Non sono un tifoso di Clementina Forleo, non mi batterei per la sua santità e rimango convinto che non è adatto a fare il magistrato chi non sfugge alla calamita delle telecamere. Non mi piace la giustizia usata per far politica, mi ripugna lo sputtanamento mediatico degli indagati (oramai estesosi anche ai passanti per caso), considero miserrimi quanti confondono gli atti giudiziari con i verdetti e sicario senza onore il giornalismo velinaro. La sinistra pratica questi vizzi, fascistoidi, da molti anni. Poi, quand’è sotto accusa, riscopre le virtù del garantismo. Non facciamo prendere per i fondelli e diciamola tutta.
La Forleo non doveva scrivere che Fassino e D’Alema erano ben consapevoli di favorire Consorte nella scalata bancaria? è prova del suo squilibrio la lite con poliziotti che avrebbero maltrattato un extracomunitario? Può darsi che quei due preferiscano passare per scemi manipolati, segno di come si seleziona la classe di governo, ma i conti non tornano. Quando il pm Di Pietro ed il gip Ghitti si scambiavano pizzini per suggerirsi chi, come e quando accusare, in violazione di quasi tutte le nostre leggi, ci fu azione disciplinare? No, anzi, elessero Ghitti al csm, così poteva giudicare gli altri magistrati. Quando dalla procura di Milano spedirono la Guardia di Finanza per sequestrare, alla Camera, i bilanci dei partiti, pubblicati su tutti i giornali, ci fu reazione proporzionata? No, anzi l’allora presidente, Napolitano, destinatario di lettere scritte da suicidi inascoltati, chiuse presto l’“incidente”. Quante cose ci tocca dimenticare, del nostro Presidente, talché neanche il compleanno potremo festeggiargli. E poi, fateci caso: se un magistrato femmina s’occupa di malaffari riconducibili alla piovra berlusconiana, trattasi di donna coraggiosa, riservata e dal ciglio asciutto, se capita rivolga lo sguardo a sinistra, eccole là, esibizioniste, isteriche e piagnone. Sarà una vendetta contro le corbellerie dette su donne e shopping.
E’ ingiusto, oggi, anche solo per indagare, immaginare che certuni siano stati consapevoli. Ma era giusto, ieri, condurre processi a sentenza sulla base del bestiale “non poteva non sapere”. Tutto questo è rivoltante, da condannarsi con ogni forza. E’ la barbarie arrogante di un Paese che ha ammazzato la giustizia.
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