lunedì 11 giugno 2007

Berlusconi" Il nostro elettorato vuole un unico partito della libertà". La TV della libertà

"Il tempo della sinistra in Europa sta finendo e in Italia è già finito". A dirlo è il leader della Cdl Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente alla Tv della Libertà. Per l'ex premier, infatti, anche l'ultima tornata elettorale conferma che è "finito" il tempo della Sinistra, che "in Italia è duplice. Da un lato - ha spiegato Berlusconi - ci sono Ds e Margherita, che ormai sono di fatto un centro" formato da "professionisti della politica" che si "sostanzia soltanto nella gestione del potere"; dall'altro, ha aggiunto l'ex premier, "c'è il blocco della sinistra vetero-marxista".
"Da loro, dai loro diktat - ha poi detto il Cavaliere - sono arrivati quei provvedimenti del governo che ci hanno angustiato in questo ultimo anno", come le "60 nuove tasse" introdotte per "togliere a chi ha senza dare a chi non ha", ma per rinforzare il potere dello Stato. "Sempre da loro - ha poi aggiunto Berlusconi - sono arrivati anche gli attacchi alla Chiesa" che ricordano "la Chiesa del silenzio di natura leninista". Infine, tra i diktat della sinistra estrema, Berlusconi ha annoverato anche il fatto che "non vengono date sufficienti risorse alle forze dell'ordine per combattere la criminalità, in quanto ritengono che i membri delle forze di pubblica sicurezza siano dei proletari che hanno tradito la loro razza per mettersi al soldo dello Stato Borghese".
Per quanto riguarda invece la "fine" del tempo della sinistra in Europa, Berlusconi ha citato "la valanga di voti raccolti in Francia da Sarkozy", cartina di tornasole, secondo l'ex premier, della situazione politica del Vecchio Continente.
"Sento forte, nel nostro elettorato, la volontà di superare le divisioni e arrivare presto a un unico grande partito della Libertà". ha detto ancora Berlusconi. "La gente ha voglia di partecipare, di dire la propria opinione e la dice in modo semplice, chiaro e diretto. E proprio tra la gente, anche durante quest'ultima campagna elettorale, tra il nostro elettorato, c'è la voglia di superare rappresentanze politiche e differenze, incomprensioni e vincoli che si sono manifestati durante i cinque anni del mio governo".
Per Berlusconi, dunque, "con noi si è introdotta una nuova moralità in politica: prima c'è soltanto quella che diceva di non rubare, con noi è arrivata anche quella, per un partito, di mantenere gli impegni assunti con gli elettori. Noi siamo riusciti a portare a termine circa l'80% del nostro programma. Il restante 20% non è stato fatto per i veti dei vari partiti. Quello che io credo di aver colto in questa campagna elettorale - ha concluso Berlusconi - è proprio la volontà di superare quelle differenze".

6 commenti:

Anonimo ha detto...

a parte la propaganda ci sono problemi ben più seri su cui soffermarsi ....onore al Giornale che ne ha parlato ad alta voce in questi giorni (maurom dov'eri a guardare la Bramby?)

"Cari lettori, quando il Parlamento approva una legge all’unanimità, di solito bisogna preoccuparsi. Indulto docet. Questa volta è anche peggio. L’altroieri, in poche ore, con i voti della destra, del centro e della sinistra (447 sì e 7 astenuti, tra cui Giulietti, Carra, De Zulueta, Zaccaria e Caldarola), la Camera ha dato il via libera alla legge Mastella che di fatto cancella la cronaca giudiziaria. Nessuno si lasci ingannare dall’uso furbetto delle parole: non è una legge “in difesa della privacy” (che esiste da 15 anni) né contro “la gogna delle intercettazioni”. Questa è una legge che, se passerà pure al Senato, impedirà ai giornalisti di raccontare - e ai cittadini di conoscere - le indagini della magistratura e in certi casi persino i processi di primo e secondo grado. Non è una legge contro i giornalisti. È una legge contro i cittadini ansiosi di essere informati sugli scandali del potere, ma anche sul vicino di casa sospettato di pedofilia. Vediamo perché.



