Il petrolio non finirà, non c’è in vista alcun picco di produzione e i recenti aumenti di prezzo dipendono da fattori economici e geopolitici, non da una scarsità di greggio. Lo dimostra l’ultimo Occasional Paper dell’Istituto Bruno Leoni, intitolato “Petrolio: uno sguardo al picco” (PDF) e firmato da uno dei massimi esperti mondiali del tema, Michael C. Lynch, presidente della società di consulenza Strategic Energy and Economic Research, ricercatore presso il Center for International Studies del MIT, e già presidente dell’Associazione americana degli economisti dell’energia.
Commenta Carlo Stagnaro, direttore Energia e ambiente dell’IBL: “in questo studio, Lynch viviseziona le tesi dei maggiori teorici del picco petrolifero, secondo cui la produzione di greggio sarebbe prossima al livello oltre il quale sarebbe inesorabilmente destinata a declinare. In realtà, tali teoremi poggiano sull’applicazione ingiustificata di modelli semplicistici a fenomenti tanto complessi come la scoperta e la produzione di petrolio. In particolare, essi lasciano fuori la variabile fondamentale, quella economica: sono il rapporto tra domanda e offerta, e il meccanismo dei prezzi che la riflette, a guidare gli investimenti in esplorazione e produzione, e quindi a determinare le quantità effettivamente estratte dal sottosuolo. Vi sono, naturalmente, problemi di accesso alle risorse, ma questi dipendono da questioni di natura politica e possono essere risolti solo promuovendo la massima integrazione economica tra i mercati dei paesi consumatori e produttori. La risposta alla ‘quota 100’, se mai il barile la raggiungerà, non è il socialismo energetico, ma la libertà economica”.
L’Occasional Paper “Petrolio: uno sguardo al picco” può essere scaricato cliccando qui (PDF). (IBL)
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