sabato 19 settembre 2009

Brunetta: "Elite irresponsabili vogliono il colpo di Stato". Adnkronos/Ign

Chiesa e sinistra nel mirino di un doppio attacco che è stato sferrato oggi dal ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, nel corso del convegno del Pdl sul tema 'La persona prima di tutto', a Cortina d'Ampezzo. Un appuntamento che è stato anche l'occasione per lanciare un allarme: "Ci sono elites irresponsabili che stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato" e che fanno riferimento "alla cattiva finanza e alla cattiva editoria".

"Anche con la Chiesa bisogna lavorare - è stato il duro j'accuse di Brunetta - Lo dico da laico mangiapreti. E' necessario un dialogo soprattutto nei settori in cui la Chiesa fa meglio dello Stato. Ma non ci può essere un dialogo con la Chiesa di certi esponenti che giocano al massacro e che sono portatori di una ideologia politica con la tonaca". Quindi ha ammonito: "Mai la Chiesa ha avuto tanto dallo Stato in termini di 8 per mille. Questa è la nostra serietà".

Il secondo atto d'accusa ha riguardato quella che Brunetta ha definito la ''sinistra per male'', uno dei passaggi più applauditi dalla platea del convegno. "Mentre il governo lavorava per far uscire il Paese da questa grave crisi economica - è l'opinione del ministro - c'è chi ha pensato solo a come far cadere il governo e mi riferisco alle elite o presunte elite della rendita finanziaria, della cattiva finanza, della cattiva editoria. E per la povera sinistra che si fa usare propongo una 'lotta di liberazione', per questi compagni della sinistra che devono liberarsi da questo abbraccio mortale. A loro dico 'attenti, perché vi usano come un taxi'. Tornate quindi alla vostra lotta, alle vostre battaglie politiche, ai vostri ideali veri. Questo appello lo faccio alla sinistra 'per bene', mentre alla sinistra 'per male' dico: vadano pure a morire ammazzati".

Brunetta ha poi annunciato che per contrastare la crisi economica "in autunno il governo lancerà la fase 2". "La fase 1 è quella della gestione della crisi - ha detto - l'abbiamo gestita bene, salvaguardando il risparmio, salvaguardando le banche, salvaguardando il lavoro con interventi specifici per certi settori come gli incentivi per l'auto. Insomma la fase 1 ci vede promossi. La fase 2 - ha continuato il ministro - è la fase dell'espansione, del rilancio, ovviamente per rilanciare ci vogliono le risorse che vengono da una congiuntura che cambia, che migliora''.

E spiega che "piuttosto che la detassazione delle tredicesime io penso alla detassazione dei contratti di secondo livello, favorendo così tanti buoni contratti di datori di lavoro, che si fanno sul territorio, laddove c'è la produttività. La fase 2 è anche l'implementazione definitiva del piano casa". "Le risorse da risparmio ci sono - ha aggiunto - Tremonti ieri ha detto che bisogna fare un monumento al risparmiatore italiano adesso questi risparmi devono trasformarsi in consumi e investimenti".

Poi, alla domanda se chiederà più soldi a Tremonti nell'ambito della prossima finanziaria, Brunetta ha replicato che "questa è una costante tutti e 21 i ministri chiedono più soldi a Tremonti, lo stesso Tremonti chiede più soldi a Tremonti...".

E a una domanda dei cronisti, a margine del convegno, sui prossimi contratti del pubblico impiego, ha risposto che ''i patti vanno rispettati da tutti e il governo rispetterà i patti".

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che Brunetta sia un po' fuori di testa oppure affetto da quel delirio di onnipotenza che ha, da diverso tempo, pervaso il suo capo di governo.

Ritengo le sue parole, proprio perche' dette da un ministro, di una gravita' estrema.
Innazitutto, se egli sa e' giusto che sveli nomi, fatti e circostanze. Altrimenti questa sua sparata non e' altro che l'ennesimo avvertimento (in stile simil-mafioso) di uno dei tanti clown al governo che si sente franare la terra sotto i piedi per palese imcompetenza e mancanza di risultati.
Quando parla di elites parassite vorrei sapere se il (mini)stro si rivolge per esempio alla cordata di imprenditori coraggiosi che ha avuto in dono la parte buona di Alitalia per quattro soldi e accollato i debiti della parte cattiva al popolo italiano.
Oppure se si riferisce a tutti quelli che, illegamente ed esentasse, hanno esportato capitali all'estero ed ai quali ora il governo (lo stesso di cui ella fa parte) offre il rientro con una penale del 5%, il completo anonimato e la certezza che non ci saranno indagini fiscali sull'origine di tali patrimoni.
E poi, caro (mini)stro, secondo lei l'opposizione avrebbe dovuto fare la sua parte per fronteggiare la grave crisi economica.
Questa mi suona nuova. Non e' stato lei a dire che la crisi non esiste ed e' solo psicologica?

E poi, le vorrei ricordare la sua ultima "perla".
Lei ha utilizzato un sito istituzionale per sbeffeggiare un'inchiesta dell'Espresso sugli scarsi risultati di quella riforma che lei definiva epocale.
Lo sa che questo atto le e' valso una bella denuncia?
Perche' non ha risposto con le cifre sull'assenteismo che mensilmente le vengono dalle aministrazioni locali?
Ahhh, forse perche' le cifre che lei favoleggia non sono vere, magari vanno bene per i beoti che votano PdL ma non a chi con i numeri ci lavora tutti i giorni.

Caro (mini)stro e concludo , quando quest'orgia di potere sua, di Tremonti, di Angiolino Alfano e del capo con la testa d'asfalto sara' finita, beh non vorrei essere nei vostri panni.
Perche' sa, il popolo italiano e' facile ad entusiasmarsi ma e' altrettanto veloce a mettere la mano in tasca e cominciare a lanciare monetine.
E si ricordi: la storia si ripete. Sempre.

fuoco amico ha detto...

Bravo Brunetta!

A nessuno è sfuggito l intervento del financial Times , un attacco per conto terzi in cui si chiede che l eni sia smembrata ,e la recente intervista a David thorne ambasciatore usa in italia.
Gli stati uniti hanno fatto capire di non esser soddisfatti della politica estera italiana , in particolare dei rapporti politici e commerciali con la Russia e con i paesi del meditterraneo.
Per questo c è bisogno di un cambio di governo, che rimetta l italia in condizione di totale subordinazione allo straniero (gli usa) ,
e da qui le mosse dei poteri forti italiani , che tentano di rovesciare un governo legittimamente eletto magari con uno tecnico(ricordiamoci d alema messo li per bombardare la serbia e svendere telecom).


O si sta dalla parte dell Italia , a difesa degli interessi nazionali o dalla parte dello straniero e dei badogliani.

fuoco amico ha detto...

Aggiungo questo articolo:


Esclusivo. Il piano Usa per fare cadere Berlusconi di P. Guzzanti
Clamoroso nuovo scoop dell’ex vicedirettore de “il Giornale” per il giornale della politica italiana. Il motivo? Il premier è diventato il maggior fornitore di denaro per la Russia. Le grandi manovre sono cominciate, il partito a tre punte Fini Casini Montezemolo affila le armi e Berlusconi minaccia elezioni anticipate e il ricorso al suo popolo, che è in crescita malgrado il martellamento mediatico. La più difficile crisi della seconda Repubblica è alle porte. Ecco gli elementi per capire.


di PAOLO GUZZANTI

L’ordine è arrivato dagli Stati Uniti: Berlusconi va eliminato. Motivo: i contratti energetici che legano non solo l’Italia alla Russia, ma tutta quella parte di Europa che Berlusconi è deciso a portarsi con sé. A me già lo disse chiaro e tondo l’ambasciatore Spogli che andai a salutare quando lasciò l’ambasciata di via Veneto: “Non siamo certo noi americani che vogliamo vendere energia all’Italia, ma vogliamo un’Italia che non dipenda dalla Russia come una colonia e non vogliamo che la Russia incassi una somma di denaro di dimensioni mostruose, che poi Mosca converte direttamente in armamenti militari”. Da allora un fatto nuovo di enorme gravità si è aggiunto: l’Italia ha silurato il gasdotto Nabucco (che eliminava la fornitura russa passando per Georgia e Turchia) facendo trionfare South Stream, cioè l’oro di Putin. Contemporaneamente Berlusconi organizzava la triangolazione Roma-Tripoli-Mosca associando Gheddafi nell’affare. E’ opinione diffusa Oltreoceano (per esempio all’Istituto Aspen, Colorado) e anche di fonti georgiane che Berlusconi abbia interessi non soltanto di Stato.
L’operazione è stata preparata con cura attraverso una campagna mediatica di lavoro al corpo di Berlusconi basato sulle vicende sessuali, sulle inchieste di mafia e sulla formazione, nell’area moderata, di una alternativa politica a tre punte: Luca Cordero di Montezemolo, Perferdinando Casini e Gianfranco Fini, ciascuno a suo modo e con le sue vie, ma in una sintonia trasparente.
Il partito di Montezemolo, non ancora ufficiale, aprirà la sua convention sotto forma di manifestazione culturale il 7 Ottobre, lo stesso giorno in cui la Consulta dovrebbe decidere sul lodo Alfano.
Che cosa farà la Consulta è il nodo da sciogliere perché il risultato è incerto, ma se il lodo dovesse essere bocciato, Berlusconi si troverebbe dal giorno stesso imputato per gravi reati connessi con l’affare Mills.

