Il piatto del giorno sembra debbano essere i contrasti, interni alla maggioranza, circa le inchieste di mafia. Angiolino Alfano, ministro della giustizia, dice che se ci sono fatti nuovi è giusto indagare. Renato Schifani, presidente del Senato, storce la bocca: attenzione ai magistrati politicizzati, che usano le inchieste per far valere teoremi indimostrabili. Gianfranco Fini, presidente della Camera, plaude ad Alfano, perché sia chiaro che la maggioranza non ha nulla da temere. Questa sarebbe la polemica. A me paiono gattini ciechi. Ciascuno parla di quel che gli fa comodo e finge d’ignorare il resto. Studino, rileggano per intero il caso di Carmelo Canale, il carabiniere che Paolo Borsellino chiamava “fratello”, stritolato dall’accusa d’essere mafioso. Rileggano, anzi, leggano, perché forse è una storia che non hanno mai conosciuto, e riflettano.
Quel che dice Alfano non è solo giusto, è ovvio. E non è solo ovvio, è scritto nella legge: se ci sono fatti nuovi, si rifanno le indagini ed anche i processi. Ma voi mi dovete spiegare come fanno i fatti nuovi, che, per la precisione, sono opposti a quelli che si ritenevano veri, a portare sempre allo stesso teorema. Insomma, Dell’Utri e Berlusconi erano in odore d’essere i mandanti delle stragi mafiose quando valeva la verità di Vincenzo Scarantino, sulle cui dichiarazioni non solo si costruì l’indagine sulla bomba di via D’Amelio, dove morirono Borsellino e la sua scorta, ma si ritagliò una verità processuale, una sentenza che arrivò fino alla cassazione, divenendo definitiva. Indagini e sentenze stabilirono la credibilità assoluta di uno Scarantino che non solo era mafioso, ma partecipava alle riunioni della cupola. Salvo il fatto che il citato galantuomo era drogato ed amante di un travestito conosciuto come “la sdillabbrata”. Che, insomma, non è la condotta di vita prediletta dalla mafia, anche perché uno in quelle condizioni può ricattarlo chiunque. Poi arriva Gaspare Spatuzza, altro mafioso, altro collaborante, che smentisce tutto, ma proprio tutto quello che ha raccontato Scarantino, e porta le prove. Per cui sia l’indagine che le sentenze sono da buttare. Benissimo, dicono certi procuratori, questo conferma che i mandanti possono essere Dell’Utri e Berlusconi. Come si può comodamente legge su La Repubblica. Ma, a parte ogni altra considerazione, come fanno due versioni opposte a portare sempre dalla stessa parte? C’è un solo modo: che quella sia la tesi, il teorema prediletto, qualsiasi cosa racconti la realtà.
Stanti così le cose, però, si possono riaprire tutte le indagini che si vogliono, perché tanto l’accertamento della verità resterà una chimera. Quindi, gli illustri Alfano, Fini e Schifano non s’esercitino nell’arte di prendere le distanze o agguantare le vicinanze da quelli che pensano possano essere gli interessi di Berlusconi, ma dedichino il loro tempo a fare l’unica cosa che serve: riformare radicalmente e brutalmente la giustizia. La peggiore giustizia del mondo civile. E serve a tutti, non solo ad alcuni.
Per capire meglio, usino la vita di Canale, che tanto è abituato, a far da cavia. Carabiniere, braccio destro di Borsellino, cognato del carabiniere Antonino Lombardo, quello che si sparò dopo le accuse rivoltegli da Leoluca Orlando Cascio, in diretta televisiva e senza uno straccio di contraddittorio. Allora Canale si ribellò, disse che il congiunto era stato ammazzato, che si doveva vederlo chi collaborava e chi combatteva la mafia. Gli si aprirono le porte dell’inferno: accusato, a sua volta, di mafia, con numerosi pentiti pronti a testimoniare. Carriera bloccata, vita spezzata.
Canale passa anni ed anni da imputato. E’ assolto in primo grado. Assolto in secondo grado. Assolto in cassazione. La sentenza finale, copiando quella di secondo grado, spiega che non c’era un fico secco, non dico per condannare, ma neanche per indagare. L’11 agosto scorso commentai tale sentenza della cassazione, le cui motivazioni erano state depositate con scandaloso ritardo. Il Giornale di Sicilia la commenta giovedì scorso, dieci settembre, scrivendo, in buona sostanza, che secondo i supremi giudici non c’è la certezza che Canale sia colpevole, lasciando intendere che non c’è neanche la certezza che sia innocente. Ma è la legge che afferma necessaria la certezza, quindi i giudici sono obbligati a motivare la sua assenza, salvo che, per farlo, dimostrano che non c’era un bel niente. Insomma, ad un cittadino onesto, in questo caso ad un carabiniere onesto, non basta nemmeno farsi assolvere perché il fatto non sussiste, perché una volta marchiati dalle procure antimafia si resta marchiati a vita.
Leggano, studino, riflettanno in silenzio, i tanti che parlano ed i tantissimi che non legiferano con efficacia e saggezza, e chissà che non capiscono quanto sono irrilevanti certe polemicuzze, innanzi alla regressione incivile della nostra giustizia, del nostro giornalismo e della nostra politica.
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29 commenti:
è bene che iniziamo a aprir gli occhi:
Esclusivo. Il piano Usa per fare cadere Berlusconi di P. Guzzanti
Clamoroso nuovo scoop dell’ex vicedirettore de “il Giornale” per il giornale della politica italiana. Il motivo? Il premier è diventato il maggior fornitore di denaro per la Russia. Le grandi manovre sono cominciate, il partito a tre punte Fini Casini Montezemolo affila le armi e Berlusconi minaccia elezioni anticipate e il ricorso al suo popolo, che è in crescita malgrado il martellamento mediatico. La più difficile crisi della seconda Repubblica è alle porte. Ecco gli elementi per capire.
di PAOLO GUZZANTI
L’ordine è arrivato dagli Stati Uniti: Berlusconi va eliminato. Motivo: i contratti energetici che legano non solo l’Italia alla Russia, ma tutta quella parte di Europa che Berlusconi è deciso a portarsi con sé. A me già lo disse chiaro e tondo l’ambasciatore Spogli che andai a salutare quando lasciò l’ambasciata di via Veneto: “Non siamo certo noi americani che vogliamo vendere energia all’Italia, ma vogliamo un’Italia che non dipenda dalla Russia come una colonia e non vogliamo che la Russia incassi una somma di denaro di dimensioni mostruose, che poi Mosca converte direttamente in armamenti militari”. Da allora un fatto nuovo di enorme gravità si è aggiunto: l’Italia ha silurato il gasdotto Nabucco (che eliminava la fornitura russa passando per Georgia e Turchia) facendo trionfare South Stream, cioè l’oro di Putin. Contemporaneamente Berlusconi organizzava la triangolazione Roma-Tripoli-Mosca associando Gheddafi nell’affare. E’ opinione diffusa Oltreoceano (per esempio all’Istituto Aspen, Colorado) e anche di fonti georgiane che Berlusconi abbia interessi non soltanto di Stato.
