Nessuno, tranne i congiunti, conosceva Nonna Eleonora. Ora che è morta possiamo piangere l'ennesima vittima della malagiustizia, il rinnovato prototipo dell'italiano per bene che si vede svillaneggiato ed offeso nelle aule del tempo perso ed inutile. Nonna Eleonora aveva un appartamento, a Roma, e nel 1982 ottenne la prima sentenza di sfratto per liberarsi dell'inquilino che non pagava né canone né condominio. Ma, dopo 23 anni, è morta senza avere indietro quel che era suo. Già, perché in Italia non è mica sufficiente avere ragione e vincere una causa, è necessario curarsi anche dell'esecuzione, continuare a finanziare con i propri soldi lo Stato incapace di far rispettare se stesso, cercare un non gratis ufficiale giudiziario. E non basta nemmeno essere tenaci, perché poi arrivano le “proroghe degli sfratti”, che, in un colpo solo, rendono inutili i diritti dei cittadini, il diritto alla proprietà, ed anche il lavoro lentissimo ed esasperante delle toghe. Pace all'anima sua. Anzi, alle anime loro: quella di Nonna Eleonora e quella di una giustizia defunta. Nel secondo caso ammettendo per ipotesi che un'anima l'avesse.
A Foggia due pensionati hanno fatto causa all'Inps, chiedendo la rivalutazione della loro pensione. La prima udienza è stata fissata per il 2020. Poi si discuterà, si rinvierà, ci si appellerà. Diciamo che si potrebbe giungere a sentenza definita intorno al 2030. Ora, è vero che si va in pensione troppo giovani, che si dovrebbe lavorare più a lungo e non pesare troppo sulle spalle dei più giovani, ma qui s'eccede in ottimismo. Quei due saranno morti, sebbene camperanno assai più a lungo della giustizia italiana, già in stato avanzato di putrefazione.
Il presidente della corte d'appello di Milano, Giuseppe Grechi, andava sventolando un cartellino a suo dire scandaloso: la corte d'appello di Firenze aveva fissato la prima udienza di una causa civile al 15 febbraio del 2012. M'è sorto il dubbio che l'abbia colpito l'estrema vicinanza di quella data.Nel mentre questa è la realtà, c'è gente che ne vive fuori, navigando in un mondo delle favole. Siedono al governo e discettano d'inasprimenti delle pene, pugni duri e giri di vite, presentano pacchetti sicurezza da discutersi urgentemente. Ma da quali tribunali sarà mai amministrata la giustizia della quale straparlano? Ed ancor più originali sono dei loro colleghi che, invece, s'ammazzano di ridicolo e d'arroganza per cercare di fermare delle inchieste. Ma quando mai vanno avanti? L'unica cosa che si muove è lo scambio d'informazioni con i giornalisti, lo sputtanamento a mezzo stampa, il processo mediatico. Tutta roba dalla quale ci si difende bene finché si è in sella, mentre dopo scompare nel buco nero della malagiustizia. Del buco nero in sé non ci si occupa. Da lì, come si sa, non sfugge neanche la luce, l'attrazione gravitazionale è troppo forte. Secondo alcuni astrofisici, però, anche quelli non sono ermetici e qualche radiazione l'emanano. Confermo, e fa una puzza terribile.
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1 commento:
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Il buco nero
ma GIACALONE HA TORTO!!!
Le sentenze della magistratura sono veloci. Rasentano la velocità della luce.
Peccato che ci sia di mezzo una difficoltà.
IL PARADOSSO DI ZENONE
secondo il quale il veloce Achille (in questo caso la magistratura) non riuscirà mai a raggiungere la lenta TARTARUGA. Perché la tartaruga si trovera sempre avanti di un pezzetino, anche se piccolissimo.
Contro la logica non c'è niente da fare. Sterminiamo le tartarughe!!!
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