fuoco amico ha detto...

Berlusconi tutto questo lo sa perfettamente, sostiene che dietro Fini ci sarebbe Paolo Mieli e altri intellettuali laici, e fa sapere che lui a dimettersi non ci pensa per niente e che, se mai lo costringessero, negherebbe con il PDL qualsiasi maggioranza a qualsiasi altro governo - Fini, si suppone - costringendo Napolitano a constatare la mancanza di una maggioranza e a convocare elezioni anticipate da accorpare a quelle regionali stabilite con enorme anticipo a marzo.
In questo caso ci troveremmo di fronte a una crisi virtuale e poi formale subito dopo la prima metà d’ottobre, già affollata per il congresso del PD. Lo scioglimento anticipato delle Camere dovrebbe precedere di 60 giorni la data delle elezioni e quindi il decreto dovrebbe arrivare subito dopo Natale.
Questa sarebbe, secondo lo scenario peggiore, l’ultima chance di Berlusconi pronto a sfidare i nemici sul piano elettorale, forte del massimo momento di popolarità nei sondaggi, malgrado gli scandali.
Ma - domanda - davvero Berlusconi avrebbe il potere di controllare tutti i deputati e senatori del PDL affinché neghino la fiducia ad un suo successore? E come si regolerebbe il Pd? Probabilmente sosterrebbe, ma in che condizioni? E’ infatti molto probabile che, in caso di vittoria ormai scontata di Bersani, i cattolici del Pd se ne andranno. Scissione a sinistra, dunque, e scissione anche a destra. Grande rivoluzione parlamentare e politica. Con Berlusconi deciso a resistere, sfidare, e se proprio deve morire, portarsi dietro tutti quanti.
Ma i suoi deputati sanno che se lui li mandasse a casa, poi sarebbero tutti sostituiti dalla nuova leva di giovanissimi già selezionati. Sarebbero allora i tacchini di Natale: davvero i tacchini di Natale accompagnerebbero il disegno natalizio? Appare improbabile.
Ma chi tiene le fila del gioco che punta al ricambio tutto questo lo sa e si è fatto i conti. Anche Berlusconi si fa i conti. Lo scontro è ravvicinato e mortale. Se Berlusconi riuscisse ad evitare la bocciatura del Lodo Alfano, alla fine uscirebbe rafforzato. Per ora si mostra sicurissimo di sé e ieri ha fatto il gradasso con i giornalisti spagnoli, si è confrontato a De Gasperi e ha detto di essere il primo ministro migliore di tutta la storia d’Italia. La grande manovra è cominciata, le artiglierie già battono il campo. La guerra arriverà, se arriverà, entro un mese.

PAOLO GUZZANTI

fuoco amico ha detto...