L’operazione è stata preparata con cura attraverso una campagna mediatica di lavoro al corpo di Berlusconi basato sulle vicende sessuali, sulle inchieste di mafia e sulla formazione, nell’area moderata, di una alternativa politica a tre punte: Luca Cordero di Montezemolo, Perferdinando Casini e Gianfranco Fini, ciascuno a suo modo e con le sue vie, ma in una sintonia trasparente.
Il partito di Montezemolo, non ancora ufficiale, aprirà la sua convention sotto forma di manifestazione culturale il 7 Ottobre, lo stesso giorno in cui la Consulta dovrebbe decidere sul lodo Alfano.
Che cosa farà la Consulta è il nodo da sciogliere perché il risultato è incerto, ma se il lodo dovesse essere bocciato, Berlusconi si troverebbe dal giorno stesso imputato per gravi reati connessi con l’affare Mills.
Berlusconi tutto questo lo sa perfettamente, sostiene che dietro Fini ci sarebbe Paolo Mieli e altri intellettuali laici, e fa sapere che lui a dimettersi non ci pensa per niente e che, se mai lo costringessero, negherebbe con il PDL qualsiasi maggioranza a qualsiasi altro governo - Fini, si suppone - costringendo Napolitano a constatare la mancanza di una maggioranza e a convocare elezioni anticipate da accorpare a quelle regionali stabilite con enorme anticipo a marzo.
In questo caso ci troveremmo di fronte a una crisi virtuale e poi formale subito dopo la prima metà d’ottobre, già affollata per il congresso del PD. Lo scioglimento anticipato delle Camere dovrebbe precedere di 60 giorni la data delle elezioni e quindi il decreto dovrebbe arrivare subito dopo Natale.
Questa sarebbe, secondo lo scenario peggiore, l’ultima chance di Berlusconi pronto a sfidare i nemici sul piano elettorale, forte del massimo momento di popolarità nei sondaggi, malgrado gli scandali.
Ma - domanda - davvero Berlusconi avrebbe il potere di controllare tutti i deputati e senatori del PDL affinché neghino la fiducia ad un suo successore? E come si regolerebbe il Pd? Probabilmente sosterrebbe, ma in che condizioni? E’ infatti molto probabile che, in caso di vittoria ormai scontata di Bersani, i cattolici del Pd se ne andranno. Scissione a sinistra, dunque, e scissione anche a destra. Grande rivoluzione parlamentare e politica. Con Berlusconi deciso a resistere, sfidare, e se proprio deve morire, portarsi dietro tutti quanti.
Ma i suoi deputati sanno che se lui li mandasse a casa, poi sarebbero tutti sostituiti dalla nuova leva di giovanissimi già selezionati. Sarebbero allora i tacchini di Natale: davvero i tacchini di Natale accompagnerebbero il disegno natalizio? Appare improbabile.
Ma chi tiene le fila del gioco che punta al ricambio tutto questo lo sa e si è fatto i conti. Anche Berlusconi si fa i conti. Lo scontro è ravvicinato e mortale. Se Berlusconi riuscisse ad evitare la bocciatura del Lodo Alfano, alla fine uscirebbe rafforzato. Per ora si mostra sicurissimo di sé e ieri ha fatto il gradasso con i giornalisti spagnoli, si è confrontato a De Gasperi e ha detto di essere il primo ministro migliore di tutta la storia d’Italia. La grande manovra è cominciata, le artiglierie già battono il campo. La guerra arriverà, se arriverà, entro un mese.
PAOLO GUZZANTI
Obama studia il blitz: italiani, via dall’Iran
Su pressione di Washington, l’Italia si starebbe preparando a recidere i legami commerciali con l’Iran: la notizia viene dal “Riformista”, che cita non precisate “fonti” a conoscenza di ciò che accade tra Palazzo Chigi, Farnesina a Casa Bianca. Un’indiscrezione che potrebbe significare parecchie cose, in uno scenario complesso tra annunci di negoziato Washington-Teheran, manovre di Teheran per costruire assieme al Venezuela di Hugo Chávez un asse mondiale anti-Usa, voci su missili iraniani nello stesso Venezuela che comunque ha ufficialmente acquistato missili russi, e avvertimenti di Putin a evitare un «destabilizzante» attacco a Teheran. Veramente si sta preparando un’opzione militare? La Casa Bianca fa la faccia feroce per spuntare di più sul tavolo negoziale? O è l'Italia che fa un po’ di classica “ammuina” per dare ragione a tutti senza scontentare nessuno?
cautela
Partiamo dunque dalle notizie del “Riformista”. Sarebbe stato il nuovo ambasciatore Usa a Roma David H. Thorne a portare il consiglio informale di «prestare molta cautela in future attività economiche in Iran». Di conseguenza, sarebbe partito un telegramma indirizzato a tutte le imprese italiane in Iran, col «cortese avvertimento» di soprassedere a eventuali investimenti previsti e rapporti commerciali. Inoltre sarebbe stato espressamente richiesto di «ritirare tutto il personale non necessario», anche se questo punto Palazzo Chigi non conferma. Il tutto tenendo presente la situazione tesa a Teheran dopo i moti post-elettorali; il modo in cui Ahmadinejad ha accettato la mano tesa offerta da Obama ma non per discutere di un programma nucleare da lui ormai definito «irrinunciabile» bensì per un «dibattito» sui più generali «problemi dell'umanità»; e l'approssimarsi del vertice sul nucleare iraniano in agenda al Palazzo di Vetro da parte del cosiddetto G8+3: i tre in più sono l'Alto Rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza Comune della Ue Javier Solana, il presidente di turno della stessa Ue Carl Bildt e il Commissario Ue per le Relazioni Esterne Benita Ferrero-Waldner.
L'Italia è un partner privilegiato dell'Iran, fin dai tempi degli affari di Enrico Mattei con lo Scià, ed il primo partner commerciale dell’Iran in Europa.
Per questo, il governo italiano s’è sempre schierato tra le colombe, in tema di dialogo con Teheran. Ma il ministro degli Esteri Frattini si dichiara ora «deluso» per la risposta iraniana alla proposta Usa di una trattativa sulla riduzione degli arsenali nucleari, e spiega dunque che la posizione sempre più ferma assunta dall'amministrazione Obama va «condivisa e sostenuta». «Non ritengo si debba chiudere la porta», ha spiegato, «ma non si può nascondere la delusione nella sostanza. Siamo alla vaga disponibilità di sedersi a un tavolo. Credo che la linea Usa vada condivisa. Tra qualche giorno abbiamo un'occasione importante, quando presiederò a New York il G8 dei ministri degli Esteri». «In quella occasione sentiremo e valuteremo se, come io credo, il G8 debba esprimersi per dare un incoraggiamento a fare di più nella sostanza. È sicuro che a partire dalla prossima settimana, l'Unione europea dovrà avere una posizione coerente».