Oggi gli atti d’indagine sono coperti dal segreto investigativo finché diventano “conoscibili dall’indagato”. Da allora non sono più segreti e se ne può parlare. Per chi li pubblica integralmente, c’è un blando divieto di pubblicazione, la cui violazione è sanzionata con una multa da 51 a 258 euro, talmente lieve da essere sopportabile quando le carte investono il diritto-dovere di cronaca. Dunque i verbali d’interrogatorio, le ordinanze di custodia, i verbali di perquisizione e sequestro, che per definizione vengono consegnati all’indagato e al difensore, non sono segreti e si possono raccontare e, di fatto, citare testualmente (alla peggio si paga la mini-multa). È per questo che, ai tempi di Mani Pulite, gli italiani han potuto sapere in tempo reale i nomi dei politici e degli imprenditori indagati, e di cosa erano accusati. È per questo che, di recente, abbiamo potuto conoscere subito molti particolari di Bancopoli, Furbettopoli, Calciopoli, Vallettopoli, dei crac Cirio e Parmalat, degli spionaggi di Telecom e Sismi. Fosse stata già in vigore la legge Mastella, Fazio sarebbe ancora al suo posto, Moggi seguiterebbe a truccare i campionati, Fiorani a derubare i correntisti Bpl, Gnutti e Consorte ad accumulare fortune in barba alle regole, Pollari e Pompa a spiare a destra e manca. Per la semplice ragione che, al momento, costoro non sono stati arrestati né processati: dunque non sapremmo ancora nulla delle accuse a loro carico. Lo stesso vale per i sospetti serial killer e pedofili, che potrebbero agire indisturbati senza che i vicini di casa sappiano di cosa sono sospettati.



La nuova legge, infatti, da un lato aggrava a dismisura le sanzioni per chi infrange il divieto di pubblicazione: arresto fino a 30 giorni o, in alternativa, ammenda da 10 mila a 100 mila euro (cifre che nessun cronista è disposto a pagare pur di dare una notizia). Dall’altro allarga à gogò il novero degli atti non più pubblicabili. Anzitutto “è vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del pm o delle investigazioni difensive, anche se non più coperti da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. La notizia è vera e non é segreta, ma è vietato pubblicarla: i giornalisti la sapranno, ma non potranno più raccontarla. A meno che non vogliano rovinarsi, sborsando decine di migliaia di euro. È pure vietato pubblicare, anche solo nel contenuto, “la documentazione e gli atti relativi a conversazioni, anche telefoniche, o a comunicazioni informatiche o telematiche ovvero ai dati sul traffico telefonico e telematico, anche se non più coperti da segreto”. Le intercettazioni che hanno il pregio di fotografare in diretta un comportamento illecito, o comunque immorale, o deontologicamente grave sono sempre top secret. Bontà loro, gli unanimi legislatori consentiranno ancora ai giornalisti di raccontare che Tizio è stato arrestato (anche per evitare strani fenomeni di desaparecidos, come nel vecchio Sudamerica o nella Russia e nell’Iraq di oggi). Si potranno ancora riferire, ma solo nel contenuto e non nel testo, le misure cautelari, eccetto “le parti che riproducono il contenuto di intercettazioni”. Troppo chiare per farle sapere alla gente.



E i dibattimenti? Almeno quelli sono pubblici, ma fino a un certo punto: “non possono essere pubblicati gli atti del fascicolo del pm, se non dopo la pronuncia della sentenza d’appello”. Le accuse raccolte (esempio, nei processi Tanzi, Wanna Marchi, Cuffaro, Cogne, Berlusconi etc.) si potranno conoscere dopo una decina d’anni da quando sono state raccolte: alla fine dell’appello. Non è meraviglioso?



