venerdì 11 gennaio 2008

Sinistra: un modello di governo fallimentare. Alessandro Gianmoena

I nodi sono al pettine. Tutte le storture, le lacune ed i ritardi del nostro Paese stanno affiorando nel momento in cui la crisi economica degli italiani sta vivendo il picco più acuto. Dalla spazzatura di Napoli e Campania alle inefficienze dello Stato nella lotta contro la microcriminalità, agli sprechi di denaro pubblico e gestioni clientelari di enti e società partecipate dallo Stato, ai disservizi della P.A., all'incapacità di un governo che vive in un perpetuo stato di emergenza e che ha la forza di decidere solo nel culmine delle crisi del nostro sistema. Così la frattura tra le istituzioni ed il cittadino è destinata ad acuirsi. Il 2008 sarà un anno difficile per tutti poiché tra bollette, mutui, e costo dei beni primari alimentari le famiglie dovranno adeguarsi ad uno standard di vita peggiore. La logica sarà quella di scegliere tra il ridimensionamento della spesa o l'indebitamento famigliare. Un atteggiamento che in entrambi i casi contribuirà sempre più a modificare in peggio il criterio di valutazione dell'operato di chi amministra la cosa pubblica.

Tutte le indagini statistiche sociali ed economiche dei vari istituti ci dicono che il Paese è inghiottito in un clima di sfiducia. Ma la virtù italiana si è sempre contraddistinta nel superamento delle situazioni di crisi, grazie alla nostra creatività, al nostro estro, al nostro inguaribile ottimismo. Ma allora perché gli italiani, oggi, non hanno la forza di reagire, perché la percezione che si ha della nostra società è di un sistema piegato su se stesso? Il disincanto del popolo si concentra nello scetticismo di una società in cui modelli di governo della sinistra e della sua cultura hanno generato situazioni di crisi sociale ed economica. Lo vediamo nella Campania di Bassolino, sepolta dalla spazzatura, nella Calabria di Loiero si avverte una crisi delle istituzioni in una regione dove l'assenza dello Stato lascia ampio terreno al dilagare delle cosche dell'Andrangheta, nella Liguria di Burlando dove la gestione clientare della P.A. e le cooperative rosse plasmano un territorio economicamente depresso, nel Piemonte della Bresso ormai noto per il blocco ideologico della Tav da parte della sinistra radicale, nel famigerato modello emiliano, centro del sistema coperativo della sinistra ma epicentro dei problemi sociali di ordine pubblico che hanno traformato il sindacalista della cgil Cofferati in uno sceriffo. Esempi di governo locale della sinistra che ha amministrato con la politica miope di governare unicamente anteponendo i propri interessi partigiani al bene della collettività. Così nel locale, così a livello nazionale. Prodi nella sua conferenza stampa di fine anno esibì un ottimismo dopato dalla volontà di conservare il potere anche a discapito degli italiani. Il suo governo, inviso alla stragrande maggioranza degli italiani, opera secondo la stessa logica delle amministrazioni locali di sinistra: politica degli annunci ed azione spesso inconcluente e dannosa, si pensi al pandemonio che si scatenò negli ultimi mesi del 2007 sul decreto sicurezza che si rivelò inefficace perchè non vi era sufficente copertura finanziaria per effettuare i rimpatri degli immigrati. Azioni velleitarie, quindi, applicate solo nei casi di crisi irreversibile che possa incrinare persino il consenso generato dal potere clientelare. Ogni problematicità del reale viene gestita con l'approccio di chi non si fa problemi a decidere le sorti di chi non lo ha votato e sceglie l'immobilismo politico per conservare il consenso ottenuto dalla gestione clientelare, portando i problemi fino al culmine della crisi.

