giovedì 1 novembre 2007

Chiudere la Corte dei Conti. Davide Giacalone

La Corte dei Conti va chiusa. E' inutile, costosa e distorcente. Lo sostengo ed argomento da tempo, anche qui, ed ora leggo la bella inchiesta di Paolo Baroni, su La Stampa, che conferma la prognosi: chiudere. Lì ci si sofferma sulla diagnosi: a. sono i magistrati più pagati; b. spesso hanno doppi incarichi; c. la spesa per il mantenimento della corte cresce senza sosta, alla faccia del fatto che poi dicono che andrebbe limitata la spesa pubblica; d. dicono che cresce (più 20%), la spesa, per recuperare lo svantaggio accumulato, ma si da il caso che sono quelli ad avere preso gli aumenti più consistenti; e. ciliegina sulla torta: oltre alle ferie da bambini dell'asilo, adesso chiudono anche il sabato, per non affaticarsi.
Ma se anche fossero lavoratori indefessi e parsimoniosi, se anche impiegassero mesi e non decenni per fare un processo, rimarrebbe l'intollerrabilità del loro essere un animale misto: da una parte compartecipano delle decisioni relative alla spesa pubblica, prendendo attivamente parte alla vita del governo, ricevendone incarichi, dall'altra sermoneggiano su quei costumi e addirittura li giudicano in sede giurisdizionale. Noi stessi citiamo i dati e le considerazioni delle loro relazioni annuali, perché ci sono cose interessanti e giuste, ma è inutile la sede in cui vengono pronunciate. Insomma: o la Corte è un organo di controllo e consulenza o un organo che giudica. Tutte e due le cose non si può fare.
Scrivere queste cose sembra inutile, perché gli unici che ti rispondo, e ti rimproverano, sono i diretti interessati, la corporazione. Fanno gli offesi, ti annunciano lezioni che poi non arrivano, neanche si rendono conto che l'intero procedimento di cui sono protagonisti è incostituzionale, relegando l'imputato al silenzio ed all'anonimato, costringendolo ad esprimersi solo attraverso l'altra corporazione, quella degli avvocati amministrativisti. Non c'è diritto di parola, acciocché possano giudicare senza conoscere. Allora tremino, gli autisti che rompono una vetrina guidando l'autobus, sappiano che il danno erariale sarà severamente chiesto loro, nel mentre al ministero dei trasporti, chi lo giudica, sarà chiamato in una commissione di collaudo, spesso ignorando tutto salvo l'entità del compenso. Forti con i deboli e complici dei forti.

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