Naturalmente, si può sempre pensare che la nostra diplomazia stia mandando telegrammi “informali” solo per guadagnare tempo: dopo tutto pur senza entusiasmo gli Usa hanno accettato l'offerta di colloqui formulata dall’Iran nei giorni scorsi, anche se Teheran ha messo in chiaro che non intende discutere del suo programma nucleare. Dovrebbe essere il sottosegretario di Stato agli affari politici William Burns a sedersi al tavolo coi rappresentanti dell’Iran e degli altri 5 Paesi coinvolti nei negoziati: Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna e Germania. E finché si parla, gli esiti più estremi si allontanano.
In più c’è che l’Italia è stata esclusa dal G5+1 costituito apposta per affrontare la questione del nucleare iraniano, e si può pensare che la Farnesina tenti in extremis di rientrare nei giochi. Ma se i colloqui si bloccano Washington è già pronta ad andare al Consiglio di Sicurezza, e si può pure pensare che al nostro governo sia stato anticipato che si potrebbe andare ben oltre le sanzioni economiche.
il pericolo
D’altra parte, Putin avverte pure che una guerra all'Iran sarebbe «molto pericolosa, inaccettabile e tale da provocare un'ondata di terrorismo». Anche lui si dice però «deluso» per le ultime proposte presentate dall'Iran sul programma nucleare per riprendere il dialogo con la comunità internazionale. Stando a quanto riferito dai media locali, che citano un funzionario del ministero degli Esteri moscovita, le proposte iraniane «non forniscono purtroppo alcuna risposta dettagliata sulla questione principale».
Le proposte erano troppo «formali per dissipare il disagio relativo al programma nucleare iraniano», ha spiegato il portavoce, precisando che la comunità internazionale esaminerà ora le proposte e deciderà sui prossimi passi
Bipolarismo scombiccherato
Per niente, caro Mughini. Ieri domandavi quanto ciascuno di noi si senta entusiasta degli schieramenti politici nati nel 1994, del nostro bipolarismo isterico e muscolare, ed io ti rispondo: per niente. Ma si deve fare attenzione a non cadere nel mugugno malmostoso, a non ripetere l’antico intercalare di Gino Bartali: l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare. Tu hai ragione nel dire che le tifoserie si comportando come fossero sciiti e sunniti, ma quelli, almeno, hanno un folle fondamento religioso a reggere l’odio, da noi, invece, è l’assenza d’idee e di coraggio a mascherarsi con lo scontro continuo e perpetuo. Gli uni si reggono grazie ai proclami contro gli altri. Bella roba.
Ci siamo arrivati perché il mondo politico della prima Repubblica commise il peccato veniale di finanziarsi in modo illecito, varando leggi ipocrite e che non rispettava, ed il peccato mortale di non capire le conseguenze del crollo del muro di Berlino. Non eravamo più la frontiera fra due imperi, venivano a mancare le ragioni che avevano fatto tollerare tante nefandezze, ci trovavamo marginali ed affidati a noi stessi. Fu la fine: i partiti che avevano vinto le elezioni nel 1992, nel 1994 non erano neanche sulla scheda. Un golpe, per niente innocente. Negli anni immediatamente successivi abbiamo assistito al saccheggio della cosa pubblica, come mai si era visto prima. Le tangenti sono spiccioli, a confronto delle ricchezze sottratte agli italiani negli anni immondi delle privatizzazioni. Se volete, rifacciamo i conti. Chi favorì e governò la macellazione civile ed economica dell’Italia? Fu la sinistra. Talora in modo diretto, come con il governo D’Alema, talora da forza commissariata, come con Oscar Luigi Scalfaro o Carlo Azelio Ciampi. Ecco, nel 1994 Silvio Berlusconi ebbe un merito storico, e ripeto, storico: si mise alla testa degli italiani che non ci stavano e dimostrò che l’intreccio fra finanza e comunisti poteva essere battuto.
I tifosi sono in gran parte beoti, non perdono tempo a studiare la storia ed i singoli problemi. Per loro basta l’odio antropologico. Si sentono migliori, credono di avere più quotata stoffa morale. Sono solo degli imbecilli, che impediscono alla sinistra d’essere quel che dovrebbe: una forza antitotalitaria, dotata di cultura di governo. In loro Berlusconi ha i suoi migliori alleati, perché basta mostrarli per far passare agli elettori la voglia di mandare a casa l’accozzaglia d’incapaci, quando non frutto di puttanaio, che popola il Parlamento.
Quella l’origine del problema, caro Giampiero, e queste le ragioni del suo fossile protrarsi. Resta il fatto, però, che con questa roba non si governa. Le coalizioni sono solo salsicce dentro le quali si mette tutto quello che detesta la salsiccia avversa. Taluni, di tanto in tanto, traslocano da un insaccato all’altro, per aggiungere il gusto di stallatico. Il nostro sistema politico è tarato solo sulle giornate elettorali, è concepito per vincere la guerra delle schede, dopo di che, il giorno appresso, si squaglia. Oggi il centro destra ha una vasta maggioranza parlamentare, e guardate la scena!
Ci sono vie d’uscita? Certo, ma dipendono dalla caratura degli uomini.
E’ chiaro che tutto si regge attorno a Berlusconi: è lui che coalizza la destra ed è lui che fornisce alla sinistra una ragione per esistere. Sostenere che la soluzione consiste nella sua eliminazione, però, è demenziale. Che vuol dire? Aspettiamo che si stufi, o passi ad altra vita? O lasciamo alle procure il lavoro sporco, che tanto ci provano da quindici anni? La mattina dopo ci sarebbero solo postberlusconiani, da una parte e dall’altra. Berlusconidi, senza neanche la grandezza di Silvio. Invece tocca all’opposizione affrancarsi dalla logica della contrapposizione e dedicarsi alla costruzione della proposta. Primo provvedimento: licenziare Di Pietro, che è come tenersi una sanguisuga reazionaria nelle mutande. Non conta in quanti si è, ma dove si può arrivare. E tocca alla maggioranza far crescere protagonisti che non siano i Fregoli del trasformismo, pronti a dire tutto ed il suo contrario, ma candidati a guidare un’Italia che chiede d’essere governata, protetta, rassicurata. Gente che abbia una parola, una vita, un’idea. Non una valigiata di possibili alternative.
Insomma, prima o poi si tornerà alla politica. Speriamo non troppo tardi. Nel frattempo, giorno dopo giorno, denunciamo i mali ed indichiamo le possibili soluzioni che altro, di meglio, non siamo nelle condizioni di fare.
Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it
mi viene da dire solo una cosa :
LIBERIAMOCI DALLO STRANIERO !!
che complottoni...
prima i comunisti, poi Di pietro, poi i poteri forti con Fiat e Montezemolo, qualche giorno fa Mieli che complottava
punultimi quelli della Lega: c'è la mafia che vuole far fuori Silvio
ora gli Stati Uniti...
bravi, bravi a quando la prossima cazzata?
La situazione è molto semplice:
Gli USA sono irritati per i rapporti commerciali e politici dell Italia a est e con i paesi del mediterraneo.
Di qui gli scandali di questi giorni , e i tentativi di "grande centro" tra i badogliani casini mieli fini rutelli montezemolo su commissione dei poteri forti (montezemolo de benedetti passera profumo ecc).
O si sta dalla parte dell Italia , a difesa degli interessi nazionali o dalla parte dello straniero e dei badogliani.
TERTIUM NON DATUR.
ho annotato dal blog di guzzanti alcune osservazioni interessanti :
Gianluca scrive:
Scenario molto interessante caro Paolo. Non mi è chiara una cosa, come pensi gli USA muovano le loro pedine per disarcionarlo?
Ho letto l’ottima premessa che tra l’altro racchiude una notizia scoop, la tua chicchierata con l’ambasciatore Americano e dopo un interessante ipotesi di governo tecnico.
Ci hai informati di quali sono gli scenari che si potranno aprire, che condivido ed aggiungo anche che da qui a 10 anni l’Italia si ritroverà nuovamente frammentata, con il PDL ed il PD verso la scissione ed altre realtà (speriamo la ns) ad entrare in gioco.
Mi manca il come l’America parteciperà e proverà a condizionare il ns paese.
GUZZ – L’AMERICA quando vuole sa come muoversi. Craxi e Andreotti che hanno creato gravi problemi strategici agli americani, hanno sperimentato la potenza del FBI.
Mani Pulite nasce come operazione FBI (un’operazione, fra l’altro, internazionale nata proprio con il nome “clean hands”) e l’FBI segue con attenzione le vicende di mafia, finanza sporca eccetera.
Sulle escort non c’è neanche bisogno di operazioni tanto complicate.
Gli americani sono anche furibondi con SB perché si spaccia per il mediatore fra Usa e Russia.
Il declino di SB in Usa era cominciato già con Bush, per quante salve di cannone gli sparassero, trattandolo che SB tratta Gheddafi.
Guzzanti, non è che abbia confuso l’ FBI con la CIA?
GUZZ – NO. FBI: è lì che decine di nostri magistrati e poliziotti di alto rango vanno a fare dei debriefings, pubblici e alla luce del sole. Salvo i dossier. Falcone era uno di loro e il suo referente era il procuratore antimafia Rudolph Giuliani: uno che sull’Italia ne sapeva più di tutti.
Gent,mo Guzzanti,
vorrei porle alcune domande che mi sembrano di interesse per noi perche’ riguardano sia la sua posizione politica (vedi l’ufficiale guanto di sfida a Berlusconi) sia l’analisi storica dei tempi.
1) Cosa ne pensa Lei di queste (molto probabili) manovre?
Ovvero, supponiamo fosse stato Lei al governo, come avrebbe cercato di difendere la preferenza accordataLe dagli elettori a fronte di certi attacchi?
2) Come avrebbe gestito Lei i rapporti economici con Gheddafi, in termini anche di immigrazione clandestina?
3) Come vede la figura di R. Murdoch in tutto questo gioco che ci ha appena delineato?
Cordialmente
Gian Luca Mariottini
GUZZ – PENSO CHE BERLUSCONI ha pensato di essere onnipotente, impunibile, il migliore, irresistibile e che si sbaglia. E’ stato imprudente nella vita privata e paga pegno. Ha subordinato l’Italia a uno Stato canaglia, e questo provoca reazioni uguali e contrarie. Io sono per definizione dalla parte degli Stati Uniti, non per definizione dalla parte di Berlusconi. A Sigonella, per intendersi, io stavo con Reagan, non con Craxi. Sono gli Stati Uniti la garanzia della democrazia in Europa e nel mondo (ma più ancora the UK, Londra), mica Forza Italia o il Pd.
I rapporti con Gheddafi sono petroliferi. I clandestini sono un paravento. Gheddafi ha chiesto e ottenuto una flottiglia militare e noi glie l’abbiamo data facendo finta che è per combattere l’immigrazione clandestina. Non pigliamoci in giro.
Murdoch è l’alibi di Berlusconi e dei berlusconiani per sostenere che tutto ciò che accade di male, e di naturale, a Berlusconi, viene da complotti e vendette. Falso. Viene dagli errori madornali e veramente autolesionisti di Berlusconi.
sagra3 scrive:
per Simona
“E quando Guzzanti dice anche adesso che se Berlusconi qualcosa di bene lo ha fatto è stato soprattutto quello di contenere la sinistra del durante e dopo mani pulite, secondo voi dove doveva stare, a sinistra?
Doveva stare a sinistra quando di rileggere e riscrivere onestamente il passato ancora non se ne parlava?
A sinistra, dove Vasili Mitrokhin era visto come uno spauracchio e si sbianchettava a più non posso?”
Lo stato italiano ha un debito pubblico di circa 2.000 (duemila) miliardi di Euro.
Oltre la metà lo dobbiamo a quei ladroni parlamentari che ManiPulite cercò di fermare e di mandare in galera.
Il signor Mitrokhin, sul quale volenterose manine possono aver sbianchettato tutto il possibile e l’immaginabile, non riuscirà mai a costarci neanche la millesima parte di quello che si sono allegramente fottuto i Democristiani ed i Socialisti da cui è stato generato Silvio Berlusconi.
Cum grano salis, please!
Sagra
GUZZ – QUESTA è LA LEGGENDA di Mani Pulite, i buoni, contro una sola banda di corruttori e corrotti di Tangentopoli.
Buona per un cartone animato Disney.
Le do un’altra versione: il debito pubblico italiano è stato ottenuto caricando sullo Stato la spesa di tutte le aziende decotte e improduttive che la CGIL ha impedito – durante il vero e storico compromesso con la DC durato mezzo secolo – che chiudessero per salvaguardare posti di lavoro inutili, improduttivi e costosi.
Ha presente l’Efim?
La storiella dei cattivoni del Caf baubau-ati dagli angeli vendicatori del Pool di Mani pulite la vada a raccontare a qualcun altro.
Specialmente ai servizi segreti americani – ecco, è contento? Finalmente la CIA !! – che la organizzarono.
La situazione è molto semplice:
Gli USA sono irritati per i rapporti commerciali e politici dell Italia a est , Russia in particolare, e con i paesi del mediterraneo.
Di qui gli scandali di questi giorni , e i tentativi di "grande centro" tra i badogliani casini mieli fini rutelli montezemolo su commissione dei poteri forti (montezemolo de benedetti passera profumo ecc).