Le oligarchie che hanno potere ma non consenso

È vero, la lotta politica in Italia non è tra governo e opposizione, o addirittura tra destra e sinistra: ma è tra oligarchie e consenso popolare. Non chiamatele élite, per favore, e nemmeno poteri forti. I poteri impotenti, i poteri deboli non sono poteri, e le élite sono il fior fiore di un Paese, sono la classe dirigente, non la classe dominante. Perché quando parlate del ceto politico usate l’espressione negativa di Casta, non senza ragione, per alludere ai suoi privilegi e ai suoi favori, e quando parlate di un’altra oligarchia, quella degli affari più contorno di stampa e propaganda, la definite addirittura aristocrazia? È un’altra casta, con i suoi privilegi, i suoi interessi che divergono da quelli del Paese, i suoi valori che sono dissonanti dal sentire comune, le sue pretese di egemonia che non passano dal vaglio del popolo sovrano. Capisco l’irritazione dei grandi giornali, altoparlanti della casta suddetta, per le parole dure di Brunetta. Capisco pure l’accusa di demagogia e di populismo. Non sbagliano del tutto, mi rendo conto. Ma ci sono due tipi di populismi: uno vuole fuoruscire dalla democrazia, dal voto e dalla libertà, sognando scorciatoie autoritarie e un altro, al contrario, si attacca al voto popolare, alla democrazia e alla libertà per reagire al potere delle oligarchie. In Italia il populismo è nato in reazione all’alleanza tra le caste: quella derivata dal comunismo e dalla sinistra radical, quella imperante nel potere editoriale, culturale e multimediale, e quella di un capitalismo assistito e furbo che da sempre privatizza i profitti e socializza le perdite, evade e taglieggia lo Stato, rileva, magari a prezzi stracciati, imprese e gruppi editoriali, e disegna l’Italia a immagine e somiglianza dei propri interessi. Per dirla col linguaggio del secolo scorso, l’oligarchia che oggi attacca il governo Berlusconi nasce dall’intreccio tra destra economica e sinistra ideologica, di cui molti grandi giornali sono garanti e punti di incontro: perché in quei giornali, ad una proprietà che risponde a quegli assetti di potere corrisponde la guida del giornale nelle mani di un ceto professionale venuto in gran parte da sinistra, dal Sessantotto e dal radicalismo. Quella triplice alleanza, oligarchie economico-finanziarie, intellettuali-mediatiche, politico-manovali, più appendici sindacali e avanguardie giudiziarie, fu a un passo dal conquistare il potere con il crollo di Craxi, della Dc e della Prima Repubblica: poi arrivò un certo Berlusconi e il ’94 sfumò la presa del potere politico ma rimase quella del potere diffuso. Al punto che Berlusconi andò al governo, mandato dal popolo, ma non andò al potere. Che pochi mesi dopo, grazie anche ad alcuni errori del centrodestra, lo sfrattò da Palazzo Chigi con tanto di avviso giudiziario. Quella guerra è proseguita sottotraccia lungo tutto questo tempo, con periodiche emersioni allo scoperto di questa ostilità. Che in tempi di bonaccia sono a livello culturale o civile, e non mancano ambasciatori di frontiera che tentano di stabilire concordati; in tempi di bufera si palesano a livello politico e persino elettorale, con plateali pronunciamenti, come quello celebre di Mieli sul Corriere della sera. A volte trovano autorevoli complicità nei vertici della Confindustria, della Banca d’Italia e di molte banche ora irritate dalle posizioni di Tremonti dalla parte degli italiani contro le speculazioni dei medesimi istituti. Certo, non è una storia solo italiana se già un sociologo americano venuto da sinistra e poi approdato a posizioni populiste, Cristopher Lasch, scrisse nei primi anni Novanta La ribellione delle élite.

fuoco amico ha detto...

Ma da noi la guerra c’è, si combatte ogni giorno, il terreno più vistoso è la stampa e, in generale, la cultura del Paese. Si è acutizzata quest’estate, e non a caso parlammo proprio sul Giornale della caduta degli dei, riferendoci alle suddette oligarchie. A voler individuare il blocco sociale di riferimento delle oligarchie dovremmo dire che non sono più i mitici proletari e gli operai, ma, per esempio, gli insegnanti, più sparsi borghesi, residui sindacali e superstiti dinosauri militanti. Unico intoppo, quella che Flaiano chiamava la trascurabile maggioranza degli italiani, il consenso popolare a questo governo.
Il fine è trasparente: modificare, correggere, fino a sovvertire, l’esito di libere elezioni e del consenso popolare. Si lanciano campagne mediatiche con studiata puntualità e, nei momenti di vuoto, si recitano dei mantra: l’ultimo è Il Declino, un rosario che oligarchie, politici di sinistra e stampa recitano ogni giorno fino a farlo diventare luogo comune, convinzione diffusa. È cominciato il declino di Berlusconi e della sua band, ripetono tutti con tono oracolare. Ci sono segni elettorali, popolari, parlamentari, governativi di questo declino? No, vaghi segni climatici, presagi e maledizioni, passaparola e riti parapsicologici, un po’ come facevano gli aruspici nell’antica Roma e gli jettatori nella vecchia Napoli.
Al governo in carica, tuttavia, non tocca solo denunciare la manovra e non è il caso di abbassare il tono della denuncia in modo greve. Bisogna porsi il problema in chiave politica e culturale. Traduco: bisogna rendere trasparente il conflitto, visibile a occhio nudo e circoscritto ad una sfera politica; non escludendo, laddove è possibile, raggiungere tregue e punti di intesa nell’interesse reciproco e generale. Il problema culturale è invece: si può governare un Paese contro le oligarchie dominanti, o piuttosto non è necessario tentare una strategia di conquista civile e culturale delle posizioni chiave, o quantomeno una presenza bilanciata, che apra alle plurali culture del Paese? Un leader e un popolo non bastano, ci vuole anche una classe dirigente adeguata, ci vogliono élite. Cosa distingue un’élite da un’oligarchia, ovvero una classe dirigente da una classe dominante, come diceva Gramsci? Le classi dirigenti e le élite sono il potere di pochi nell’interesse di molti, le classi dominanti e le oligarchie sono il potere di pochi nell’interesse di pochi. In termini culturali si tratta di compiere il salto di qualità dal populismo al comunitarismo, ovvero da una politica istintiva ed emozionale ad una sensibilità consapevole e una cultura del legame sociale e popolare. Ma torniamo alla realtà fresca di giornata: nel presente si tratta di scegliere tra un leader arcitaliano nei vizi e nelle virtù, che rappresenta il popolo, e le oligarchie, che rappresentano se stesse. Liberamente e criticamente preferiamo la prima soluzione.

