venerdì 24 agosto 2012

Mario per sempre. Filippo Facci

Sempre più Europa e sempre meno Paese, gli editti di Moody's e di Fitch al posto del pastone politico, lo spread e le borse che ci dicono se stiamo bene o male (e chissenefrega di come stiamo davvero) e sempre nuove emergenze che si fanno eterne e che sconsigliano tutte quelle scartoffie chiamate elezioni e rappresentanza dal basso. L'Euro, poi, che non si può neanche più discutere (altrimenti scatta la speculazione) mentre i partiti sono al minimo storico e pensano seriamente di tenersi Monti in accordo con le banche e soprattutto coi «mercati», che nel primo articolo della Costituzione hanno sostituito il lavoro. Qualche illuso beota, intanto, aggiunge che l'unione monetaria dovrebbe farsi «anche politica» e tutti a rispondere certo, come no. Gli stessi tutti, subito dopo, tornano a scagliarsi contro la Grecia che sono le canaglie e i terroni d'Europa: mentre in quell'Ungheria che pure fa parte dell'Unione Europea - lo notava Michele Serra su Repubblica - il governo sta facendo a pezzi la democrazia nel silenzio generale. Perché Bruxelles, vedete, non ingerisce in queste cose: anche se in Italia l'ha fatto, ha mandato a casa un governo come sappiamo tutti. E per che cosa? Per vedere la luce in fondo a un tunnel che pare il traforo del San Gottardo. Per sentirci dire, per la prima volta nella storia dell'Occidente, che il futuro sarà comunque peggiore del presente. (Libero)

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