lunedì 17 dicembre 2007

Le nostre paure più grandi. Luca Ricolfi

Il New York Times ci dipinge come un Paese infelice, in preda al malessere e alla sfiducia nelle istituzioni. Come dargli torto? Negli stessi giorni la nostra classe dirigente conferma, se ve ne fosse bisogno, di che pasta è fatta. Milioni di lavoratori dipendenti hanno il contratto scaduto. Dopo mesi di sordità del governo, i sindacati degli autotrasportatori paralizzano il Paese, provocando perdite economiche e speculazioni sui prezzi. Le cronache riferiscono che ai funerali degli operai della Thyssen un ministro suggerisce ai lavoratori di fare come i camionisti. I sindacati confederali minacciano lo sciopero generale se il governo non li convocherà «entro la fine di gennaio». I sindacati dei lavoratori dell’Alitalia, che già perde 400 milioni di euro l’anno, non trovano di meglio che minacciare agitazioni natalizie, anche contro le regole che lo vietano. Ieri pomeriggio, infine, le agenzie hanno dato notizia di altri scioperi: commercio e farmacie nei prossimi giorni, ferrovie e trasporti locali a gennaio. Intanto il ministro Padoa-Schioppa, che con la Finanziaria 2007 era riuscito nell’impresa di frenare la crescita e con quella del 2008 riuscirà in quella di far peggiorare i conti pubblici, deve registrare l’ennesimo schiaffo a se stesso e all’autorevolezza del governo: a quanto pare dovrà rimangiarsi le due più importanti «epurazioni» degli ultimi mesi, reintegrando Angelo Petroni nel consiglio di amministrazione della Rai e il generale Speciale al vertice della Guardia di Finanza.

L’aria che si respira fra la gente si è fatta pesante. Non c’è speranza né rabbia, non c’è voglia di cambiare né impegno. Solo una grande rassegnazione, e un cocktail pericoloso di scetticismo e di paura. Niente a che fare con il clima dei primi Anni 90, quando il desiderio di voltar pagina prevaleva sulla convinzione che il libro della nostra storia fosse ormai chiuso. Nonostante il V-day di Grillo, nonostante il successo del libro di Stella e Rizzo su La casta dei politici, nonostante qualche sporadico sbuffo di girotondismo, oggi gli italiani sembrano attraversati soprattutto da tre grandi paure.

C’è, innanzitutto, la generica paura del futuro. Essa si basa sul fatto che nessuno è più in grado di fare i suoi conti, perché la politica trasmette quotidianamente un messaggio d’incertezza. Non solo non sappiamo quali leggi saranno approvate e quali no, non solo non sappiamo quali sorprese ciascuna di esse potrà contenere, non solo non sappiamo quanto durerà questo governo, ma lo stesso dibattito sulla legge elettorale irradia continuamente e involontariamente il medesimo deprimente messaggio: da anni non siamo governati, nessuno ci sta governando, nessuno ci potrà governare.

C’è poi la paura per la situazione economica delle famiglie. Governi, Confindustria e autorità statistiche tentano periodicamente di rassicurarci, raccontandoci che in questi anni il potere di acquisto delle famiglie è aumentato. Ma la realtà, molto probabilmente, è che le statistiche non sono state in grado di registrare lo «scalino» dell’euro (fra il 2002 e il 2003), e ora sottovalutano le difficoltà delle famiglie a far quadrare i bilanci. Nonostante la crescita dell’economia, in gran parte dovuta al trascinamento dell’anno scorso e all’effetto Fiat, il 2007 è stato un anno pessimo per i bilanci familiari, appesantiti dall’aumento del costo del denaro e dalla stangata fiscale della prima finanziaria del governo Prodi (secondo i dati Isae, quest’anno il numero di famiglie in difficoltà ha toccato il massimo storico da quando esiste l’indagine, ossia dal 1999).

C’è infine la paura della criminalità e dell’immigrazione. L’indulto ha provocato un improvviso e ingente aumento dei reati, che già erano cresciuti sensibilmente durante gli anni del governo Berlusconi, mentre il numero di immigrati irregolari sembra aver raggiunto il suo massimo storico (circa un milione di persone, con un tasso di criminalità che è circa 10 volte quello degli immigrati regolari, e circa 30 volte quello degli italiani).