Così il dibattito sull'abbattimento delle imposte, uno tra i maggiori problemi degli italiani, diviene centrale solo per i dipendenti, per soddisfare l'istanze dei sindacati, cinghia di trasmissione tra elettorato e partiti di sinistra, così l'onere economico della riforma previdenziale in favore della «classe dei pensionandi» cade solo sui deboli precari e sulle fasce degli automoni che non godono della «libertà protetta» del ceto politico della sinistra. Bisogna seppellire di immondizia Napoli per ottenere termovalorizzatori in Campania, sempre che la stessa sinistra riesca ad ottenere ciò che lei stessa ha bloccato per anni, bisogna arrivare al culmine della crisi economica per far sì che la sinistra parli di tagli alla spesa pubblica. Se ci chiediamo allora il perché lo scetticismo sia così dilagante in Italia basta vivere la quotidianità per rendersi conto di come la cultura dell'immobilismo, dell'ideologismo, del clientelarismo sia penetrata in tutti i campi della nostra società. Ne sono un esempio la scuola italiana, la cui formazione è degradata e fornisce sempre meno eccellenza; il mondo del lavoro, dove la cultura sindacale ha soppresso la ricerca del merito incurante della necessità di produzione della ricchezza del nostro sistema economico e dove l'inasprimento fiscale sta soffocando le piccole e medie imprese. Le difficoltà nel mercato del lavoro divengono problematiche strutturali poiché non ci sono le condizioni per lavorare di più a causa del Fisco che, paradossalmente, stimola i cittadini a fare meno perché percepire un reddito che superi una certa soglia significherebbe lavorare unicamente per lo Stato.

In questo quadro dell'Italia la sinistra ha una grave responsabilità storica ed attuale. Storica per aver coltivato il suo desiderio di Rivoluzione che ha prodotto una maceria di culture antagoniste allo sviluppo economico capitalistico del nostro paese; attuale perché ha bloccato, assecondando politiche di retroguardia localistiche quando era all'opposizione e tentando di cancellare le riforme berlusconiane ora che è al governo, il percorso di sviluppo che il governo Berlusconi aveva iniziato seppure in tempi di vacche magre, causate dalle vicissitudini internazionali dell'11 settembre e da un Paese bisognoso di riforme. I mali dell'Italia risiedono ancora in quella cultura dei diritti a discapito dei doveri che la sinistra ha da sempre cavalcato nella lunga marcia verso il potere. Prodi e Bassolino sono i suoi prodotti, uomini che incarnano un modello politico fallimentare e che rimangono attaccati al potere anche a discapito dei loro cittadini. Gli italiani questo lo hanno capito e finché essi saranno al potere il pessimismo sarà il segno di un'Italia che cerca di sopravvivere malgrado loro. (Ragionpolitica)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

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Caro Maurom
puoi mettere sul sito questo articolo de "Il Giornale"?
Penso sia motivo di utile e ATTENTA riflessione, per tutti, e, soprattutto, per chi ha dato ingenuamente la fiducia a Prodi.
Saluti
ZEUS

Quando Prodi giurava agli italiani: "Non tasseremo i Bot"