di Marcello Veneziani

fuoco amico ha detto...

Propongo anche alcune delle gustose battute di Brunetta.

“[Esiste in Italia una parte] minoritaria, legata alla cattiva rendita finanziaria, bancaria e burocratica.
È espressione dei poteri forti, quelli delle cattive speculazioni. È l’Italia caudataria, al servizio e dipendente dal potere che negli anni della Democrazia cristiana aveva i suoi giornali e una
rappresentazione culturale…”

“Dopo il golpe dell’inizio anni Novanta e dopo l’avvento di
Berlusconi e del berlusconismo al potere è andata di fatto la prima Italia, cioè una classe dirigente in nessun modo legata ai salotti buoni o cattivi. Va al potere per la prima volta senza inutili mediazioni e lo fa con programma molto chiaro: distruggere la seconda Italia, quella dei parassiti”

“[Questa] seconda Italia, che non aveva mai voluto entrare in conflitto con il potere in quanto
parassitaria, per la prima volta si è sentita veramente in pericolo e ha cercato una sponda. L’ha
trovata a sinistra. Nei partiti sconfitti dalla storia dopo il crollo del muro di Berlino”.

“[Tali poteri forti]…sono soi-disent élite. E poi usano la sinistra come un tassì. Certo, è un taxi scalcagnato, ma le élites della rendita avevano bisogno di un luogo politico, visto che non hanno funzionato i vari club che hanno costituito.
E questo luogo non poteva che essere il Pci-Pds-Ds-Pd.
Un bell’abbraccio mortale che sta portando a fondo entrambi”.

“…è un paradosso mondiale che la sinistra si allei con la rendita parassitaria, ma poi questa è una
miscela insopportabile e impossibile per tutti. Ma come si fa politica con partiti sfasciati e
l’opposizione in mano ai giornali?”

“Io voglio fare un appello alla buona sinistra: liberati dall’abbraccio mortale delle lobby della rendita e della cattiva finanza, non è quello il tuo mondo.
Stai dalla parte del popolo. Attacca il governo… proponi politiche alternative, ma lascia stare i colpi di Stato. Lo stesso berlusconismo, il gruppo dirigente maggioritario, ha bisogno di un’opposizione politica vera. A sinistra c’è tanta gente per bene che non può sentirsi rappresentata dai padroni del cattivo vapore. Dai soliti noti come i passeggeri del Britannia”.

“La campagna antigovernativa non viene dalla sinistra. Sono le finte élites che vogliono tentare il colpaccio”

“Non basta imbarcarsi nel Britannia per sentirsi élite…”

“[I golpisti puntano] …a fare un governo. Lo stanno già progettando, quest’estate ci sono stati incontri e hanno pure stilato le liste dei ministri, il programma di governo”.

“[Le élite parassitarie vorrebbero fare] Il classico governo tecnico dei sedicenti migliori. Commis,
apparati e sepolcri imbiancati. Un governo con un unico programma: la protezione della rendita”.