Sono soprattutto queste tre paure che ci rendono insicuri e alimentano il nostro senso di vulnerabilità. Il guaio è che da nessuna di esse è possibile liberarsi rapidamente. Certo, non mancheranno politici, sindacalisti, industriali e banchieri pronti a raccontarci che per uscirne basta seguire le rispettive ricette. Ma la realtà è che ci vorranno anni per liberarci da questa classe dirigente, anni per tornare a recuperare il potere di acquisto perduto, anni per tornare a vivere in città più sicure. Molti italiani ormai l’hanno capito, altri se ne stanno rendendo conto dopo le illusioni e le ubriacature dell’ultimo decennio. Forse è anche questo che ci rende un po’ tristi, come ci dipinge il New York Times.

Possiamo fare qualcosa? Sì, liberarci il più in fretta possibile di questo ceto politico, e non credere a chi proverà a prenderne il posto sventolando ricette semplici e promettendo soluzioni rapide. (la Stampa)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Signor Luciano nel 2007, grazie ad un piccolo scatto, è riuscito a portare il suo reddito lordo annuo ad un soffio sopra i 33mila euro. L’anno prima era un pelo sotto: parliamo di una retribuzione netta poco superiore ai 1600 euro al mese. Stipendio non certo da ricco. Ebbene, Luciano nella sua busta paga di dicembre, comprensiva della tredicesima, si becca 150 euro in meno rispetto all’anno precedente. Avete capito bene: questo è uno degli effetti distorsivi della riforma fiscale introdotta da Visco.
Khaldun, chissà se può essere definito un berlusconiano, alla fine del 1300 scriveva: «Agli inizi, gli Stati applicano percentuali di tassazione bassa, ma raccolgono comunque grandi somme. Con il tempo i governanti diventano più avidi e alzano le aliquote, le attività economiche vengono disincentivate e le entrate per le casse dello Stato diminuiscono».
La cosa incredibile è che questo principio base non sia ancora chiaro. Meno incredibile, è circa un anno che lo andiamo ripetendo, è che solo oggi ci si accorga delle mostruosità fiscali fatte dalla riforma Visco. Il vantaggio di una pessima riforma fiscale è che i suoi effetti si dispiegano nel tempo e non sono immediati. Solo a dicembre, con il conguaglio di fine anno, i lavoratori si renderanno conto, nella loro ultima busta paga, che le riforme introdotte e annunciate come difensive della classi più deboli, sono un salasso praticamente per tutti. E solo nei prossimi anni ci accorgeremo che la fiscalità eccessiva che continua ad essere la regola di questo Paese è la causa del suo impoverimento. L’incentivo a fare di più, a rischiare maggiormente, a sacrificare il proprio tempo libero, con un fisco di questo genere è inesistente.
da Il Giornale
di oggi

Anonimo ha detto...

«Mi ritrovo 150 euro in meno nella tredicesima. Eppure non ho uno stipendio da nababbo». Luciano è un impiegato delle Ferrovie dello Stato, abita in una piccola città di una Regione rossa. Il suo sfogo è uguale a quello di tanti italiani del ceto medio stritolati da un fisco sempre più invasivo. Aliquote, addizionali, imposte locali da un lato; inflazione, raffica di aumenti e super benzina dall’altra annunciano un 2008 all’insegna della recessione, certificata anche dalle simulazioni del Giornale pubblicate nei giorni scorsi e dalle associazioni dei consumatori. «Il mio stipendio? Quando è grasso - dice al telefono Luciano - arriviamo a 1.800 euro mensili. Una cifra commisurata alle responsabilità di chi, come me, opera in un’azienda che ha dirette responsabilità sulla sicurezza di milioni di persone».
Il salasso di fine anno si nasconde dietro le voci «trattenute» e «imposte» ed è consistente: 989,31 euro più 1.806,63 euro di tasse. Su quasi 6mila euro di compenso lordo, dunque (5.942,92 euro per l’esattezza) 2.689,69 euro finiscono tra Inps e fisco. Si tratta di più del 45% dello stipendio lordo ed è uno degli effetti delle nuove aliquote fiscali volute dal viceministro dell’Economia Vincenzo Visco. «È una vergogna portare la tassazione di un reddito da lavoro dipendente come il mio all’aliquota del 41%! Almeno voi ditelo che il governo Prodi ci sta riducendo alla fame!». ...
Nella mia città l’Ici è praticamente raddoppiata (da 0,5% all’1%, ndr), mentre l’addizionale regionale Irpef è al livello massimo consentito. In più, poiché la nostra Panda è una Euro 0, ci è toccato anche pagare un sacco di soldi perché è considerato un veicolo inquinante». Il caro benzina, i rincari di alimentari e bollette ha fatto il resto. ...
Visco si difendeva così dalle critiche del centrodestra: «La Finanziaria comprende una riforma fiscale a favore dei cittadini che hanno minori possibilità economiche, grazie a diversi strumenti come nuovi scaglioni fiscali, nuove detrazioni di imposta per lavoro e per carichi di famiglia, netto rafforzamento degli assegni familiari». Secondo i calcoli di Visco «un lavoratore dipendente con 28mila euro di reddito con coniuge e un figlio a carico guadagnerà 294 euro netti l’anno in più». Il caso «scuola» di Luciano dimostra esattamente il contrario.

