Ecco un frutto della pessima politica: la class action, la possibilità d’intentare cause civili collettive, è cosa seria e buona, quella passata al Senato, con un emendamento alla legge finanziaria, è una schifezza. Lasciamo perdere la sede inappropriata, la discussione sincopata, l’insalsicciamento cui il Quirinale s’oppone solo a chiacchiere, e lasciamo perdere anche le lacrime di Antonione, dovute all’errore in uno scontro fra soldatini non ragionanti. Quella roba è una schifezza nel merito, per quel che c’è scritto.
Il primo obbrobrio è che le cause possano essere intentate solo dalle associazioni dei consumatori riconosciute dal ministero, il che equivale a dire che i cittadini sono espropriati di un diritto. Nell’Italia delle corporazioni e delle camarille ci mancavano solo i monopolisti dell’azione giudiziaria. Che, proprio in quanto tali, saranno presto letti, sia quando agiscono che quando si rifiutano, come dei ricattatori. Non ci bastavano i sindacati non rappresentativi dei lavoratori, adesso abbiamo anche le associazioni non rappresentative dei consumatori. Al contrario, invece, le azioni collettive devono potere essere attivate da qualsiasi gruppo di cittadini, anche se non munito di burocrazia politicizzata.
Aperta la causa si finisce nel pantano della giustizia civile. Più che un buon avvocato occorre il gerovital, se si vuol vedere la fine. I tempi sono talmente barbari che, oramai, fa causa chi ha torto, in modo da non pagare per anni. Per deflazionare la superfetazione sarebbe necessario contestare le liti temerarie, le cause campate per aria. Cosa ancora più necessaria con le azioni collettive, dove questo o quel soggetto potrebbe essere a caccia di pubblicità. Ma di ciò non si parla, facendo cadere ogni novità nella brodaglia ribollita di un processo stracotto.
Come Carosone rideva del bullo che vo’ fa’ l’america’, qui si vorrebbero azioni collettive senza avvocati pagati a percentuale e solo in caso di successo, il che riporta alla corporativizzazione dei soggetti abilitati. Negli Usa le cose funzionano perché l’interesse del cittadino si lega a quello del suo difensore, qui, invece, si coalizzano due corporazioni e vanno a trattare con l’industria. Succederà il peggio, se non si provvederà a cancellare quest’orrenda presa per le chiappe.
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1 commento:
Un giorno dell'ormai lontano 1995 ritornando dalla Tailandia fui beccato al Marco Polo di Venezia con alcuni Rolex fasulli che gli amici mi avevano commissionato.
Al controllo di polizia sembrava avessero trovato una partita di cocaina. Invece di sequestrarmeli e darmi un multone per farmi desistere da ulteriori acquisti incauti, me li hanno sequestrati e mi hanno piantato una causa che e' durata 10 anni. Per un acquisto in un negozio della Tailandia equivalente a 250 Euro ho pagato (anche giustamente...forse) tra avvocati e pena un equivalente di almeno 15000 Euro. Questo mi ha fatto capire certamente 2 cose. I Viccumpra' di etnia non italica i Rolex falsi hanno continuato a venderli per tutti questi 10 anni sul suolo italiano, la lunghezza dei processi e' desiderata dallo STATO Italiano perche' ingrassa a dismisura gli avvocati e lo STATO medesimo anche se crea un po' di INGIUSTIZIA. Al Vuccumpra' sequestrano solo la merce (eventualmente) ma non gli fanno il processo perche' tanto non avrebbe i soldini per finanziare questa COSCA.
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