«Ci sarà l’imposizione sulle rendite finanziarie. Ma non Bot, Cct... Soltanto le plus-va-len-ze sulle azioni...». Così parlò Romano Prodi nell’aprile del 2006, durante il confronto tv su Raiuno con l’allora premier Silvio Berlusconi. Aggiungendo: «Io credo che i cittadini si possano fidare della mia parola». Ma purtroppo per Prodi, verba volant video manent. È tutta colpa di Youtube (http://it.youtube.com/watch?v=XwEXwrtlFW0) se le promesse (non mantenute) dei politici restano nella memoria della Rete. E se alcune dichiarazioni rilasciate alle agenzie possono abilmente diventare «incomprensioni», col solito codazzo di polemiche contro i giornalisti, le frasi pronunciate davanti alla tv e immortalate dal web non lasciano scampo.
Una stangata annunciata. In quella circostanza, a pochi giorni dalle elezioni, l’allora candidato dell’Unione a Palazzo Chigi probabilmente era già al corrente dell’incredibile rimonta del centrodestra, che poi perse alla Camera per 20mila voti. E dunque l’obiettivo era rassicurare gli italiani che l’aliquota sui Bot non sarebbe aumentata. Con frasi tipo «la destra sta creando turbativa nei mercati e preoccupazione tra i risparmiatori» (ancora Prodi) o tipo «sul problema “tasse” la destra fa terrorismo psicologico in modo irresponsabile e ingannevole» (Piero Fassino). Ora che la stangata sui Bot, Cct, fondi pensione e Tfr prende sempre più consistenza, viene in mente la frase di Vincenzo Visco, oggi viceministro dell’Economia: «Se aumentiamo l’aliquota dal 12,5 al 20%, l’incidenza sul prelievo dai Bot sarebbe comunque modesta, circa 2 miliardi. E comunque per il 90% dei risparmiatori titolari di titoli di Stato si tratterebbe di maggiori costi pari a pochi euro, per altro ampiamente bilanciati dalla riduzione dell’aliquota sui depositi bancari».
La tassa di successione. «Noi applicheremo questa tassa solo partendo da parecchi milioni di euro», giurò Prodi davanti a milioni di italiani. Purtroppo per lui nessuno gli credette: in quei giorni, come peraltro il Giornale scrisse, le famiglie italiane facevano la fila dai notai nel tentativo di aggirare la terribile trappola. Che puntualmente scattò, a dispetto delle promesse di Prodi («parecchi milioni di euro», disse), con una franchigia fissata dalla Finanziaria 2006 a un milione di euro per gli eredi in linea retta (con aliquota al 4%) e di 100mila euro tra fratelli (con aliquota al 6%). Per tutti gli altri casi, venne nuovamente istituita una tassa dell’8% sul valore del bene. Altro che «grandi patrimoni», altro che «parecchi milioni di euro».
Evasione fiscale e nuove leggi.
«Per combattere l’evasione fiscale in Italia non c’è bisogno di aumentare le imposte», disse in tv Prodi replicando alle accuse di Berlusconi, che paventava una raffica di nuovi balzelli. «Abbiamo solo da applicare quelle che ci sono già». Anche in questo caso le promesse elettorali di Prodi sono rimaste lettera morta. Il governo ha abbassato la no-tax area da 15mila a 7.500 euro e soprattutto ha inasprito le aliquote Irpef sui redditi medio-bassi. Col risultato che, da gennaio a dicembre dello scorso anno, i redditi compresi tra 25mila e 40mila euro si sono notevolmente indeboliti (vedi inchiesta del Giornale sulle tredicesime), dando corpo al famoso «tesoretto» e fiaccando le famiglie, come dimostrano le polemiche politiche di questi giorni. Come se non bastasse, la Finanziaria 2006 ha deciso di potenziare l’anagrafe tributaria, dando la possibilità all’Agenzia delle Entrate di incrociare le dichiarazioni dei redditi con i conti bancari, il canone Rai, l’Ici e tutta un’altra serie di balzelli, anche per stabilire l’eventuale congruità delle dichiarazioni con lo stile di vita. E coinvolgendo nella lotta all’evasione anche i Comuni, che avranno in cambio il 30% delle maggiori somme incassate da Irpef e Ires inevaso. Adesso che il governo promette di restituire potere d’acquisto alle famiglie che lui stesso ha impoverito, le ricette si sprecano ma i fondi non si trovano. Secondo l’ufficio studi della Cgia di Mestre «per incidere in maniera significativa su pensionati e dipendenti servono almeno 15 miliardi di euro». Chi ha un titolo di Stato è avvisato.

Anonimo ha detto...

http://it.youtube.com/watch?v=XwEXwrtlFW0
Si invitano i frequentatori a collegarsi sul sito sopra indicato.
E il naso di Pinocchio apparirà, in confronto, corto, corto, corto, cortissimo, perché quello di Mortadella infila la porta dello studio televisivo,cresce, cresce, cresce fino adarrivare (almeno) sulla luna.

Anonimo ha detto...

NOTA BENE
Fra quelli che fecero la fila davanti ai notai per scansare la trappola della tassa sull'eredità e sulle donazioni fu molto apprezzata la presenza di
PRODI
che
NON CREDENDO A SE STESSO
(il massimo della malafede)
pensò bene di sistemare in anticipo la sua situazione finanziaria riguardo ai beni che trasferì in DONAZIONE ai figli;
fruendo della "famigerata" legge di Berlusconi.
Cicero pro domo sua.
ZEUS

Anonimo ha detto...

prodi fa così Schifo perché lo Schifo di prodi impazzisce, si suicida, e il suo Cadavere putrefatto si tramuta in prodi, visco e padoaschioppa