Domenica prossima la rassegna stampa di Radio radicale non sarà più condotta da Daniele Capezzone, al quale tra oggi e domani sarà comunicato ufficialmente che la sua ormai abituale trasmissione di lettura dei giornali domenicali non è più gradita. Questo capiterà a due giorni dal lancio della nuova avventura politica capezzoniana, un network di cui ancora non si conoscono né nome né simbolo né proposte, ma che ai radicali di stretta osservanza pannelliana pare con ogni evidenza un’eresia.
“Non se ne può più – dice al Foglio il direttore della radio Massimo Bordin, uno che dentro il partito ha fama di difensore di Capezzone – la rassegna stampa e Radio radicale non possono diventare la cartina di tornasole del rapporto tra Daniele e il partito, sono altre le sedi e gli strumenti del confronto e del dibattito, ma Capezzone non partecipa più alle riunioni degli organi di cui è ancora membro e usa la radio per dire che è necessario superare tutti i partiti, compresi i radicali”. Così Bordin ha deciso che chiederà “a qualcun altro di leggere i giornali” a partire da domenica prossima, perché “Daniele non può condurre una campagna politica contro i radicali, costruire un network politico senza i radicali e farlo addirittura dai microfoni della radio proprio nei giorni in cui c’è la riunione del Comitato nazionale”.
Capezzone ha appreso del licenziamento dal Foglio, pochi minuti prima di un dibattito milanese con Pietro Ichino: “Mi spiace e mi addolora questa prova di zelo di Massimo Bordin, soprattutto perché proviene da una persona che stimo che in questi mesi mi ha difeso, cosa di cui non mi stancherò di ringraziarlo. A me non è stato ancora detto niente, non sento Bordin da quattro settimane, quando mi ha comunicato la cancellazione dell’intervista settimanale che solitamente seguiva la lettura dei giornali”. Fatto il riassunto delle parole di Bordin, Capezzone replica: “Mi paiono argomenti fragili, una scusa bella e buona, diciamo che la prossima volta che alla radio parleranno di bavagli, ci sarà da ridere”. Non che Capezzone non se l’aspettasse, visto che da quattro settimane conclude con un “Arisentirci a domenica prossima, speriamo”. Sei mesi fa Bordin aveva pubblicamente difeso Capezzone dall’ira pannelliana che, in diretta radiofonica, aveva suggerito al direttore di togliere lo spazio settimanale al ribelle Capezzone. Bordin disse che non era il caso e che, semmai, avrebbe dovuto essere l’editore ad assumersi la responsabilità del licenziamento. Capezzone ringraziò, ma ora secondo Bordin lo scontro interno è diventato troppo spiacevole: “Non c’è nessuna censura, tanto che sono giorni che proviamo a intervistare Daniele, ma lui rifiuta”. Sei mesi fa, racconta Bordin, Pannella “non si è imposto” e Capezzone ha continuato tranquillamente a condurre la rassegna stampa: “Ma ora ad andarci di mezzo è Radio radicale, così ho fatto lo sforzo di impormi io all’editore e di prendere la decisione. Francamente non se ne poteva più”.
In sei mesi tra l’ex segretario e il suo partito non sono state affatto rose e fiori, con Capezzone a parlare di mobbing nei suoi confronti e con Pannella (ed Emma Bonino e Marco Cappato) a sparare a pallettoni sul frazionismo capezzoniano. Bordin provava a mediare, per quanto la cosa coinvolgesse la radio: “Sono dispiaciuto – dice Bordin – anche perché l’analisi e la lettura della situazione politica tra Daniele e i radicali non è così diversa, al di là delle reciproche sgradevolezze che certo non sono mancate”.
In realtà Capezzone è sempre più scettico, per usare un eufemismo, di Romano Prodi e del suo governo, fino a essersi astenuto all’ultimo voto di fiducia, mentre Pannella e Bonino sono gli autonominati “ultimi giapponesi di Prodi”, anche se l’altro ieri proprio ultimissimi non sono sembrati, quando – con toni capezzoniani – hanno criticato la decisione del governo di cancellare lo scalone pensionistico. Capezzone incassa e rilancia: “Continuano a sbagliare analisi, si sono appellati a Prodi, come se fosse la vittima e non il problema”. Come finirà è difficile dirlo, visto che Pannella fa di tutto perché Capezzone lasci la ditta e Capezzone non si muove nemmeno con le bombe (“va detto – riconosce Bordin – che in questo Daniele è bravissimo”). Ci saranno certamente altre puntate di Casa Pannella, come sempre live su Radio radicale, in attesa della nascita del misterioso network prevista per il 4 luglio, giorno dell’indipendenza americana dagli inglesi e, forse, di quella capezzoniana dai radicali.
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