L’ultima parte della legge è una minaccia ai magistrati che indagano e intercettano ”troppo”, come se l’obbligatorietà dell’azione penale fosse compatibile con criteri quantitativi o di convenienza economica: le spese delle Procure per intercettazioni (che peraltro vengono poi pagate dagli imputati condannati, ma questo nessuno lo ricorda mai) saranno vagliate dalla Corte dei Conti per eventuali responsabilità contabili. Così, per non rischiare di risponderne di tasca propria, nessun pm si spingerà troppo in là, soprattutto per gli indagati eccellenti. A parte «Il Giornale», nessun quotidiano ha finora compreso la gravità del provvedimento. L’Ordine dei giornalisti continua a concentrarsi su un falso problema: quello del “carcere per i giornalisti”, che è un’ipotesi puramente teorica, in un paese in cui bisogna totalizzare più di 3 anni di reclusione per rischiare di finire dentro. Qui la questione non è il carcere: sono le multe. Molto meglio una o più condanne (perlopiù virtuali) a qualche mese di galera, che una multa che nessun giornalista sarà mai disposto a pagare.



Se esistessero editori seri, sarebbero in prima fila contro la legge Mastella. A costo di lanciare un referendum abrogativo. Invece se ne infischiano: meno notizie “scomode” portano i cronisti, meno grane e cause giudiziarie avrà l’azienda. Mastella, comprensibilmente, esulta: «Un grande ed esaltante momento della nostra attività parlamentare». Pecorella pure: «Una buona riforma, varata col contributo fondamentale dell’opposizione». Vivi applausi da tutto l’emiciclo, che è riuscito finalmente là dove persino Berlusconi aveva fallito: imbavagliare i cronisti. Ma a stupire non è la cosiddetta Casa delle Libertà, che facendo onore alla sua ragione sociale ha tentato fino all’ultimo di aumentare le pene detentive e le multe (fino al 500 mila euro!) per i giornalisti. È l’Unione, che nell’elefantiaco programma elettorale aveva promesso di allargare la libertà di stampa. Invece l’ha allegramente limitata con la gentile collaborazione del centrodestra. Ma chi sostiene che nell’ultimo anno non è cambiato nulla, ha torto marcio. Quando le leggi-vergogna le faceva Berlusconi, l’opposizione strillava e votava contro. Ora che le fa l’Unione, l’opposizione non strilla, anzi le vota. In vista del passaggio al Senato, cari lettori, facciamoci sentire almeno noi, giornalisti e cittadini."

maurom ha detto...

Grazie, anonimo, per il dettagliato e preciso contributo.

Come te, mi auguro che la seconda lettura sia fatta senza il paraocchi.
In questo periodo-bisogna ammetterlo- ne sono successe di tutti i colori e qualcuno si è distratto.
Conosco il problema e mi riprometto di trattarlo in modo approfondito quando sarà al Senato, ammesso che ci arrivi.

Anonimo ha detto...

Siamo sempre più liberi ... di cercare la libertà e di non trovarla, perché i nostri politici che raspano sempre nel torbido studiano e mettono in atto leggi sempre più liberticide.
...Libertà vo cercando ch'è si cara ...
Ad un certo punto converrà ai giornalisti ricorrere ad uno strattagemma. Inviare notizie ad un giornale fantasma, edito all'estero, in maniera anonima, poi, in qualche modo farle ritornare qui ... Fonti straniere. La verità dovrà assumere le vesti della clandestinità.

Anonimo ha detto...

maurom sei proprio bollito:quello dell'anonimo,che tu elogi,è un articolo di marco travaglio...
non te n'eri accorto? c'è un anonimo che di tanto in tanto ti posta gli articoli di travaglio..
adesso che lo sai,immagino che ritratterai tutto subito...travaglio è un nemico giurato della tua fazione...
quest'articolo è la dimostrazione che travaglio è un giornalista indipendente che scrive per il cittadino,non uno scriba a comando come i facci o i belpietro che tu veneri.

maurom ha detto...

Non ho bisogno di sapere chi ha scritto un articolo per condividerne o meno il testo.
Risottoscrivo parola per parola.

Non so se a sinistra sanno fare altrettanto.
Grazie, bliss, della segnalazione.

Anonimo ha detto...

Travaglio di sinistra?come come? come dire Berlusconi liberista,le solite cazzate per far piacere agli allocchi...
sei il solito mediocre Maurom