O si sta dalla parte dell Italia , a difesa degli interessi nazionali o dalla parte dello straniero e dei badogliani.
TERTIUM NON DATUR.
Ripeto:
LIBERIAMOCI DALLO STRANIERO !!
E' più semplice di quanto dici:
prima i comunisti, poi Di pietro, poi i poteri forti con Fiat e Montezemolo, qualche giorno fa Mieli che complottava
punultimi quelli della Lega: c'è la mafia che vuole far fuori Silvio
ora gli Stati Uniti...
bravi, bravi a quando la prossima cazzata?
Interni
di Donato De Sena
Frattini al FT: “Oscure forze complottano contro l’Italia”
pubblicato il 15 settembre 2009
Il ministro degli esteri parla al giornale inglese dello scandalo escort. E dice che il governo Berlusconi è vittima di un complotto. Internazionale. “Non posso fare i nomi, ma ci sono”
“I tentativi di moltiplicare gli effetti della situazione all’estero dimostrano come vi sia una rete di persone che utilizza gli attacchi a Berlusconi per minare l’immagine del nostro Paese”. Queste le parole del Ministro degli Esteri Franco Frattini riportate dal Financial Times. Frattini sugli scandali che circondano la vita privata di Silvio Berlusconi, fa un’uscita di quelle tipiche del Cavaliere. Rievoca lo spettro della congiura dei giornali esteri contro di lui. E dà una chiave di lettura interessante della vicenda, la inserisce in un quadro più generale: quello delle forze oscure che intralcerebbero il lavoro dell’Italia in sede internazionale. Avverte che i “rivali” sulla scena europea stanno cercando di sfruttare i problemi del Presidente del Consiglio italiano per raggiungere i propri scopi. Nell’intervista, scrive il Financial Times, il ministro proietta una visione del mondo come una competizione a livello mondiale per l’influenza in politica e affari, dove forze oscure utilizzerebbero mezzi illegittimi per denigrare i loro concorrenti. “Come ministro degli Esteri non posso dire di chi si tratta”, dice Frattini, precisando che la “competizione” si gioca sul Mediterraneo, in Russia e nei mercati petroliferi. “Chi tenta di minare l’immagine dell’Italia gioca in modo scorretto. Quando l’Italia gioca ruoli importanti nella cooperazione internazionale, per esempio in Afghanistan o in Russia, se io guadagno terreno qualcun altro lo perde».
A COSA SI RIFERISCE? – A chi si riferisce Frattini non lo dice apertamente, ma si limita a richiamare l’attenzione su un particolare: il ruolo dell’Italia nel South Stream, un gasdotto previsto per il gas dalla Russia all’Europa attraverso il Mar Nero, bypassando l’Ucraina. Come mai l’Italia sarebbe stata presa di mira per le critiche al progetto, mentre il Regno Unito e la Germania non sarebbero stati colpiti pure avendo criticato nello stessa maniera il gasdotto Nord Stream che dovrebbe bypassare, invece, i paesi baltici? “Se si tenta di minare l’immagine dell’Italia – risponde Frattini – si sta giocando slealmente. Quando l’Italia va a giocare un ruolo importante nella cooperazione internazionale, per esempio in Afghanistan o in Russia, se uno guadagna terreno, l’altro perde”. Ma non si tratterebbe dell’unico attacco ricevuto dal nostro Paese a livello internazionale. La scorsa settimana i capi di governo di regno Unito, Francia e Germania non hanno coinvolto l’Italia nella richiesta di una conferenza sull’Afghanistan, richiesta avanzata con una lettera inviata a Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite. Frattini lamenta che solamente qualche settimana fa, il 4 e 5 settembre, in una riunione dei Ministri degli Esteri, era stato deciso che la conferenza doveva essere di iniziativa dell’Unione Europea e che, invece, Gordon Brown, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel hanno deciso di boicottare tutti gli altri Paesi. “La lettera è uscita il giorno dopo (quella riunione)”, ha detto Frattini, sottolineando di non aver avuto nessuna conoscenza preliminare della stessa. “Francamente se fossi alla Presidenza dell’Ue sarei un po’ deluso”.
SILVIO, UN PESO? – “E se Berlusconi fosse stato volutamente escluso dalle altre potenze europee perché visto come un peso?”, chiede il Ft. “Non lo so”, risponde (diplomaticamente?) il Ministro, che intende presentare una proposta dettagliata per la conferenza in una riunione del Gruppo degli otto ministri degli Esteri da lui presieduto a New York il 23 settembre. Frattini sembra che debba guardare al di fuori del Vecchio continente per scovare risultati soddisfacenti, o almeno una considerazione migliore. Scrive il FT: “Frattini ha osservato che per l’invidia degli altri paesi europei, l’Italia ospiterà i Ministri degli Esteri e dell’Economia di tutti i paesi arabi della cooperazione del Golfo del Consiglio il prossimo mese, e almeno sette capi di stato dell’America Latina, al vertice di dicembre”. Aspettando giorni migliori con gli europei.
Frattini al FT: «Dall'estero si mina immagine Italia»
Si sfruttano attacchi al premier, ma «non posso dire da chi»
Fonte: © APCOM.it - 15/09/2009
ROMA - Gli scandali che circondano Silvio Berlusconi vengono ampliati ad arte dall'estero per minare la credibilità del governo e l'immagine dell'Italia: lo dice il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in una intervista al Financial Times oggi in edicola. «I tentativi di moltiplicare gli effetti all'estero dimostrano che c'è una rete di persone che usa gli attacchi contro Berlusconi per minare l'immagine del nostro paese» ha detto Frattini. «Dicono: sfruttiamolo».
Nell'intervista, che ha un richiamo in terza pagina sul Financial Times e di cui alcuni virgolettati sono disponibili sul sito online, Frattini non ha dato nomi ai suoi sospetti: «Come ministro degli Esteri non posso dire chi». Secondo FT, Frattini ha poi aggiunto però che «la competizione» si svolge nel Mediterraneo, in Russia e sui mercati petroliferi, ed ha attirato l'attenzione sul ruolo dell'Italia in South Strem, il gasdotto che dovrebbe passare alla Russia all'Europa senza toccare l'Ucraina: come mai, ha detto il ministro secondo FT, l'Italia viene spesso criticata per il progetto mentre Gran Bretagna e Germania sono sfuggite alle polemiche per il progetto North Stream che eviterà le repubbliche baltiche? «Chi cerca di minare l'immagine dell'Italia gioca scorrettamente» ha detto il ministro. «Quando l'Italia gioca ruoli importanti nella cooperazione internazionale, per esempio in Afghanistan o in Russia, se io guadagno terreno qualcun altro perde terreno».
