martedì 8 gennaio 2008

Giacimenti inesauribili grazie al caro barile. Francesco Ramella

Sembra che lui abbia perso dei soldi. Ma, forse, non gliene importa molto. Parliamo del “trader” di New York che lo scorso 2 gennaio, per primo al mondo, ha acquistato petrolio pagandolo più di 100$ al barile, per poi rivenderlo poco dopo a 99,4$ e sperando così di conquistarsi un posto, se non nella storia, almeno nella cronaca economica. Ciò nondimeno, è un fatto che negli ultimi sei anni il prezzo del petrolio sia quintuplicato. Tale evoluzione potrebbe far pensare ad una scarsità crescente con un’offerta che non tiene il passo di una domanda in costante aumento. Ma stiamo davvero raschiando il fondo del barile come suggeriscono i teorici del “picco del petrolio”? Probabilmente no. Più che nella geologia, per interpretare quanto è accaduto negli ultimi anni è più opportuno guardare alle ragioni della politica e dell’economia.

In primo luogo, è utile sottolineare come negli ultimi anni la salita del prezzo del petrolio è andata di pari passo con il declino del dollaro; rispetto all’evoluzione del prezzo dell’oro, la crescita del petrolio è stata assai più modesta e, se il dollaro non si fosse deprezzato rispetto all’euro, l’attuale quotazione invece che a tre cifre sarebbe intorno ai 60 dollari per barile.
Occorre poi ricordare come l’attuale fase di prezzi elevati faccia seguito ad un periodo di quotazioni in discesa che hanno avuto come conseguenza quella di ridurre gli investimenti nel settore. Oggi, analogamente, con i prezzi in salita, cresce la convenienza a destinare risorse aggiuntive ma i risultati non potranno che essere perseguiti nel medio periodo.

Ma, di per sé, il petrolio non manca. Solo che, per così dire, si trova nel posto sbagliato. La gran parte delle risorse è infatti sotto il controllo di apparati statali che, per non perdere i pingui profitti di cui godono oggi giorno, ostacolano o impediscono tout-court le attività di esplorazione delle aziende petrolifere private: Exxon Mobil, la più grande società mondiale possiede solo l’1,08% delle riserve (e le cinque maggiori compagnie totalizzano una quota pari al 4%). Non mancano poi vincoli alle estrazioni, dettati da motivazioni ambientali.

In altri casi, l’estrazione e la produzione risultano più difficoltose e costose rispetto a quelle dei giacimenti attualmente sfruttati. È il caso, ad esempio, delle sabbie bituminose del Canada che sembrano contenere tanto petrolio quanto se ne trova in Arabia Saudita. Finora, proprio a causa del relativamente basso prezzo di vendita, non è stato conveniente estrarlo non diversamente da quanto accaduto con le riserve di carbone in Europa, dove l’attività estrattiva raggiunse un picco nel 1913 ed è oggi pressoché inesistente: nessuno sarebbe infatti disposto ad acquistare quel carbone ad un prezzo remunerativo per chi lo estrae. Ma se il prezzo continuasse a salire, il quadro muterebbe radicalmente e le risorse “utili” conoscerebbero una forte impennata.
E, a giudicare da quanto accaduto finora, è verosimile che le risorse di petrolio non si esauriranno mai.Le riserve attualmente accertate sono il risultato dei passati investimenti e sono funzione dell’avanzamento tecnologico e dell’attuale ed ipotizzato prezzo di vendita. Ma non equivalgono all’ammontare totale di petrolio che si trova nelle viscere della terra: l’estrazione da un pozzo non termina quando tutto il petrolio è stato recuperato ma quando i costi di estrazione diventano superiori al prezzo di mercato.

È certamente vero che localmente le risorse si esauriscono ma non si può dire altrettanto a livello mondiale: alla fine degli anni ’70 i Paesi non appartenenti all’OPEC avevano 200 miliardi di barili di riserve accertate. Nei successivi trentacinque anni la produzione è ammontata a 460 miliardi di barili e le risorse “rimanenti” sono stimate essere attualmente intorno ai 210 miliardi di barili. Ancora più imprevedibile è stata l’evoluzione degli Stati appartenenti al cartello petrolifero: la situazione iniziale vedeva 412 miliardi di riserve accertate; tre decenni più tardi, dopo che erano stati estratti oltre 300 miliardi di barili, si stimava che ne rimanessero ancora 820 miliardi, il doppio rispetto alla situazione iniziale. L’Arabia Saudita attualmente sfrutta solo nove degli oltre ottanta giacimenti noti e, nel proprio interesse di non vedere diminuire il prezzo del petrolio, non investe nella ricerca di nuovi siti.
Negli Stati Uniti, mezzo secolo fa, non c’era alcuna produzione off-shore. Venticinque anni or sono si estraeva petrolio fino ad una profondità di trecento metri; oggi, grazie al miglioramento delle tecniche di estrazione, si arriva a tremila e si stima che il petrolio estratto dai fondali marini presto rappresenterà la metà della produzione statunitense.
I dati disponibili indicano inoltre che, fino a vent’anni fa a scala mondiale e fino ad oggi nei Paesi non OPEC (per quelli facenti parte del cartello non sono più disponibili informazioni attendibili), i costi per la ricerca e l’estrazione del petrolio sono in declino.
Da ultimo occorre tenere presente che i (temporanei) incrementi dei prezzi, oltre ad incentivare investimenti sul lato dell’offerta, determinano ricadute positive sul versante della domanda: nei Paesi occidentali negli ultimi trent’anni il consumo di energia per unità di ricchezza prodotta si è dimezzato. E, verosimilmente, questa è una delle ragioni per cui le nostre economie sono state capaci di assorbire, almeno finora senza grossi traumi, l’eccezionale aumento dei costi energetici dell’ultimo lustro.
Se lasceremo i mercati funzionare senza troppi lacci e laccioli, possiamo guardare al futuro con moderato ottimismo. Tra qualche anno probabilmente godremo i frutti di quello che oggi ci sembra un prezzo “troppo alto”. (Libero Mercato)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

A me sa di fantascienza e di sparata ottimistica

Anonimo ha detto...

Si ipotizza che il Sole illuminerà la Terra ancora per 4/5 miliardi di anni. Quindi la vita dell'uomo potrebbe durare altrettanto tempo. Ed il Petrolio?

Anonimo ha detto...

l12/11/2008 Caro Ramella ancora convinto dell'infallibilità del mercato? Personalmente penso che l'inesauribiltà del petrolio sia una bella illusione,in quanto di inesauribile ci sono solo le sciocchezze spacciate per informazione. Potrà essere stata sottostimata la riserva di petrolio , sulla cui consistenza nemmeno i migliori studiosi sono d'accordo, sicuramente non è infinita.

Anonimo ha detto...

good start

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)