giovedì 23 agosto 2007

Nuovi partiti. Davide Giacalone

Non credo gli italiani stiano perdendo il sonno, interrogandosi sull’eventuale nascita di un nuovo partito. Capisco l’agitazione di marescialli e pretoriani, che essendo stati tutti nominati ora temono che qualcun altro lo sia al posto loro. Se avessero impiegato gli anni passati per far politica, produrre idee,
condurre battaglie, mostrarsi fermi e non disposti al cedimento, se ne potrebbe parlare, ma se tutto si riduce a scegliere scarpe e vestito degli esecutori, bé, la faccenda non è poi così interessante.
C’è, però, il lato divertente. Riguarda le tante vergini senz’anima che si credono pensanti solo perché scriventi o parlanti. Dicono: non si fa un partito dal notaio. Osservano: il leaderismo personalistico e padronale è pericoloso. Poveri fessi, si guardino attorno. Il partito personale lo fondano anche soggetti come Di Pietro o Dini, senza che se ne avverta la scandalosa pochezza. Forza Italia ha un fondatore ed una data di nascita, ma dopo hanno visto la luce anche prodotti con genitori meno certi. La Margherita non ha fatto il Risorgimento, ed è composta anche da figli dell’Asinello (prodiani) e dei Democratici. Mastella e Casini debuttarono assieme, dopo la fine della Dc, poi litigarono ed ora ci fanno sapere che “dialogano”. Immagino parole assai cogitate. Il passato ce l’hanno quasi solo quelli che se ne vergognano: comunisti e fascisti. I primi stanno per darsi un leader che nega anche di esserlo stato, i secondi hanno sempre lo stesso, ma che almeno ne ha cambiato la fisionomia. La politica è questa perché fondata sulla bugia e la falsificazione del passato, anche recentissimo. Poggia su un fondo limaccioso e scivola perché priva di dignità e forza ideale. Battuto il culo si rialza e cambia nome.
Berlusconi ha dimostrato di non essere affatto di plastica, semmai con una tenuta politica ed elettorale personale ed eccezionale. Ma è l’intera politica italiana ad essere preda della deriva sintetica, con un governo senza maggioranza né politica né elettorale che sopravvive perché guidato da un trasformista senza scrupoli e senza freni, e composto da gente che non sa che altro fare. Il passato è stato bandito da tutte le parti, la memoria è divenuta impraticabile e pericolosa, mentre le animelle s’arruffano per non essere escluse dalla riffa elettorale.

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