Frattini ha poi fatto riferimento alla lettera di Gran Bretagna, Francia e Germania che la settimana scorsa hanno chiesto una conferenza internazionale sull'Afghanistan al segretario generale dell'ONu Ban Ki-Moon. L'Italia non era fra i firmatari ma «sono stato assolutamente il primo», a metà agosto, a proporre la conferenza, fa notare il ministro. E ricorda che a Stccolma al vertice informale dei ministri degli Esteri, il 4 e 5 settembre, si era deciso che la conferenza sarebbe stata una iniziativa europea. «Il giorno dopo è uscita la lettera». Frattini, scrive FT, afferma che non ne aveva avuto alcun sentore. «Francamente, se fossi la presidenza europea, sarei deluso e anche qualcosa di più».
D'altronde il ministro secondo FT ha recisamente negato che Berlusconi sia stato deliberatamente escluso dalla lettera, perché considerato un personaggio a rischio sulla scena internazionale.
Frattini, dice FT, afferma di voler riprendere l'iniziativa presentando una dettagliata proposta per la conferenza all'incontro dei ministri degli Esteri del G8 che presiederà a New York il 23 settembre: l'Italia ha quest'anno la presidenza del G8.
Inoltre, presentando esempi dei successi della politica estera italiana, Frattini secondo FT ha fatto rilevare che l'Italia ospiterà il mese prossimo ministri degli esteri e ministri economici di tutti i paesi arabi del Consiglio di Cooperazione del Golfi, e in dicembre almeno sette capi di Stato dell'America latina.
Scrive il FT: “Frattini ha osservato che per l’invidia degli altri paesi europei...
giusto, dimenticavo questo altro complotto dei paesi europei...
quindi ricapitolando:
prima i comunisti,
poi Di pietro,
poi i poteri forti con Fiat e Montezemolo,
poi Mieli,
poi quelli della Lega con la mafia,
Guzzanti con gli Stati Uniti,
Frattini con i paesi europei
...infine scoprirono che era stato Pinocchio e Biancaneve
L’intervista - Il nuovo rappresentante diplomatico di Washington a Roma, David H. Thorne
L'ambasciatore Usa AVVERTE l'Italia «Dipendenza energetica, un rischio»
«In Afghanistan ci aspettiamo che il vostro impegno continui»
ROMA - «L’ho detto davvero?», risponde con aria scherzosa David H. Thorne, il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, quando si sente domandare a quali posizioni si riferiva davanti alla Commissione Esteri del Senato americano. «Anche se Usa e Italia cooperano strettamente su numerosi temi, ci sono, comunque, alcune posizioni della politica estera italiana che continuano a preoccuparci», aveva fatto presente ai senatori il 16 luglio, prima del via libera parlamentare al suo incarico, questo finanziere dai modi tutt’altro che rampanti.
Voce mai troppo alta, portamento sobrio, lampi di spirito qua e là anche in un discorso serio, Thorne ha già vissuto in Italia negli anni ’50 e ’60. Nel suo modo di fare si riconoscono i tratti di un’ élite di democratici americani legati all’Europa dei quali i Kennedy erano un prototipo. Adesso che a Roma Thorne è tornato per rappresentare l’Amministrazione di Barack Obama, il Corriere ha cercato di capire come la pensa. A differenza di luglio, attualmente il finanziere è un diplomatico, e spesso lo è il suo linguaggio. Ma in oltre un’ora nel suo ufficio di via Veneto, nella prima intervista da ambasciatore in Italia, è apparso chiaro che tra i suoi obiettivi rientra quello di evitare che il nostro Paese dipenda troppo dalla Russia per la fornitura di gas e petrolio.
A quali posizioni della politica estera italiana si riferiva quando parlava di preoccupazioni, ambasciatore?
«Con i giornalisti, se lasci un piccolo spiraglio aperto nella porta diventa un salone... La verità è che l’intreccio di relazioni tra Usa e Italia è così ricco che il dialogo è continuo, fluente. Verranno fuori cose da discutere, ma in cordialità e con voglia di trovare soluzioni. A qualunque cosa stessi alludendo, non potevamo dire 'Siamo perfetti'. Dai miei primi incontri con il presidente Giorgio Napolitano, Gianfranco Fini, Renato Schifani e altri noto un senso di grande cooperazione».
Tra gli appuntamenti elencati ne manca uno con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
«Lo incontrerò venerdì. Ho già visto il sottosegretario Gianni Letta, è stato mio primo colloquio».
Non è che tra le materie che preoccupano gli Stati Uniti c’è l’interesse del governo italiano, di Berlusconi, per l’oleodotto South Stream, caro alla Russia, invece che per il Nabucco?
«Va considerato tutto in un contesto ampio. Una delle più grandi preoccupazioni della politica americana è la dipendenza energetica dell’Europa. Che non dipenda da una sola fonte e che le diversifichi: Nord Africa, Iran, Russia... L’Italia è in procinto di riprendere il suo programma nucleare, ne ho parlato nei miei incontri e mi pare ci sia un interessante impegno del governo a farlo. Al Dipartimento di Stato, nel governo americano il timore riguarda l’Europa, non solo l’Italia».
Il governo italiano ha rapporti stretti con Muammar el Gheddafi...
«Frecce tricolori», interviene l’ambasciatore riferendosi alla squadriglia acrobatica a Tripoli per l’anniversario del colpo di Stato del Colonnello.
Già, anche. Che ne dicono a Washington? Rapporti troppo stretti, talvolta?
«Occorre ancora guardare a un contesto più ampio. Gli Usa sono contenti che la Libia rientri nella comunità internazionale e abbandoni il terrorismo. Incoraggiamo i progressi in questo senso. Sappiamo che l’Italia ha da tanto strette relazioni con la Libia, dalla quale riceve energia. L’accoglienza libica ad Al Maghrai (agente segreto condannato per la strage di Lockerbie e rilasciato dalla Gran Bretagna, ndr) non è stata un bello spettacolo, ha risollevato vecchi problemi».
Vi aspettate di più dal nostro Paese per l’Afghanistan?
«I vostri carabinieri sono bravissimi, ammiriamo ciò che fate. L’argomento richiede capacità di guida, leadership , avere militari lì non è necessariamente popolare, ma nei miei incontri ne ho riscontrate. In Afghanistan le cose potrebbero peggiorare, l’Italia è un forte alleato e ci aspettiamo che continui».
E sull’Iran che vi aspettate?
«Siamo preoccupati che sviluppi armi nucleari e preoccupati di gestire le relazioni con l’Iran in un fronte unito. Vogliamo essere certi che tutti, Italia compresa, partecipino compatti a questa gestione».
Evitando di compiere passi da soli?
«Sì, la comunità internazionale sta agendo insieme e dobbiamo agire insieme».
Ambasciatore, che cosa ricorda di più dell’Italia vista da ragazzo?
«Sono riandato nella mia scuola, l’American Overseas sulla Cassia. Non sono tornato nella mia casa perché è diventata l’ambasciata della Cina. Quando l’ambasciatore cinese mi inviterà ci andrò volentieri. Ho bei ricordi di Porto Ercole. I moli erano diversi, non c’era ancora il porto di Cala Galera, avevamo casa ad Ansedonia...».