felice.manti@ilgiornale.it

Anonimo ha detto...

cosa c'entra l'inflazione, la raffica di aumenti e la super benzina con il fisco???
mahh!!!!

Anonimo ha detto...

MILANO – La categoria non è certo rinomata per l’ottimismo, ma fa impressione il catastrofismo dei commercianti: la terza edizione dell’Osservatorio sui consumatori, realizzato dalla Ispo di Renato Mannheimer in collaborazione con Agos, ha chiarito che le aspettative sulla ripresa dei consumi non fanno parte dell’orizzonte dei commercianti; per quasi 7 esercenti su 10 la situazione economica del Paese è «problematica o molto problematica», con un miglioramento della percezione complessiva appena percepibile rispetto a ottobre.

da Il Corriere d Sera

Anonimo ha detto...

Sicurezza, il dl sarà lasciato decadere
Il governo sembra intenzionato a non convertire il decreto: «Non c'è tempo per correggere l'errore»
- Esulta l'opposizione. «Il decreto, da come abbiamo capito, verrà lasciato decadere - afferma Maurizio Gasparri, dell'ufficio politico di An -. È una affermazione della nostra battaglia contro un provvedimento fiacco e confuso per via di una norma, quella sull'omofobia, che non avrebbe consentito il sì da parte del Capo dello Stato. Si tratta dunque di una nostra vittoria politica». Nella vicenda Gasparri richiama l'attenzione sul «ruolo positivo svolto da Napolitano». «Noi - conclude l'esponente di An - apprezziamo questa sua attenzione, che merita un atto di rispetto da parte del Governo».
da Il Corr d sera

Anonimo ha detto...

OGGI ‘A SORA NENA STAVA TRANQUILA DAVANTI AR TELETV QUANNO CHE SO RIVATTE LE NOTTIZZIE FRESCHE FRESCHE SU LE DISAVENTURE DE ZI’ROMANO E DER COMPARUCCIO SUO CHE CHIAMA STIOPPA.
MENTRE CHE SE PARLAVA DE QUELI DER SENNATO DOPPO’ABBOCCIATURA RIVATA SU 'A CAPOCCIA A ZI’ROMANO ADETTO
- CHE LO POSSINO AMM … … BIP …BIP … BIP … ECC. (CENZURA)
POI ER DISCORSO, COME SE SA , CAMBIA CHE SE DOVEVA STA A DISCUTE DE UN CERTO STIOPPA (CHE STIOPPA SEMPRE E QUINDI DEVESSE PERICCOLOSO) CHE AR TARRE LANNO FATO CIANCHETTA. QUANNO CHE ASSENTITTO LA MOTTIVVAZZIONE 'A SORA NENA ADDETTO
- ‘STO MORAMM …BIP … BIP … BIP … ECC. (CENZURA)
DOPPO DECCHE’ FRA NA FRESCACCIA E LALTRA CE’ CHIADDETTO CHE ER CONSILIO DE LI STATTALI LA BOCIATO PURO LUI. ‘A SORA NENA A ATTIZZATO LORECHIA E POI HA ESCRAMATTO
- A LI M … BIP … BIP … BIP … (CENZURA, CENZURA, CENZURA)
INTANTO SEMPRE ‘A TIVVU ADDETTO CHE VONNO SFIDUCIA’ QUER CERTO STIOPPA. ALORA ‘A SORA NENA E’ SARTATA SU ‘A PORTRONA, TANTOCCHE’ BURICCHIO, ER GATTO SUO, E’ANNATO ANASCONNESE SOTTO AR DIVANO, A VOCE ARTA E STENTORA A URLATTO
-E ‘STO FRESC … BIP … STA SEMPRE LLI CO’A FACCIA DDE BBRONZO A SUCCHIACCE ER SANGUE! MA CHEVVADA A F … BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP !
POI ‘A SORA NENA SE NE’ ANNATA A FA’ ‘A SPESA.
E ONNIVORTA CHE SE FERMA A LEGGE LI PREZZI DICCE
- BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP …!
QUANNO CHE ARITTORNA ACCASA PARLA CO ‘APPORTINARA E SICOME ER DISCORSO CASCA SU ER GOVVERNO DICCE - BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP BIP … PE’ LLORO E PE’ TUTTI QUELI COMME VOI!
INTANTO SE’ FATO TARDI. ER SOLLE TRAMONTA E SE SPENNIE IMMARE. CALLA ‘RNERO MANTELO DELA NOTTE CO’TUTTE ‘E STELE CHE BRILENO. VOLENO ‘ECIVETE E LI PIPPISTRELI CHE SUNISCONO INCORO ALORIDO VAMPIRRO VISCHIO CHE A MEZANOTE APPRE IL LUGGUBBRE MANTELO TETRO E VOLA INCERCA DE PREDE DA SUCHIA’.
‘A SORA NENA ALLEGATO AR COLO DE BURICCHIO UNA PICOLA MEDALIETA CO LIMAGINE DE ‘A ROSSABBINDA COSSI’ ER GATTO GIRA PE LI TETTI TRANQUILO CHE VISCHIO NONSAVICINA.
EFINITO DE PARLA’ DE COSE SERIE NON CE’PIU’SPAZZIO PE’E FRENIACCE E CON QUESTO CIA RIVEDEMO.

Anonimo ha detto...

IL GOVERNO DELLE TASSE

Fisco sempre più ingordo: in 11 mesi quarantun miliardi di maggior gettito


Ogni mese, un record. Ma se il campione si chiama Fisco non c’è tanto da stare allegri. Da gennaio a ottobre, le entrate fiscali avevano fatto segnare un cospicuo aumento del 7,9%: 22 miliardi di euro in più rispetto ai primi dieci mesi del 2006. Ma i dati - «provvisori», tiene a precisare il ministero dell’Economia e delle Finanze - degli undici mesi che vanno da gennaio a novembre mostrano numeri ben più alti: le entrate fiscali sono cresciute infatti del 10,1%, pari a 41 miliardi e 300 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In totale, il Fisco ha incassato in undici mesi la bellezza di 451 miliardi e 200 milioni di euro.

La sola Ici ha fornito un maggior gettito del 295%.

Padoa-Schioppa e Visco continuano a dirci che i «tesoretti» fiscali provengono dalla lotta all’evasione?
Veniamo alle cifre.
Le addizionali regionali e le tasse comunali sono cresciute, rispettivamente, del 18,1 e del 46,9%. L’Ici poi ha fatto registrare un incremento monstre del 295%, passando da 749,3 milioni di euro a 2 miliardi e 210 milioni.
«L’anno venturo faremo meglio», commenta il direttore dell’Agenzia, Massimo Romano. E i suoi dipendenti chiedono aumenti di stipendio, «in base agli ottimi risultati conseguiti».

Anonimo ha detto...

In arrivo centomila statali in più

nel prossimo triennio potranno essere assunte più di 41mila persone. Esattamente gli abitanti di Macerata.

Al tempo stesso, però, con un blitz lessicale, introduce in uno dei maxi-emendamenti approvati con la fiducia alla Camera, una profonda modifica al regime di sanatoria per i precari. Cambiando qualche avverbio, rende possibile l’assunzione di circa 50mila precari; soprattutto quelli con contratti a termine presenti nelle amministrazioni regionali. Una popolazione pari a quella di Pordenone.

Al momento, i costi di queste nuove assunzioni, che arrivano a un totale virtuale di 91mila (ma potrebbero essere anche di più, fino a sfiorare le 100mila unità), sono garantite dal maggior gettito fiscale. Dai dati sulle entrate tributarie, è evidente come l’andamento del gettito sia estremamente legato alla dinamica del prodotto interno lordo. Ma se la congiuntura dovesse peggiorare (come prevede lo stesso governo), le assunzioni restano assunzioni: contabilizzate come spese certe; mentre le entrate che le garantiscono, inevitabilmente, sono destinate a scendere.

E per finanziare gli aumenti di organico, dovranno essere sostituite da

nuove tasse.

Creando così una bomba a orologeria per le prossime maggioranze e i governi che verranno.