiscale e un bugiardo, parola dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate

Ezio - evado il Fisco e me ne infischio - Mauro s’è giocato la poltrona di Commander in chief del plotone di largo Fochetti. E’ una questione di giorni, al massimo di settimane; ma, prima o poi, rassegnerà le dimissioni dalla direzione de la Repubblica ed emigrerà all’estero. Su questo non ci sono dubbi (e nemmeno lui ne ha, al riguardo): troppo grande è la figura di merda che ha fatto.

D’altra parte, quale credibilità potrebbero riconoscergli ancora, i suoi lettori? Nessuna, presumibilmente. Li ha ingannati e buggerati. Per anni, infatti, ha lavorato con tenacia e costanza per costruirsi una reputazione da integerrimo Savonarola. E a conti fatti che si è scoperto, in questi giorni? Che è un classico moralista d’accatto: di giorno predica bene; di pomeriggio, invece, razzola malissimo ed evade il Fisco. Vizi privati e pubbliche virtù.

Per carità: a sinistra è una costante, questa. Non desta meraviglia: “sinistra” e “ipocrisia” sono sinonimi, infatti.

Si prenda Enrico Berlinguer. Nel 1981, come noto, enunciò la celeberrima “teoria” della “diversità comunista”. Con la quale evidenziava, tra le tante cose, come il suo Pci si distinguesse dalla marmaglia partitocratica, perché non faceva ricorso a finanziamenti illeciti. Infatti a quella data, il partito delle Botteghe Oscure percepiva soltanto da 30 anni, e illegalmente, danaro dall’Unione Sovietica. Quisquilie.

Quattro anni dopo, poi, Massimino D’Alema - per non mostrarsi meno capace del suo leader - intascava un bel finanziamento illecito per il Pci pugliese, dal patron delle Cliniche Riunite di Bari, Francesco Cavallari. Se Baffino non è finito in galera, dopo essere stato “beccato” con le mani nella marmellata dal Pm Alberto Maritati - cui confessò tutto -, è solo grazie alla prescrizione del reato. Bazzecole.

Per non parlare, poi, della tranche da un miliardo di (vecchie) lire della Tangente Enimont “approdata” al Bottegone. Diciamo che se in quegli anni, ad occuparsi della questione, non ci fosse stato il futuro Ministro - Ulivista - dei Lavori pubblici, l’allora pubblico ministero Totonno Di Pietro, Max D’Alema, Achille Occhetto e Walter Veltroni oggi risiederebbero nel lussuoso albergo Regina Coeli. Pinzillacchere.

Ma veniamo ad Eziuccio Mauro. Il poveruomo s’è rovinato con le proprie mani; lo si è già raccontato ieri.

Riassumo: il direttore de la Repubblica ha provato a spiegare che, quantunque abbia pagato 850 milioni di vecchie lire in nero per acquistare una casa, a suo dire non avrebbe truffato l‘Erario, ed anzi avrebbe sborsato più danaro del dovuto. Bubbole, naturalmente; per di più a tal punto inverosimili, da essere state smascherate con estrema faciltà da un notaio e dal vice direttore del quotidiano giuridico-economico Italia Oggi, Marino Longoni.

Anonimo ha detto...

Ma a Mauro la sorte non arride, nemmeno un po’. Anche l’ex direttore tributario dell’Agenzia delle Entrate, l’ente pubblico che si occupa di acciuffare gli evasori come Eziuccio, infatti, ha demolito pezzo a pezzo le panzane che il Nostro ha raccontato.

Ecco cos’ha scritto l’ex funzionario dello stato, Giorgio Fabbri:

“L’articolo 52 del Dpr 131/86 (Testo unico imposta di registro) regola il potere di accertamento dell’ufficio fiscale in materia di trasferimenti immobiliari e al quarto comma inibisce l’accertamento da parte dell’ufficio fiscale se è stato dichiarato nell’atto di compravendita un valore o un corrispettivo superiore a quello scaturente dal calcolo automatico con la rendita catastale.

Quindi l’articolo 52 invocato dal direttore-evasore non è una sorta di licenza a dichiarare un importo del corrispettivo tassabile, inferiore a quello pattuito e pagato, come ha lasciato intendere al suo auditorium.

L’articolo 72 dello stesso Dpr 131/86 richiamato dal direttore-evasore si occupa e regola il sanzionamento dell’”Omissione di corrispettivo” e nel caso del direttore-evasore ci dice che egli avrebbe dovuto corrispondere la differenza di imposta non pagata sulla somma di circa 800 milioni che corrisponde a circa 80 milioni di lire (che ha sicuramente evaso) e poi avrebbe dovuto pagare una sanzione amministrativa che l’ufficio fiscale avrebbe irrogato da un minimo di 160 milioni di lire ad un massimo di 320 milioni di lire.

Nel migliore dei casi il nostro direttore-evasore avrebbe dovuto pagare al fisco la “irrisoria” somma di 240 milioni di lire. Se questo fatto fosse venuto fuori entro i tre anni dalla stipula dell’atto di compravendita sarebbe stata l’unica realtà possibile.

Quindi il nostro direttore-evasore è proprio un evasore e basta”.

Anonimo ha detto...

Dieci domande ad Ezio Mauro, l’evasore fiscale

I fatti sono noti (o dovrebbero esserlo): Vittorio Feltri, pochi giorni or sono, ha pubblicato uno scoop messo a segno - un paio d’anni fa - da Franco Bechis (che a breve approderà a Libero, in qualità di vice direttore. Auguri). Lo scoop in questione riguarda l’attuale direttore de la Repubblica, Ezio Mauro. Il quale, nel 2000, acquistò un immobile ubicato in zona Parioli a Roma, non prima di essersi garantito la possibilità di pagarne una parte del prezzo “al nero”.

Sicché, su complessivi 2 miliardi e 150 milioni di vecchie lire - questo, il prezzo pattuito per la compravendita della casa -, il giornalista di largo Fochetti ottenne di poterne saldare 850 senza denunciarli al Fisco; mediante una serie di assegni dell’ammontare di 20 milioni ciascuno (ad eccezione di uno, del valore di 10 milioni di vecchie lire). E’ tutto documentato e provato.

Ezio Mauro, dunque, è un evasore fiscale. Per questo motivo a lui, che ha sempre vestito i panni del moralizzatore e del Savonarola, rivolgiamo le seguenti domande:

1) Dottor Ezio Mauro, visto il clamore suscitato in questi giorni dallo scandalo che la vede protagonista, è intenzionato a dimettersi da direttore del quotidiano la Repubblica?

2) Dottor Mauro, le pare coerente scagliarsi in pubblico contro i contribuenti infedeli, per poi comportarsi come quest’ultimi in privato?

3) Dottor Mauro, le è capitato altre volte di evadere il Fisco?

4) Dottor Mauro, ciò che percepisce in qualità di direttore del quotidiano la Repubblica, è interamente fatturato?

5) Dottor Mauro, ha mai aderito ad un condono fiscale?

6) Dottor Mauro, ha mai assunto lavoratori dipendenti “al nero”?

7) Dottor Mauro, può garantire che nessun collaboratore de la Repubblica lavori “al nero”, in particolare presso le redazioni di Napoli, Bari e Roma?

8 ) Dotto Mauro, è mai stato fatto oggetto di accertamenti fiscali?

9) Dottor Mauro, ha mai riportato una condanna per reati tributari?

10) Dottor Mauro, attualmente, ha procedimenti penali a suo carico?

Bi.M.