È toccato a uno scrittore talentuoso e non ortodosso, Massimiliano Parente, porre una questione tanto chiara quanto occultata da una quindicina di giorni: perché, nel Paese delle mobilitazioni compulsive per la “libertà in pericolo”, nella terra dei “professionisti dell’articolo 21”, nessuno sembra farsi carico dell’ostracismo proclamato dai vertici Rai nei confronti di Aldo Busi? Non entro nel merito delle cose dette da Busi in collegamento con Simona Ventura, né della complicata questione delle clausole contrattuali forse accettate dallo scrittore in vista della sua partecipazione all’Isola dei famosi: l’una e l’altra cosa mi sembrano francamente poco rilevanti.
Ciò che conta, invece, è la scarsa lungimiranza di alcune frange del centrodestra (la cui esultanza mi è parsa fuori luogo), che non va sottovalutata, ma che appare comunque assai meno grave dell’ormai cronico doppiopesismo dei manifestanti “de’ sinistra” a gettone: scatenati e ululanti, questi ultimi, se qualcuno osa toccare i privilegi della Busi (Maria Luisa), ma improvvisamente muti se vengono messi in causa i diritti del Busi, che, per inciso, è il più importante scrittore italiano vivente (e l’interessato, ci si può scommettere, contesterebbe il fatto che il suo primato sia circoscritto ai soli italiani, e ai soli viventi).
Tutto torna e ha una sua triste circolarità, del resto: Parente ha potuto sollevare la questione sul Giornale, non su Repubblica. E gli stessi che sono rimasti muti sul caso Busi (Aldo) si sono ben guardati dal dolersi per i recenti provvedimenti dell’ordine dei giornalisti nei confronti di Vittorio Feltri. Solita storia: prima si tratta di stabilire se sei un “amico”, un “nemico” o un “senza patria”. Solo nel primo caso hai diritto al rito della solidarietà; altrimenti, silenzio e indifferenza. Un caso italiano istruttivo: come tanti in passato, e come troppi altri in futuro, c’è da scommettere.
PS: Tra tanti anatemi rispetto a Busi e alla sua ultima performance all’Isola dei famosi, quasi nessuno ha colto un aspetto interessante, ed estraneo alle polemiche sul Vaticano. Aldo Busi, in un monologo vibrante e irresistibile, ha rivolto a Silvio Berlusconi quello che può essere considerato, a seconda dei punti di vista, un incoraggiamento stimolante o una critica appuntita, insistendo sull’esigenza che il governo faccia per davvero la riforma fiscale e la riduzione delle tasse. Ma, anche su questo, silenzio: una destra troppo distratta non ha fatto tesoro della spinta, e una sinistra troppo faziosa non ha saputo valorizzare l’obiezione. Vorrà dire qualcosa? (il Velino)
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