martedì 13 aprile 2010

Un' Italia di scorpioni suicidi. Giampaolo Pansa

Gli avranno fatto il lavaggio del cervello. Devono avergli offerto qualche escort. Questo vecchio stronzo di merda. Vecchio scarpone inutile. Regalategli una tessera del Pdl. Vergogna. Mortacci sua. Uè, Giorgio, mi firmi sta cambiale? Bastardo. Per lui ci vuole il ricovero coatto. Deve crepare nel peggio ospizio. Non so se sia meglio un presidente così o un presidente pedofilo. Lui e altri politici possono governare perché noi italiani non abbiamo il coraggio dei thailandesi di assaltare i loro palazzi. È andato a inaugurare Vinitaly, forse c’è un nesso con il fatto che ha firmato quella legge infame. Abbi un minimo di dignità: dimettiti! Hanno preso la Costituzione e ci si sono puliti il culo: l’unica cosa che mi rallegra è che tra poco glie la faremo mangiare…

Dobbiamo questa antologia di insulti all’accortezza intelligente di una collega del Giornale, Paola Setti. Ha avuto la pazienza di cercare su Facebook e su altri siti internet che cosa diceva il popolo del web contro il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Colpevole di aver firmato la legge sul legittimo impedimento, considerata dai blogger un regalo al Caimano, ossia al premier Silvio Berlusconi.

Dopo aver letto l’articolo di Paola Setti, mi sono congratulato con me stesso. Ho già spiegato in un Bestiario che sto lontano da Internet, non navigo mai, non me ne importa nulla. Per averlo detto, mi sono beccato gli sfottò persino da un collaboratore del Riformista. Ma ho continuato a fregarmi le mani soddisfatto. Per aver deciso da tempo di non partecipare al Festival dello Scorpione.

Qualcuno ricorderà la favola dello scorpione e della rana. Siamo sulla riva di un fiume. Lo scorpione s’imbatte in una rana e le dice: ho bisogno di andare sull’altra sponda, mi porteresti di là? La rana si corica sul dorso lo scorpione e inizia a nuotare verso la riva opposta. Quando sono al centro del fiume, lo scorpione punge la rana e le trasmette il suo veleno. La rana inizia ad affondare e spiega allo scorpione: stiamo per morire entrambi, anche tu annegherai, perché mi hai punto pur sapendo che tirerai le cuoia? Lo scorpione risponde: non posso farci niente, me lo impone la mia natura.

Sono come gli scorpioni coloro che predicano l’odio. Sanno che se la baracca Italia cadrà anche loro ci rimetteranno la pelle. Eppure non rinunciano a spargere veleno. Contro tutto e contro tutti. Sino a ieri, il bersaglio preferito era Silvio Berlusconi, oggi è il capo dello Stato. Non è la prima volta che succede. Negli ultimi tempi della presidenza di Francesco Cossiga, eravamo fra il 1991 e il 1992, anch’io ho partecipato sull’Espresso alla battaglia polemica contro di lui. Lo chiamavamo “il Pazzo del Colle”. In seguito me ne sono vergognato. Potevamo finire in tribunale accusati di vilipendio del capo dello Stato. Ma Cossiga si è dimostrato tanto generoso da non mandarci sotto processo.

Erano altri tempi. Tutto si sfogò nell’inchiesta di Mani pulite contro Tangentopoli. Oggi di sfogatoi non ne vedo. Mi ero illuso che, dopo le elezioni regionali, il clima cambiasse. Ma il cielo sereno è una speranza vana. La piccola Italia che partecipa alla battaglia politica si mostra sempre più avvelenata. Gonfia di odio. Nemica di tutti e dunque anche di se se stessa. Vogliosa di guerra, oggi con le parole, domani chissà.
Il forte aumento delle astensioni è dovuto al rifiuto di una politica stravolta dalla cattiveria. Il cittadino senza potere la respinge, la cancella, non vuole più regalarle il voto. Il buon senso e il desiderio di pace spingono molti a essere refrattari a questo andazzo suicida. Un andazzo che è subito ripreso, con la stessa colpevole arroganza di prima.

Anche le riforme istituzionali stanno diventando un nuovo fronte di guerra. Non parlo soltanto dello scontro fra Berlusconi e Gianfranco Fini. Prima o poi, il duello si concluderà con un divorzio, come succede tra coniugi che le nostre madri definivano con una parola unisex: i malmaritati. Parlo di quanto accadrà dopo. La verità è che non verrà fatta nessuna riforma, se non da un vincitore sulla pelle dello sconfitto.

A volte penso che sia impossibile evitarlo. Un amico, pure angosciato quanto me, mi ha consigliato di dare un’occhiata al mondo. Nei paesi poveri la gente muore di fame. Il terrorismo impazza dappertutto. I kamikaze si fanno esplodere persino nel centro di Mosca. L’Iran minaccia di lanciare missili atomici su Israele. Bin Laden, o chi per lui, dichiara che farà scorrere il sangue ai mondiali di calcio in Sudafrica. I fanatici crescono a vista d’occhio. La grande crisi economica non è per niente superata. E soprattutto viviamo in un’epoca di scorpioni. Come possiamo sperare che in Italia vincano le colombe o almeno le placide rane?

Eppure abbiamo il dovere di credere che la moderazione sia sempre una virtù. Ecco un obbligo per i media. A cominciare dalla carta stampata. Ho l’impressione che la cattiveria non li aiuti più a crescere. I lettori stanno calando per tutti i giornali. Vogliamo domandarci il perché? Chi acquista un quotidiano o un settimanale desidera capire come va il mondo e non essere travolto da un diluvio di carognate.
Mi chiedete un esempio? Come ha rilevato ItaliaOggi, dall’inizio del 2009 alla fine del marzo 2010, un illustre settimanale ha stampato ben ventidue copertine contro Berlusconi. L’ultima prima del voto presentava la faccia del Caimano con il titolo “Stop a Silvio”. Eppure quella testata continua a perdere copie su copie. Vorrà dire qualcosa o no? (il Riformista)

Nessun commento: