giovedì 9 agosto 2007

Avanti così verso la bancarotta. Claudio Borghi

Il governo sarà in vacanza, ma quando si tratta di escogitare idee dannose non riposa proprio mai. L'ultima trovata riguarda la possibilità di vendere le riserve d'oro della Banca d'Italia con il pretesto di ridurre il debito pubblico. Sotto l'ombrellone di Castiglion della Pescaia ieri Prodi ha detto che «è positivo che se ne parli» mettendo il suo sigillo sulla proposta buttata lì nelle ultime mozioni agostane di una svogliata Camera dei Deputati. Per una volta accogliamo la proposta e parliamone: è un'ipotesi giusta o sbagliata?
Semplice, è sbagliatissima: innanzitutto bisogna mettere in chiaro una cosa fondamentale, la ricchezza non si crea e non si distrugge, se si diminuisse il debito usando l'oro, l'Italia rimarrebbe tale e quale, avrebbe solo sostituito una ricchezza difficile da spendere con una facilissima. Da un punto di vista strettamente finanziario la scelta di mantenere buone riserve auree negli ultimi anni è stata ottima: nel 2001 l'oro quotava attorno ai 250 dollari per oncia contro i quasi 700 dollari attuali. Per intendersi, se il Governo Berlusconi, appena entrato in carica, avesse attuato questa idea malsana che sta ora solleticando Prodi, l'Italia avrebbe perso 25 miliardi di euro, un'enormità in confronto ai pochi interessi passivi che si sarebbero risparmiati sul debito.Il governatore Draghi pare sia in fase di allarme rosso, e anche nell'Ue le prime sirene di emergenza sembra abbiano cominciato a suonare. In teoria l'oro è al sicuro: il governo non può dare ordini alla Banca d'Italia, la cui indipendenza è tutelata da numerose leggi e trattati, fra cui il chiarissimo articolo 108 del Trattato Europeo, ma con Prodi, Visco e compagnia la fiducia è quella che è. Anche i più sprovveduti infatti capiscono che lo scambio oro/debito sarebbe solo un modo in più per consentire ad un esecutivo disperato quello di cui ha più bisogno per sopravvivere: vale a dire spendere.
E il Paese si sta avvitando in una spirale di spese certe a fronte di entrate quantomeno dubbie: se per un caso disgraziato l'economia mondiale dovesse rallentare (e la recente crisi dei mutui subprime americani, è stata un sufficiente campanello d'allarme) per le nostre finanze sarebbe un dramma di impossibile soluzione, avente come unico responsabile un governo che poteva mettere fieno in cascina, e che invece sta dilapidando tutto. Sarebbe (forse) ammissibile pensare di toccare le riserve in condizioni di assoluta emergenza: dilapidarle al massimo del ciclo economico, dietro la foglia di fico di ridurre minimamente un debito che, c'è da scommetterci, verrebbe immediatamente ricostituito per coprire i mille buchi che i provvedimenti senza vera copertura, come la controriforma delle pensioni, di sicuro apriranno, è criminale. Il solo fatto che un'idea del genere sia accolta da Prodi e persino da un ex banchiere centrale come Padoa-Schioppa dà la misura della mancanza assoluta di scrupoli e ritegno del premier e della sua maggioranza.

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