Il professor Prodi elude il problema ’ndrangheta con la sociologia.
Pare che la specialità di Romano Prodi sia diventata quella di eludere i problemi con qualche frase evocativa che ha solo l’effetto di spostare l’attenzione dalla durezza della realtà a un mondo rarefatto di buoni sentimenti puramente retorici. L’ultimo esempio di questa attitudine è il suo commento all’inesauribile faida calabrese, segno di una preoccupante incapacità dello stato di far rispettare le sue leggi. Invece di dire che cosa intende fare, se pensa di mandare nuove forze dell’ordine, se vuole impiegare l’esercito, come si è fatto altrove con effetti significativi, se pensa a un intervento straordinario sulle amministrazioni locali a rischio di inquinamento o su quella regionale ancora lacerata dall’insoluto caso dell’assassinio Fortugno, il capo dell’esecutivo si è lanciato in una lirica esaltazione della funzione risanatrice dei giovani in quella terribile situazione. Basta pensare all’effetto che faranno queste frasi sull’opinione pubblica internazionale, e soprattutto tedesca nel caso specifico, per rendersi conto della distanza incolmabile che si dimostra tra la gravità e l’urgenza di una situazione insostenibile e i vaneggiamenti retorici e sociologici proposti in alternativa a interventi concreti. D’altra parte i giovani che vivono in Calabria risentono della condizione generale che pesa come una cappa su molti territori nei quali la presenza dello stato è aleatoria o, peggio ancora, rappresentata solo dallo sfoggio di auto blu di sfrontati esponenti politici. In queste condizioni, l’appello a giovani che non trovano lavoro a causa di un’economia che non decolla per la morsa insopportabile della criminalità che si somma ai costi del clientelismo, un’arretratezza dalla quale non ci si libera senza un forte ancoraggio a una legalità garantita da uno stato che si fa rispettare, appare addirittura beffardo. Le speranze che la protesta dei giovani calabresi dopo l’assassinio Fortugno avevano suscitato sono destinate a disperdersi e rifluire se non si potranno appoggiare su un’azione decisa e crescente dello stato. Quest’azione non c’è stata, e la faida d’esportazione dimostra questo, non la tesi consolatoria che si uccide in Germania per evitare il controllo del territorio esercitato dalle forze dell’ordine in Calabria. E’ vero il contrario: la logica della vendetta, che è l’opposto della giustizia, cresce a dismisura a causa dell’impotenza di uno stato ridotto al ruolo di sociologo.
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1 commento:
Salve e complimenti per il blog.Concordo pienamente con questo post.Anche io ho affrontato il problema con un post.Passa dalle mie parti,aspetto un giudizio.A presto
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