Più che di “contrordine” bisognerebbe parlare di “controdisordine”.
Il Cav. giocoso mette a tutti le calze a rete. Rete, parola moderna e forse capezzoniana, è la nuova formula confederale per tenere insieme i diversi e uniti nella dialettica crociana dei distinti. Il disordine è il brodo di coltura del vero liberalismo, probabilmente; sicuramente lo è del berlusconismo, e ab origine. Dunque il “contrordine” di ieri, che allagherà tediosamente e omologherà tutti i giornali nel giudizio, è in realtà un “controdisordine”. Lo scioglimento di Forza Italia è come quello dei ghiacciai di montagna, che sono caratterizzati come universalmente noto dal fenomeno dell’oscillazione. A Berlusconi la situazione esistenziale, l’unica cosa che conti per lui e in fondo anche per noi, ha sempre richiesto energia e intuito e flessibilità, più che severi e duraturi protocolli strategici. Agile nel salire sul predellino, è agilissimo nello scendere. Ma le cose importanti restano nell’aria. E tra le cose importanti c’è questo nuovo e bel clima di licenziosità che si afferma nella ex Gabbia delle libertà, ciascuno ormai padrone in casa propria, con il patron dei patron che per non essere espropriato dagli aitanti rivali abolisce la guerra di successione con tutto il regno, e apre un negoziato con l’avversario, inaugurando un nuovo schema che è insidioso per entrambi ma anche, potenzialmente, fecondo per ambedue.
Il Cav. ha sempre chiesto di essere rispettato, e vorrei vedere, ma non ha mai prescritto di essere preso sul serioso, di essere decodificato come si farebbe con uno statistone di quelli incollati alla caricatura del perfetto uomo pubblico. Che cosa resta, dunque, del predellino? Resta che non aveva voglia di essere processato, semmai di fare le bucce agli altri con il conforto di un buon sostegno popolare diretto. Resta che, come ha notato con finezza il suo esegeta Baget Bozzo, ove mai non dovesse tornare a Palazzo Chigi su un’onda elettorale positiva, con la scelta proporzionalista si garantirebbe lo spazio per continuare a contare in proprio e a esercitare un’influenza regale sulla politica repubblicana. Resta che bombardando il quartier generale, ma come sempre senza vittime, questo Mao nonviolento si è assicurato che tutti abbiano ben capito che non molla. Resta soprattutto che è stata avviata con glamour una via del parlarsi di tutti con tutti al termine della quale, nell’esperienza storica dell’intera vita repubblicana, in genere c’è una bella crisi di governo.
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1 commento:
Enzo Biagi, la cui salma è stata scagliata addosso a Silvio Berlusconi …
… la sua chiara sensazione d’esser stato usato e strumentalizzato come zimbello elettorale, sono stampati nero su bianco nell’ultimo libro di Biagi titolato -Quello che non si doveva dire
… E poi, se il mio nome, la mia faccia e i miei appelli funzionano per le campagne elettorali, non capisco come mai non vadano bene per un programma televisivo». In sintesi: Biagi dice chiaramente che voleva rifare Il Fatto ma che neppure il centrosinistra gliel’ha restituito: in compenso, come scrive, è stato usato per una campagna elettorale.
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