Spesso si ricorda che lei è stato cognato di John Kerry, presidente della commissione Esteri del Senato, prima che lui e sua sorella divorziassero. Nessun imbarazzo, in luglio, nell’essere esaminato da una commissione che nel resto delle sedute è presieduta da un ex parente, comunque da un amico?
«No. E sono tuttora suo cognato. Kerry mi ha presentato, mi ha abbracciato e, per correttezza istituzionale, è uscito. Non ero imbarazzato perché alla seduta non c’era. Io e il senatore Kerry siamo come fratelli da 45 anni, dal college . Abbiano fatto i militari insieme in Vietnam, siamo stati fra i tori di Pamplona e...».
E?
«Non le dico altro, sennò i diplomatici che stanno qui mi mettono la museruola. Di sicuro Kerry mi ha aiutato, ma per me è un onore. Sua figlia, mia nipote, si sposerà tra due settimane e andrò al matrimonio. Mi dispiace solo che mia sorella gemella non ci sia più, e che non potrà esserci».
Queste parole dell ambasciatore americano confermano quanto già detto da Guzzanti, ovvero che i rapporti commerciali e politici tra Italia Russia e i paesi del Mediterraneo danno molto fastidio all "alleato" americano.
Naturalmente c è bisogno di far cadere Berlusconi e di subordinare l Italia agli Usa , ed ecco spiegato gli scandali di questi mesi , e i tentativi di grande centro tra i badogliani casini mieli fini rutelli montezemolo
su commissione dei poteri forti (montezemolo de benedetti passera profumo ecc).
RIPETO:
O si sta dalla parte dell Italia , a difesa degli interessi nazionali o dalla parte dello straniero e dei badogliani.
TERTIUM NON DATUR.
taci vecchio scemo
e leggiti le favole di pinocchio
I rapporti commerciali e politici tra Italia Russia e i paesi del Mediterraneo danno molto fastidio all "alleato" americano.
Naturalmente c è bisogno di far cadere Berlusconi e di subordinare l Italia agli Usa , ed ecco spiegato gli scandali di questi mesi , e i tentativi di grande centro tra i badogliani casini mieli fini rutelli montezemolo
su commissione dei poteri forti (montezemolo de benedetti passera profumo ecc).
RIPETO:
O si sta dalla parte dell Italia , a difesa degli interessi nazionali o dalla parte dello straniero e dei badogliani.
TERTIUM NON DATUR.
Come volevasi dimostrare.
Questa notizia non fa altro che confermare quanto ho già scritto.
Salvo ,ovviamente ,che qualcuno dimostri il contrario.
Berlusconi-Gheddafi , attenti a quei due
Grazie al britannico The Guardian, disponiamo di una serie di informazioni, non smentite, che proverebbero uno sconcertante intreccio affaristico che sembra legare il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi al dittatore libico Gheddafi. “La Gheddafi- Berlusconi connection”, si intitola, significativamente, l’inchiesta del Guardian, secondo il quale ci sarebbe qualcosa di più dei reciproci vantaggi politici; se il Guardian ha ragione occorre stare attenti a “quei due”, dal momento che esisterebbe «un altamente discutibile comune interesse negli affari». Il giornale inglese ha “scavato” dentro una serie di operazioni finanziarie, e accusa esplicitamente Berlusconi di un «decisamente sconcertante conflitto d’interessi, da aggiungere ai tanti che egli ha già in Italia».
Si racconta, per esempio, di come, nel giugno scorso, una società libica chiamata Lafitrade ha acquisito il 10 per cento della Quinta comunication, una compagnia di produzione cinematografica fondata da Tarak Ben Ammar, storico socio di Berlusconi. Lafitrade è controllata da Lafico, il braccio d’investimenti della famiglia Gheddafi. L’altro partner di Ben Ammar nella Quinta comunication è, «con circa il 22 per cento» del capitale scrive il Guardian, una società registrata in Lussemburgo di proprietà della Fininvest, la finanziaria di Berlusconi.
Non solo: Quinta comunication e Mediaset possiedono ciascuna il 25 per cento di una nuova televisione via satellite araba, la Nessma Tv, che opera anche in Libia, sulla quale Gheddafi potrebbe esercitare influenza attraverso la quota che ha rilevato nella Quinta comunication. A Repubblica, Ben Ammar spiega che Nessma Tv è di proprietà sua, al 25 per cento, di Mediaset per un altro 25, di due partner tunisini per il restante 50. L’ingresso di Gheddafi in Quinta comunication, spiega, è avvenuto nell’ambito di un aumento di capitale ma solo perché interessato alla produzione di film sul mondo arabo. Quindi solo progetti cinematografici. L’aumento di capitale non è ancora concluso, ma al termine dell’operazione Gheddafi dovrebbe avere una quota del 10 per cento.
Un legame d’affari tra Gheddafi e Berlusconi che è anche un evidente conflitto d’interessi; e l’operato del Berlusconi politico finisce con l’acquistare una diversa prospettiva e spiegazione: dai negoziati sull’immigrazione, alle compensazioni coloniali, dagli investimenti alla visita di Berlusconi a Tripoli alla vigilia delle celebrazioni per il quarantennale della presa del potere da parte del colonnello: tutto ciò acquista una nuova luce se «i due leader sono connessi da qualcosa di più della convenienza politica».
Già il 15 settembre scorso Zbigniew Brzezinski, ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, e ascoltato consigliere di Barack Obama, parlando della Russia di Putin non aveva risparmiato un pesante sarcasmo su Berlusconi: «Putin sta seguendo gli esempi di Stalin e di Krusciov. Chiunque conosca un po’ la Russia se ne rende conto. Eccetto Silvio Berlusconi».
Alla successiva domanda su cosa pensi del legame tra Putin e Berlusconi, Brzezinski rispose: «È simile a quello che Putin ha con l’ex cancelliere tedesco Schroeder».
Schroeder lavora per la Gazprom?, osservò l’intervistatore, «Intende dire che Berlusconi fa affari con Putin?». «La risposta che ho appena dato si spiega da sola», rispose Brzezinski, che più chiaro non poteva essere. Un anticipo di quello che il neo-ambasciatore americano a Roma David H. Thorne ha detto al Corriere della Sera: neppure troppo velatamente ha detto che l’Italia dal punto di vista energetico, dipende troppo dai cari amici Putin e Gheddafi.
Dunque, cominciano finalmente a delinearsi compiutamente i contorni della stupefacente “operazione di recupero” del dittatore libico Gheddafi; operazione cui, peraltro, non sono estranei Tony Blair e l’ex presidente Usa George W. Bush. È tempo di chiarire finalmente contenuti e “contorni” dell’affaire Libia; palazzo Chigi e la Farnesina devono chiarire e spiegare la reale portata dei recenti accordi stipulati con Tripoli; è tempo che il parlamento ne sia informato: si ha il diritto di sapere come stanno le cose, e che si esca, finalmente, dalle infelici ambiguità in cui l’attuale governo di centrodestra ci ha fatto precipitare.
Valter Vecellio
Obama snobba il Cavaliere: troppo amico di Putin
di Il congiurato
Con il Consiglio d’Europa convocato oggi a Bruxelles inizia per Berlusconi una serie di summit internazionali che si concluderà con la partecipazione al vertice Onu sul clima, il 22 settembre, e con il G20 di Pittsburgh nei due giorni seguenti. Per un premier considerato, a torto o a ragione, in crisi di immagine all’estero si tratta di un’occasione da non sprecare. Anche se l’intervista rilasciata ieri al Corsera dal nuovo ambasciatore statunitense in Italia David Thorne non è certo il miglior viatico.
Il diplomatico, infatti, ha confermato quello che da tempo a Palazzo Chigi e alla Farnesina sanno benissimo, e che nelle sue audizioni al Senato Usa lo stesso ambasciatore aveva detto in modo ancora più netto: a Washington la nostra partnership energetica con la Russia non piace affatto. Quello che Thorne non dice apertamente, ma che gli analisti Usa (sia democratici che repubblicani) sostengono da tempo, è che la politica energetica del nostro Paese è un problema serio, una mina per la coesione dell’intera Unione Europea e della Nato. Questo a tutto vantaggio del dominio della Russia di Putin e della sua Gazprom sul Vecchio Continente, presentato nei dossier circolanti a Capitol Hill come potenziale ostaggio di Mosca. Addirittura a Washington si teme che l’alleanza possa saldarsi indissolubilmente anche con un reciproco scambio di azioni tra le due compagnie petrolifere Eni e Gazprom. Le preferenze dell’Italia per il gasdotto South Stream a danno di Nabucco sono da tempo fonte di preoccupazione oltreoceano, se è vero che in occasione della sua ultima visita a Roma nel 2008 l’allora vicepresidente Cheney chiese a Berlusconi di uscire da South Stream. Finché alla Casa Bianca c’era l’amico George, il problema è stato in qualche modo congelato. Ma dopo l’elezione di Obama alla Casa Bianca hanno messo il caso tra quelli da affrontare e risolvere. Berlusconi intanto è andato avanti sbloccando anche lo stallo su South Stream tra Russia e Turchia. Non c’è dunque da stupirsi se, per ora, negli oltre quattro giorni di trasferta Usa il presidente Obama non ha in agenda nemmeno un minuto in esclusiva per il Cavaliere: le notizie da Washington sono chiare, per Silvio nessun incontro bilaterale.
Zbigniew Brzezinski, ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, e ascoltato consigliere di Barack Obama, parlando della Russia di Putin non aveva risparmiato un pesante sarcasmo su Berlusconi: «Putin sta seguendo gli esempi di Stalin e di Krusciov. Chiunque conosca un po’ la Russia se ne rende conto. Eccetto Silvio Berlusconi».
Alla successiva domanda su cosa pensi del legame tra Putin e Berlusconi, Brzezinski rispose: «È simile a quello che Putin ha con l’ex cancelliere tedesco Schroeder».
Schroeder lavora per la Gazprom?, osservò l’intervistatore, «Intende dire che Berlusconi fa affari con Putin?». «La risposta che ho appena dato si spiega da sola», rispose Brzezinski, che più chiaro non poteva essere. Un anticipo di quello che il neo-ambasciatore americano a Roma David H. Thorne ha detto al Corriere della Sera: neppure troppo velatamente ha detto che l’Italia dal punto di vista energetico, dipende troppo dai cari amici Putin e Gheddafi.
Dunque, cominciano finalmente a delinearsi compiutamente i contorni della stupefacente “operazione di recupero” del dittatore libico Gheddafi; operazione cui, peraltro, non sono estranei Tony Blair e l’ex presidente Usa George W. Bush. È tempo di chiarire finalmente contenuti e “contorni” dell’affaire Libia; palazzo Chigi e la Farnesina devono chiarire e spiegare la reale portata dei recenti accordi stipulati con Tripoli; è tempo che il parlamento ne sia informato: si ha il diritto di sapere come stanno le cose, e che si esca, finalmente, dalle infelici ambiguità in cui l’attuale governo di centrodestra ci ha fatto precipitare.
Valter Vecellio
18 settembre, 2009 11:45
fuoco amico ha detto...
Obama snobba il Cavaliere: troppo amico di Putin
di Il congiurato
Con il Consiglio d’Europa convocato oggi a Bruxelles inizia per Berlusconi una serie di summit internazionali che si concluderà con la partecipazione al vertice Onu sul clima, il 22 settembre, e con il G20 di Pittsburgh nei due giorni seguenti. Per un premier considerato, a torto o a ragione, in crisi di immagine all’estero si tratta di un’occasione da non sprecare. Anche se l’intervista rilasciata ieri al Corsera dal nuovo ambasciatore statunitense in Italia David Thorne non è certo il miglior viatico.
Il diplomatico, infatti, ha confermato quello che da tempo a Palazzo Chigi e alla Farnesina sanno benissimo, e che nelle sue audizioni al Senato Usa lo stesso ambasciatore aveva detto in modo ancora più netto: a Washington la nostra partnership energetica con la Russia non piace affatto. Quello che Thorne non dice apertamente, ma che gli analisti Usa (sia democratici che repubblicani) sostengono da tempo, è che la politica energetica del nostro Paese è un problema serio, una mina per la coesione dell’intera Unione Europea e della Nato. Questo a tutto vantaggio del dominio della Russia di Putin e della sua Gazprom sul Vecchio Continente, presentato nei dossier circolanti a Capitol Hill come potenziale ostaggio di Mosca. Addirittura a Washington si teme che l’alleanza possa saldarsi indissolubilmente anche con un reciproco scambio di azioni tra le due compagnie petrolifere Eni e Gazprom. Le preferenze dell’Italia per il gasdotto South Stream a danno di Nabucco sono da tempo fonte di preoccupazione oltreoceano, se è vero che in occasione della sua ultima visita a Roma nel 2008 l’allora vicepresidente Cheney chiese a Berlusconi di uscire da South Stream. Finché alla Casa Bianca c’era l’amico George, il problema è stato in qualche modo congelato. Ma dopo l’elezione di Obama alla Casa Bianca hanno messo il caso tra quelli da affrontare e risolvere. Berlusconi intanto è andato avanti sbloccando anche lo stallo su South Stream tra Russia e Turchia. Non c’è dunque da stupirsi se, per ora, negli oltre quattro giorni di trasferta Usa il presidente Obama non ha in agenda nemmeno un minuto in esclusiva per il Cavaliere: le notizie da Washington sono chiare, per Silvio nessun incontro bilaterale.
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